La rivoluzione religiosa di Akhenaton: Testo tratto dal libro di Alan Gardiner: la civiltà egizia (pagine 206-210).
[...] Non vi è dubbio che Akenaton si considerasse l'apostolo di una nuova fede, e nelle tombe, varie epigrafi testimoniano dello zelo con cui era ascoltata la sua dottrina. Eccone un tipico esempio: "Quanto è fortunato colui che ascolta la Dottrina della Vita, e si sazia della tua contemplazione, e i suoi occhi guardano ogni giorno l'Aton…"
Così pure il re stesso dice al suo gran sacerdote Meryre e al ciambellano Tutu: "Tu sei il mio grande servitore che ascolta la mia Dottrina. Tutte le tue azioni riempiono di gioia il mio cuore, e io ti ho posto in questo ufficio perché tu possa consumare le vivande del faraone, tuo signore, nella Casa dell'Aton…." Questi brevi esempi bastano a dimostrare quanto poco l'ordine nuovo avesse mutatao i rapporti fra il sovrano e i sudditi; in effetti, la differenza principale stava in un'accresciuta espressione verbale del tradizionale ossequio. Nessuna tomba egizia è più affollata d'iscrizioni di quelle di El-Amarna, che inevitabilmente innalzavano lodi All'Aton o al re e vantano i benefici concessi al titolare della tomba; il linguaggio usato non manca di bellezza, ma è innegabile la convenzionalità delle espressioni. Il grande inno della tomba di Ay è giustamente celebre e, forse a ragione, attribuito ad Akhenaton medesimo, benché non differisca molto da altri testi analoghi trovati nella necropoli.
La traduzione che ne diamo è pressoché letterale:
Inno all'Aton
Tu sorgi bellissimo all'orizzonte del cielo, Aton viente, da quando desti inizio alla vita brillando a oriente sull'orizzonte e riempiendo ogni terra della tua bellezza.
Sei bello e grande, mentre splendi in alto su ogni paese, e i tuoi raggi abbracciano le terre fino ai limiti da te segnati, perché tu sei il sole e raggiungi i loro confini e le assoggetti al tuo figlio diletto.
Sei tanto lontano, eppure i tuoi raggi inondano la terra.
Tu splendi sul volto degli uomini, eppure i tuoi moti non sono visibili. Quando tramonti all'orizzonte occidentale, la terra giace nelle tenebre come in preda alla morte. Gli uomini passano la notte nel loro letto, con la testa coperta, e non c'è occhio che veda i suoi simili. I loro beni vengono rubati anche se nascosti sotto il guanciale, ed essi non se ne accorgono. Il leone esce dalla sua tana, i serpenti mordono. L'oscurità è il [solo] lume, mentre la terra è immersa nel silenzio e il suo creatore riposa dietro all'orizzonte.
La terra s'illumina quando tu sorgi all'orizzonte, splendendo come Aton durante il giorno. Tu scacci le tenebre ed elargisci i tuoi raggi. I Due Paesi si destano festosi, si alzano in piedi, tu li hai fatti sorgere. Le membra sono lavate, vestite, e le mani si levano in alto per ringraziarti della tua gloriosa comparsa. Il paese intero compie il suo lavoro. Il bestiame pascola quieto nei campi. Alberi e prati rinverdiscono. Gli uccelli, che si alzano in volo dai nidi, con le loro ali lodano il tuo spirito. Gli animali inebriati saltano di gioia. Tutto ciò che vola o è in sosta sulla terra rivive quando tu sorgi per loro. Le navi viaggiano verso il Nord e altrettante vanno verso il Sud. Ogni strada si apre al tuo apparire. Nel fiume i pesci guizzano davanti al tuo viso. I tuoi raggi splendono sul Grande Verde (mare). Tu fai crescere il seme maschile nel grembo delle donne, tu crei i liquidi umori del genere umano, portando alla vita il figlio nel ventre della madre e asciugando le sue lacrime, nutrendolo già nel corpo materno; tu doni l'aria che fa vivere tutto ciò che hai creato, e nel giorno della nascita l'uomo esce dal corpo per respirare; tu gli apri la bocca e crei il suo sostentamento. Il pulcino pigola nell'uovo; tu gli dai l'aria dentro al guscio, perché possa vivere; tu l'hai creato in modo che possa rompere il guscio dell'uovo, ed esce fuori del guscio per testimoniare la sua completezza e cammina su due zampe.
Come varie e molteplici sono le tue opere. Esse sono misteriose all'intelligenza dell'uomo. Tu, unico dio, al quale nessun altro è simile. Tu hai creato la terra secondo il tuo cuore e da solo, proprio tutti gli uomini e mandrie e greggi: tutto ciò che si trova sulla terra, gli esseri che camminano coi piedi, quelli che si librano sulle ali, i paesi di Khor (Siria e Palestina) e di Cush e la terra d'Egitto. Tu collochi ciascuno al suo posto e crei per ciascuno il cibo adatto al suo sostentamento e stabilisci i limiti della sua vita; tu dai agli uomini lingue diverse e caratteri diversi. e il colore della pelle cambia, perché hai distinto paese da paese.
Nel mondo sotterraneo tu formi la piena del Nilo e la guidi dove vuoi per dar vita ai comuni mortali, che tu hai creato per te, loro signore, che con essi lavori; tu, il signore di ogni paese, che brilli per loro, l'Aton, che splende nelle ore del giorno in tutta la sua maestà. A tutti i paesi lontani, tu hai dato vita. Hai posto un fiume Nilo nel cielo (vale a dire la pioggia), ed esso scende per loro e fa onde sui monti come il Grande Verde per irrigare campi e villaggi. Come efficaci sono i tuoi piani, o Signore dell'eternità. La piena del Nilo celeste è il tuo dono ai paesi stranieri e agli animali di ogni contrada, che camminano coi piedi. Ma per la terra d'Egitto la piena del Nilo esce dal mondo sotterraneo. I tuoi raggi nutrono le praterie. Quando tu brilli, l'erba vive e cresce per te.
Tu fai le stagioni perché tutte le cose che hai creato possano prosperare, l'inverno per rinfrescarle, il calore estivo perché abbiano il tuo sapore. Tu hai fatto il cielo lontano per risplendervi e vedere tutto ciò che hai creato, perché tu sei solo e risplendi nelle tue varie forme come l'Aton vivo, comparendo glorioso, cinto di raggi, lontano e vicino al tempo stesso. Da te solo tu trai milioni di aspetti, città e villaggi, campi, strade e fiume. Ogni occhio ti vede di fronte a sé, perché tu sei il disco del giorno...
Nessun altro ti conosce se non tuo figlio Neferkhepruré-warenré, perché tu gli hai dato la capacità d'intendere i tuoi disegni e la tua forza. La terra viene alla vita sotto la tua mano allo stesso modo degli uomini. Tu hai brillato ed essi sono venuti alla vita. Tu tramonti ed essi muoiono. Tu stesso sei la vita e gli uomini vivono per mezzo tuo. Gli occhi sono di fronte alla bellezza, finché tu non tramonti. Ogni lavoro è sospeso, quando tu tramonti a destra (ovest - gli egizi prendevano come punto di riferimento il sud). Sorgendo tu fai prospero... per il re; tutte le gambe sono in moto dal momento che tu hai toccato la terra. Tu fai sorgere gli uomini per tuo figlio, uscito dal tuo corpo, il Re dell'Alto e del Basso Egitto, colui che vive della verità, il Signore dei Due Paesi Neferkheprurè-waenré il figlio di Ra, che vive della verità, il Signore dai gloriosi aspetti Akhenaton, grande durante la sua vita; e con lui possa vivere a lungo e prosperare la grande moglie del re, che egli ama, la signora dei Due Paesi, Nefernefruaten - Nefertiti.
Questo inno così pieno di colore, la cui sorprendente somiglianza col Salmo CIV è stata spesso notata, racchiude quasi per intero la dottrina di Akhenaton, nel suo lato positivo, ma vi è ben poco di nuovo e che non sia già stato detto in altri inni al dio sole di data più antica. Il tema è il benefico potere del sole considerato come energia fisica, e il re riformatore fece tutto il possibile per liberarlo da ogni implicazione antropomorfica. La sua divinità era il grande globo luminoso che esercita la sua benefica influenza, datrice di vita, attraverso i raggi, di cui tutti sentono lo splendore e il calore. Una simile concezione poteva essere rappresentata visivamente senza raffigurare l'Aton sotto forma umana. Nell'espressione verbale tuttavia la nuova fede rivelava i suoi difetti, perché il linguaggio, per sua stessa natura, descrive gli avvenimenti usando termini che si riferiscono al comportamento umano.
La contraddizione è evidente quando gli inni si rivolgono all'Aten alla seconda persona, quando, in un poema più breve, il dio è chiamato "padre e madre di ogni cosa creata", e Akhenaton stesso è trattato come il figlio prediletto uscito dai raggi dell'Aton. Il culto di Aton non era soltanto una teoria fisica, ma un genuino monoteismo e la vera grandezza del riformatore sta nel coraggio morale con cui lottò per spazzar via il vasto cumulo di superstizioni mitologiche ereditato dal passato, grandezza negativa, d'accordo, ma che gli è stata ingiustamente contestata. Tuttavia è innegabile che la condotta di Akhenaton pareva fatta apposta per eccitare le ire degli avversari. Di pari passo con il potere cresceva il suo ardore nel perseguitare una tradizione resa venerabile dal tempo. A un dato momento abolì il nome di Ra-Harakhti dal primo cartiglio, o prenome dell'Aton, sostituendovi l'espressione " Sovrano dell'Orizzonte "; mentre nel secondo cartiglio la parola Shu, pur non significando altro che " luce solare ", veniva eliminata per la sua omofonia col nome del dio del Vuoto. Ma lo zelo iconoclasta di Akhenaton non si fermò qui. La vera fede non poteva diffondersi senza sopprimere le innumerevoli divinità maschili e femminili fino allora adorate. Di conseguenza, egli inviò in tutto il paese operai incaricati di scalpellarne o raschiarne i nomi incisi o scritti, dovunque li trovassero. Inutile dire che la prima vittima di questo furore iconoclasta fu l'odiato Amon-Ra; ma anche la semplice parola " madre ", essendo omonima di quella che indicava la dea tebana Mut, perse il geroglifico dell'avvoltoio e fu scritta coi segni alfabetici m+t. La stessa parola "dèi" era tabù. Di Amenhotpe, nome originario di Akhenaton e del padre suo, abbiamo già parlato.
A proposito dei rilievi trovati a El-Amarna, c'è un'incongruenza che avrà certo fatto inorridire i tradizionalisti: Akhenaten occupa sempre il centro della scena e i suoi cartigli sono posti fianco a fianco con quelli dell'Aton rivelando com'egli non disdegnasse affatto di avocare a sé una parte della divinità del suo divino padre; anzi, si ha talvolta l'impressione che questa parte si approssimasse all'identificazione completa. Una prova ne è l'epiteto " colui che è nella festa Sed" che venne regolarmente a far parte dei titoli del dio. Dato che la festa Sed, o Giubileo, era essenzialmente una celebrazione della regalità, si potrebbe dedurne che 1'Aton e il suo divinizzato figliolo con quella cerimonia dessero insieme inizio a una nuova fase della loro esistenza comune. È anche significativo il fatto che, mentre Akhenaton pregava 1'Aton, i suoi sudditi innalzavano altrettanto spesso le loro preghiere al sovrano. D'altro canto, il modo in cui il re dava pubblicità ai propri affetti domestici mal si conciliava con tali orgogliose pretese. Nelle scene dipinte o scolpite egli è sempre accompagnato dalla moglie Nefertiti e da qualcuna delle sei figlie. Sopra una stele si vede il regale padre che bacia una femminuccia, mentre la regina ninna sulle ginocchia un'altra bambina. In un'altra scena il re è rappresentato mentre intrattiene, o è intrattenuto a pranzo dalla madre Tiye: Akhenaton sta rosicchiando una grossa costoletta, mentre Nefertiti fa altrettanto con un uccello arrostito "E. L'affetto del re per la moglie e, più tardi, per il genero viene messo in mostra senza alcun ritegno. Quale differenza dal dignitoso contegno dei tempi andati, quando il massimo segno di familiarità era un braccio passato attorno alla vita della sposa!
Una lacuna nella Dottrina di Akhenaton è la totale assenza di contenuto etico. Di questa mancanza era senza dubbio largamente responsabile l'eliminazione del mito di Osiride. Non che questo avesse mai avuto un profondo significato spirituale, ma raccontava il trionfo del bene sul male, parlava di devozione coniugale e di pietà filiale. Il culto funerario manteneva ancora molte delle sue forme esteriori, ma queste avevano perso il loro significato primitivo ". Si mettevano ancora sulla mummia grossi scarabei, ma le iscrizioni non imploravano più il cuore di non testimoniare contro il defunto quando le sue azioni terrene sarebbero state pesate sulla bilancia. Le statuette dei servi, o ushabti erano ancora in voga, ma non servivano più a liberare il loro padrone dai lavori agricoli dell'aldilà. È probabile che il dogma di Akhenaton non penetrasse mai nel profondo della coscienza delle masse. Nel villaggio operaio di El-Amarna sono venute alla luce varie tracce degli antichi culti, amuleti del dio nano Bes, il sacro occhio di Horo e simili. Occorrerebbero ulteriori studi per stabilire fino a che punto si estese la nuova fede. Memfi possedeva certo un tempio dell'Aton ", e frammenti di bassorilievi di questo culto sono stati trovati qua e là, ma non nel delta a nord di Eliopoli.
Da qualcuno si è attribuita ad Akhenaton l'aspirazione a fondare una religione universale, ma è un'ipotesi non suffragata dai testi. È vero che il grande inno tradotto più sopra cita la Siria e la Nubia, ma era difficile ignorare che lo stesso sole splendeva sull'Egitto e su questi paesi, e che essi non erano irrigati dalle inondazioni del Nilo, ma dalla pioggia. Niente testimonia di un'opera di proselitismo nel Nord. Al contrario si direbbe che gl'interessi del re fossero piuttosto campanilistici. Tutto preso dal suo ardore per le cerimonie religiose, celebrate alla luce del sole e non più al chiuso in buie cappelle, egli era restio a occuparsi degli affari esteri. Per lo stesso motivo l'accusa di pacifismo sollevata contro di lui passa il segno. Gli si fa spesso colpa di aver causato la rovina dell'impero egizio, fondato da Tuthmosis III nella Siria e nella Palestina, per la sua indolenza e l'odio contro la guerra. L'intera questione dev'essere riesaminata alla luce delle informazioni su questi paesi raccolte in numero sempre crescente attraverso le ricerche archeologiche filologiche.
C'è persino da dubitare che il tanto vantato impero Egizio sia mai esistito. […]
Testo tratto dal libro di Alan Gardiner: la civiltà egizia (pagine 206-210) un libro che non dovrebbe mancare ad ogni appassionato o studioso della civilà egizia.
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