Ricercatori e cacciatori di tesori nel XIX secolo
Con le truppe napoleoniche nel 1789 giunse in Egitto anche un nutrito gruppo di studiosi. Essi avevano il compito di fornire un quadro esaudente del paese, obiettivo che riuscirono a raggiungere, nonostante il breve tempo a loro disposizione (soltanto due anni) e le condizioni spesso avverse in cui si trovarono a operare. I risultati delle loro ricerche furono pubblicati a Parigi tra il 1809 e il 1822 in nove volumi di testo e undici volumi di tavole in grande formato sotto il titolo Description de l'Égypte. Dominique Vivant Denon (1747-1825), il futuro direttore generale del Museum, che aveva guidato la spedizione, ne fornì un resoconto dettagliato nel suo libro Le Voyage dans la Basse e la Haute-Egypte pendant les campagnes du général Bonaparte. Questo libro, corredato di incisioni autografe, insieme alla Description, fece esplodere una vera e propria corsa all'Egitto. A partire da questo momento moltissimi europei si diedero da fare per scoprire opere d'arte sempre nuove, che disegnavano e descrivevano. Alcune costruzioni sono oggi note solo grazie a queste descrizioni, dato che in seguito vennero abbattute e i loro blocchi finirono nei forni di calce. Accanto a queste iniziative meritorie sono da annoverare anche le grandi campagne di saccheggio, che arrecarono danni incommensurabili al patrimonio artistico del paese. L'aumento di informazioni sull'Egitto fornite dai ricercatori portò infatti a una richiesta sempre maggiore di antichità egizie in Europa. Nel vecchio continente nacque il desiderio di costituire grandi collezioni, inducendo molti stranieri e abitanti del paese a specializzarsi nel commercio di reperti antichi. L'attività conobbe un vero e proprio boom, per molti diplomatici stranieri diventò una fonte di guadagno assai lucrosa. Tra i nomi più famosi al riguardo si possono citare Giovanni Anastasi (1780-1857), Bernardino Drovetti (1776-1852) e Henry Salt (1780-1827). Costoro raccolsero migliaia di oggetti, condussero campagne di scavo e acquistarono tutto ciò che reputavano degno d'interesse, alienando poi le loro collezioni ai musei europei. Esse costituirono il nucleo di base delle grandi raccolte di Londra, Parigi, Torino, Berlino e Leida. Per le imprese più difficili e gli scavi più intensivi, questi diplomatici incaricarono ingegnosi avventurieri quali Jean Jacques Rifaud (1786-1852) o Giovanni Battista Belzoni (1778-1823). Quest'ultimo riuscì addirittura a rimuovere la parte superiore di una statua colossale di Ramesse II (Memnone minore) dal suo tempio funerario a Tebe Ovest facendola trasportare fino a Londra. Nacque una vera e propria competizione per vedere chi era più veloce a raccogliere e trasferire in Europa il maggior numero di oggetti e i più voluminosi.