Per la costruzione di elementi di architettura religiosa e funeraria nell'Antico Egitto si estraevano, dalle miniere e dalle cave le materie prime come il basalto, il granito, il calcare, la quarzite o l'alabastro ma gli antichi egizi conoscevano anche l'esistenza nel sottosuolo della loro terra di pietre preziose.
Dai ritrovamenti fatti negli arredi funebri o dai racconti degli antichi storici greci come Diodoro Siculo, si ha notizia che le donne egiziane amavano adornarsi di preziosi gioielli in oro o argento incastonati con pietre preziose.
Gli antichi egizi cercavano nel deserto orientale, al confine tra Egitto e Sudan, smeraldi, rame, zaffiri, malachite, lapislazzuli, turchese e soprattutto l'oro quest'ultimo estratto dalle cave di quarzo, infatti una tonnellata di questo minerale poteva dare solo pochi grammi d'oro.
Al Museo Egizio di Torino oggi è conservato il “Papiro delle Miniere d'oro”, un documento importante che descrive l'attività di estrazione di questo prezioso metallo, si può dire che è la più antica mappa topografica ritrovata della XX dinastia che riporta il disegno di numerose miniere d'oro individuate nel Wadi Hammamat nel deserto orientale egiziano.
Sulla organizzazione delle miniere ci fornisce un esauriente descrizione lo storico Diodoro Siculo, che nella sua opera Bibliotheca Historica racconta il lavoro nelle cave e miniere faraoniche.
A tal proposito Diodoro Siculo scrive:
All'estremità dell'Egitto e sui territori limitrofi dell'Arabia e dell'Etiopia, c'è una regione che possiede un gran numero d'importanti miniere d'oro metallo che viene estratto in gran quantità a prezzo di molti tormenti...
Tutte le miniere erano di proprietà del faraone che le faceva amministrare dai suoi ufficiali e ingegneri e la maggior parte del lavoro dei giacimenti veniva svolto da prigionieri di guerra o condannanti che condividevano la loro fatica anche con tutta la famiglia.
Diodoro scrive:
I re d'Egitto radunano i condannati per qualche crimine, i prigionieri di guerra talvolta da soli, talvolta insieme a tutta la famiglia. Questi uomini condannati alle miniere, molto numerosi e tutti incatenati, faticano senza interruzione sia durante il giorno che la notte, senza conoscere riposo, attentamente tenuti lontani da ogni possibilità di evasione in quanto sono circondati da guardiani scelti...
La forza lavoro necessaria per mandare avanti una miniera sembra fosse talmente grande da essere paragonata ad un esercito militare, infatti ad intervalli regolari carovane di minatori, scortate da guerrieri del faraone, partivano dai giacimenti e portavano a Tebe, Menfi ed altre città egiziane le pietre preziose l'oro e l'argento estratto.
Diodoro descrive anche la divisione del lavoro all'interno della miniera dicendo:
Il lavoro fondamentale è quello svolto dall'operaio specialista che indica ai manovali il filone che contiene l'oro.. Egli distribuisce il lavoro: i più forti e giovani spezzano la roccia nel punto in cui è bianca per mezzo di martelli..gli uomini si servono della sola forza bruta per scavare numerose gallerie nella roccia..
Sono poi i bambini che scivolano nelle gallerie, raccolgono faticosamente i frammenti di pietra che trascinano all'ingresso della miniera..qui una moltitudine di vecchi e ammalati prende il minerale e lo mette a disposizione di uomini robusti che lo pestano in mortai di pietra fino a quando il pezzo più grosso non supera la misura di un lenticchia...
Successivamente alla frammentazione del quarzo da parte degli uomini erano le donne che frantumavano in delle macine i piccoli pezzetti di minerale fino a quando il tutto era ridotto in polvere dal quale poi si ricavava solo una piccola quantità d'oro.
I faraoni avevano al loro servizio una nutrita schiera di esperti che si spostavano su tutto il territorio egiziano alla ricerca di metalli e pietre preziose e sembrerà strano ma questi consulenti del re per cercare l'esatta posizione della vena del materiale prezioso utilizzavano un pendolino cavo nel quale introducevano la pietra che volevano ricercare..un po' come fanno alcune persone con i moderni pendolini da radioestesista che percepiscono radiazioni elettromagnetiche.
Diodoro Siculo descrive così i giacimenti auriferi:
Le rocce aurifere sono di colore nero intenso, ma nel loro interno si può notare una pietra più bianca, che i minatori bruciano con fuoco di legna, quando questa è ammorbidita la spezzano in piccoli frammenti...
Purtroppo neanche i più deboli venivano risparmiate dal lavoro delle miniere e lo storico Diodoro lo ricorda così:
Non si ha pietà per i vecchi, donne, ammalati, bambini o storpi.. tutti vengono costretti a lavorare con tutte le loro forze fino a quando muoiono di fatica...
Ai minatori e le loro famiglie veniva fornito un alloggio che cambiò di tipologia con il passare del tempo, il primo tipo era costituito da capanne situate di solito su una collina e chiuse da un muro di cinta, le altre abitazioni erano semplici rifugi scavati nella pietra o case fatte di mattoni di fango.
Al faraone interessava solamente avere la maggior quantità di oro o pietre preziose per poter aumentare il suo potere e quando una miniera aveva un rendimento ingente il re faceva scavare un insieme di corridoi e camere all'interno del giacimento.
Questo insieme di gallerie, scavate per volontà del re nelle più importanti miniere, erano areate attraverso condotti d'aria che spuntavano all'esterno del giacimento riuscendo così a fare incanalare l'aria nelle camere sotterranee.
Le gallerie erano composte da camere più grandi che servivano da tempio, da stanze per i sacerdoti e da alloggi per i principi e autorità del re che andavano ad ispezionare le miniere quando avevano raggiunto il massimo della produzione.
Purtroppo con la progressiva decadenza della civiltà egizia le miniere vennero gradualmente abbandonate e la sabbia del deserto orientale cancellò le tracce e gli ingressi delle miniere dei faraoni.
Articolo a cura di Silvia B.
Fonti:
Oro, Miniere, Storia (Giuseppe Pipino)
I misteri dell'Antico Egitto (Fenoglio)
Le grandi scoperte archeologiche (De .A)