Alla ricerca della saggezza: l'Egitto nel Medioevo

Sebbene il rifiuto della megalomania faraonica, cui si collegavano le tradizioni pagane nella Bibbia e nel Corano, fosse saldamente radicato, ci furono una serie di osservatori e studiosi più interessati che cercarono di svelare i segreti degli antichi egizi.

L'interesse si concentrava in particolare sulla Grande Sfinge di Giza e sulle piramidi. Le ipotesi esplicative si fondavano per un verso sulle informazioni contenute nella Bibbia e nel Corano e per l'altro sull'osservazione di circostanze reali, senza che posizioni antitetiche dovessero necessariamente escludersi a vicenda. Un esempio chiarificatore è il tentativo di svelare la funzione delle grandi piramidi. Li vescovo Cosma di Gerusalemme (vissuto intorno alla metà dell'VIII secolo d.C.) aveva già riferito che le piramidi erano i granai delle storie di Giuseppe, mentre i pagani pensavano, al contrario, che fossero tombe. Dioniso di Tell Mahré (IX secolo), patriarca di Antiochia, rifiutò categoricamente !'ipotesi dei granai e affermò che si trattava delle sepolture degli antichi sovrani, sostenendo anche di essersi spinto di persona per ben venticinque metri all'interno di una piramide!

Pare che all'inizio del XIII secolo un inviato dell'imperatore Federico II avesse soggiornato al Cairo e avesse visitato le piramidi con il grande studioso arabo al-Idrisi (1173-1251). Quest'ultimo riferì di tale visita nel suo Libro delle luci del corpo celeste superiore: sulla rivelazione dei segreti delle piramidi, affermando che rinviato dell'imperatore aveva scoperto, copiato e tradotto in arabo alcune iscrizioni latine. Al-Idrisi e tutta una serie di eruditi arabi cercarono tenacemente di integrare i monumenti dell' epoca faraonica nella loro concezione del mondo islamica. A tale scopo prendevano in considerazione sia le circostanze archeologiche, sia il contesto storico a essi noto. Le piramidi erano viste da un lato come luoghi di grande attrazione che incutevano soggezione, dall'altro come simboli di un potere mondano e arrogante, che sarebbero stati distrutti al termine della creazione. Uno degli interrogativi fondamentali degli studiosi islamici era se le piramidi fossero sorte prima o dopo il diluvio (se lo chiedeva per esempio al-Makrizi, 1364-1442). Nonostante tutte le remore teologiche, i ricercatori islamici e cristiani continuarono a essere attratti dallo studio dei segreti e dagli inestimabili tesori dei faraoni, “protetti dagli spiriti”.

Si può prendere come esempio l'impresa del califfo al-Mamun, che nell'anno 820 d.C. Cercò di abbattere la piramide di Cheope. Nonostante tutto, però, non erano solo cercatori di tesori, alchimisti e filosofi ad andare alla ricerca di questi segreti, ma anche viaggiatori che si adoperavano per trovare spiegazioni più razionali, come Wilhelm i von Bodensele, che visitò l'Egitto intorno al 1335, il monaco domenicano Felix Fabri di Ulm, che vi soggiornò nel 1480 e poi di nuovo nel 1483-1484, oppure il barone d'Anglure, della Champagne, che si recò in Egitto intorno al 1395.