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Molti scrittori e filosofi dell’antica Grecia ci hanno tramandato notizie riguardanti l’importanza della musica e danza nella civiltà egiziana. Secondo Platone gli antichi egizi studiavano fin dalla gioventù danza e musica e l’interesse per queste due arti era dovuto agli effetti benefici che queste avevano sul corpo e sull’anima di ogni individuo. Plutarco era convinto che il dio Thot avesse donato al popolo egizio la musica.
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Agli energici re della XVIII e XIX dinastia e ai primi faraoni della XX succedettero sovrani più deboli, ai quali sfuggì il controllo del paese. Ramesse III (che regnò dal 1197 al 1165 a.C.), l'ultimo potente faraone della XX dinastia, costruì sulla sponda occidentale del Nilo l'immenso tempio funerario di Medinet Habu, uno dei meglio conservati del periodo; vi era annesso un palazzo, che fu utilizzato dal faraone in vari momenti del suo regno. Sulle mura del tempio sono scolpite scene di battaglia ispirate alle campagne di guerra di Ramesse III, condotte contro invasori stranieri.
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L’epoca della XIII dinastia fu caratterizzata dall’avvicendarsi di governanti deboli, che regnarono ciascuno per pochissimo tempo (se ne contano circa 50 nell'arco di centoventi anni). Durante il cosiddetto "secondo periodo intermedio" (dalla XIV alla XVII dinastia) il paese fu nuovamente diviso. Gli hyksos, invasori stranieri originari dell'Asia occidentale, penetrarono in Egitto e ne divennero i signori. A loro si deve l'introduzione nella regione di nuove conoscenze tecnologiche, grazie alle quali la civiltà egizia poté di lì a poco tornare a svolgere un ruolo dominante nel Mediterraneo orientale.
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Il cosiddetto "primo periodo intermedio" (dalla VII alla X dinastia) rappresentò un'epoca di generale confusione e anarchia; si tentò di tenere in vita le tradizioni artistiche dell'Antico Regno, ma, fino al momento in cui i potenti signori di Tebe riunirono nuovamente il paese, le manifestazioni del gusto estetico e decorativo non eguagliarono il vigore del periodo precedente. Mentuhotep II, faraone dell'XI dinastia che regnò dal 2061 al 2010 a.C., fu il primo sovrano del Medio Regno unito; promosse un nuovo stile nei monumenti funerari, in parte ispirato ai complessi piramidali dell’Antico Regno. Nella valle sulla riva sinistra del Nilo, a Tebe, fece costruire una serie di templi disposti lungo la strada lastricata che conduceva a un santuario; quest’ultimo era posto su una piattaforma scavata nel fianco della montagna e recava scolpita sui suoi muri l’immagine del faraone in compagnia degli dei.
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L'Antico Regno, databile dalla III alla VI dinastia, occupò i cinque secoli compresi tra il 2778 ca. e il 2220 a.C. Nonostante la riunificazione politica fosse già compiuta nel 3100 ca. a.C., la divisione dell'Egitto in due parti distinte, a sud e a nord, rimase forte per tutto l’Antico Regno. Le tombe dei regnanti delle prime dinastie, costruite ad Abido e Saqqara, imitavano la struttura dei palazzi o dei templi; il gran numero di ceramiche e oggetti in pietra, in avorio e in osso intagliato che vi sono stati rinvenuti attestano l'elevato livello di sviluppo artistico e artigianale dell'Egitto dell'Antico Regno.
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I primi abitanti dell'area del Nilo si insediarono sui terrazzamenti creati dal fiume. Gli strumenti e i manufatti rinvenuti documentano l'evoluzione dallo stadio di cacciatori-raccoglitori a quello di agricoltori stanziali. Intorno al 4000 a.C., la civiltà egizia entrò nella sua prima fase di sviluppo, che viene fatta convenzionalmente terminare nel 3100 ca. a.C. Intorno a quella data, il paese, diviso in Alto Egitto a sud e Basso Egitto a nord, fu riunificato sotto la guida di potenti condottieri meridionali, che diedero inizio al periodo dinastico antico, conclusosi nel 2778 ca. a.C.
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L'Egitto conobbe uno sviluppo culturale molto più lineare e continuo rispetto alle altre civiltà mediterranee, svoltosi senza rotture nette o bruschi mutamenti dalla fine del IV millennio a.C. al I secolo a.C. Quando, a partire dall’XI secolo a.C., diverse potenze straniere si avvicendarono nel controllo della regione, gli apporti delle culture esterne vennero assorbiti in misura ridotta e rielaborati senza tradire i caratteri fondamentali della civiltà egizia. L'arte in ogni sua espressione era principalmente al servizio del faraone, considerato un dio in terra, o destinata alla decorazione di edifici pubblici e religiosi. Fin dalle epoche più remote, la fede in una vita dopo la morte portò a seppellire i defunti con un corredo di beni materiali che assicurasse loro ogni agio anche nell'aldilà. I cicli naturali – le piene annuali del Nilo, il susseguirsi delle stagioni, l’alternarsi del giorno e della notte – venivano considerati espressione del volere degli dei (vedi Mitologia egizia); nel pensiero, nella morale e nella cultura era profondamente radicato un profondo rispetto per l'ordine e l'equilibrio. I cambiamenti e le innovazioni non erano incoraggiati; perciò anche lo stile e le convenzioni figurative dell'arte egizia, stabiliti agli albori di questa civiltà, rimasero pressoché inalterati per oltre tre millenni.