"Per recuperare la profonda emozione che può dare l'antica e grande religione egizia, cioè quella stessa che ha informato e ispirato gran parte delle successive religioni, dobbiamo liberarci dei preconcetti e dei più scontati luoghi comuni che ce la fanno apparire come una selva intricata di dèi dalle mostruose teste animalesche, distaccata da ogni istanza umana ed ottenebrata da un angoscioso terrore dell'aldilà. Dobbiamo ripercorrere quei momenti di smarrimento e di estasi, di dubbio e di fede che travagliano l'uomo nella ricerca della verità, nel tentativo di dare un senso alla realtà apparente, una ragione alla nostra stessa vita ed a quella dell'universo." (...)
Alberto Carpiceci (Arte e Storia dell'Egitto).
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Uccello: divinità sacra a Heliopolis ed identificato con la Fenice. La leggenda eliopolitana narra che l’uccello sorse dalle fiamme di un albero sacro cantando così divinamente da incantare lo stessso Ra.
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È la dea a testa di gatta, con centro di adorazione a Bubastis ove i sovrani della XXII dinastia la elevarono a divinità suprema. È una dea lunare apparentata ad Artemide in epoca greca soprattutto nella sua forma secondaria di Pekhet, dea locale di Speos Artemidos (cfr.), e alla Diana romana. I Greci la confusero anche con Tefnut. Il carattere lunare è talvolta sostituito da quello solare ed essa appare come figlia di Ra oppure nella triade Ra-Sekhmet-Bastet ed anche in quella Ptah-Bastet-Nefertum. Sotto questo aspetto poté simboleggiare il calore benefico del sole in contrapposizione a quello virulento e mortale di Sekhmet. A Bubastis si tenevano periodiche feste in suo onore in cui convenivano folle di fedeli e, secondo Erodoto, « si consumava più vino in quei giorni di baldoria che nel resto dell’anno ». L’animale a lei sacro, il gatto, era tenuto nella massima considerazione dagli Egiziani e, dopo morto, veniva mummificato e sepolto con onoranze funebri. A Bastet venne attribuito come figlio il dio-leone Mahes di Leontopolis ed anche Khonsu.
BENDEDET, MENDES
Il sacro ariete. Suo centro culturale fu la città di Mendes (eg. Dedet). Venne assimilato a Khnum, Ra ed anche ad Osiride.
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BARCHE DEI CAMPI ELISI
Rappresentano per il defunto il mezzo di trasporto con cui solcare le acque dei Campi Elisi (cfr.) ed ispezionare i propri possedimenti agrari. Gli affreschi parietali delle tombe, a partire dall’Antico Impero, mostrano una completa serie di tali imbarcazioni, a vela o senza, che rispecchiano l’evoluzione della tecnica nautica egizia.
BARCHE FUNERARIE DEGLI ANTICHI EGIZI
Erano impiegate per il trasporto del catafalco contenente la mummia del defunto sino alla necropoli e furono di due tipi: fluviali e terrestri. Nel primo caso servivano semplicemente per attraversare il braccio di fiume separante la città dei vivi dalla necropoli. Questo viaggio s’iniziava da un « bacino di purificazione » a forma di « T » ove erano compiuti particolari riti funerari sulla mummia. In genere però il trasporto avveniva sulla sabbia ed in questo caso la barca era puramente simbolica e poggiata su un traino di buoi, oppure munita di ruote. Come nel caso delle barche processionali anche in questo un sacerdote provvedeva a purificare l’aria precedendo il veicolo, seguito dai familiari e dalle « lamentatrici ». Anche il dio dei morti, Osiride, aveva la sua imbarcazione, chiamata Neshemet, cui fanno riferimento i testi funerari.
BARCHE LUNARI DEGLI ANTICHI EGIZI
Si riteneva che anche la luna navigasse per il cielo sopra una imbarcazione. Per tale motivo il dio lunare Khonsu (cfr.) venne definito « il Navigatore », collegando il suo nome al verbo khns = « traversare ». BARCHE PROCESSIONALI Erano impiegate per il trasporto di una statua della divinità dal santuario principale ai vari luoghi di culto, nel corso delle feste annuali. La barca, sormontata dall’edicola contenente la statua, era portata a spalle, mediante assi, dai sacerdoti del dio preceduti da un « purificatore » che, con fumigazioni di incenso, purificava il percorso della processione. Questo tipo di barca era conservato in un particolare recesso templare prossimo al sancta sanctorum. Particolarmente importante quella di Amon detta Userhat, ornata a prua e a poppa di teste d’ariete.BARCHE SOLARI DEGLI ANTICHI EGIZI
Mandjet, Masket
La teologia eliopolitana descriveva il periplo solare come un viaggio compiuto dal dio Sole Ra attraverso il cielo durante il giorno sulla barca chiamata Mandjet e durante la notte, traversando gli inferi, sulla barca Masket. Il cambio della barca e dell’equipaggio divino avveniva al crepuscolo ed è descritto nel « Libro di Ciò che è nell’Ade », importante composizione magico-religiosa. Per viaggiare durante le ore notturne Ra deve, ad un certo momento, cambiare nuovamente imbarcazione onde navigare sulla sabbia. In questo caso è il serpente protettore Mehen (cfr.) che assume col proprio corpo l’aspetto di barca, trainata dai fedeli del dio. Fu probabilmente per analogia a tale viaggio solare che i sovrani dell’Antico Impero possedettero, nei pressi delle loro piramidi, due o più imbarcazioni, portate alla luce dagli scavi archeologici. Nelle vignette del Libro dei Morti il defunto è talvolta ammesso a salire sulla barca solare ove si trovano anche altre divinità e a proseguire con esse il viaggio ultraterreno.
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Demone pericoloso nominato già nei Testi delle Piramidi e collegato alla scimmia africana Pa pio cynocephalus. Le allusioni a lui riferentisi, nello stesso Libro dei Morti, pur nella loro incompletezza attestano il ruolo di tale demone nella sfera sessuale.
Bacino di Fuoco: vedi Lago di fuoco
BACINO SACRO
Nella concezione escatologica egizia figurano spesso dei bacini sacri, a forma rettangolare o a « T », in prossimità dei quali il defunto è riprodotto mentre beve o attinge l’acqua di vita. Sovente tali bacini sono associati agli alberi sacri (cfr.). La forma a « T » oltre a corrispondere a quella delle «tavole di offerte» impiegate nel servizio funerario per alimentare il Ka (cfr.) del defunto, è analoga al lago in prossimità del quale veniva fatta sostare la mummia per i riti purificatori.
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Uno dei principi spirituali dell’individuo, comunemente tradotto con « anima ». Ha aspetto di uccello antropocefalo ed è sovente raffigurato mentre si reca a visitare la mummia del defunto nella tomba, apportando a questa il soffio di vita. Analogamente a quanto avviene col Ka, anche il Ba deve procedere ad una periodica reintegrazione ed è quindi raffigurato, su papiri funerari e pitture parietali nelle tombe egizie, mentre si alimenta coi cibi elargiti dalla dea dell’Albero, oppure in atto di bere da un bacino (cfr. ALBERI SACRI, BACINO SACRO).
BAAL siro-palestinese: vedi SUTEKH.
BAAL-TIFONE: vedi RESHEP.
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Divinità egizia antropomorfa zoocefala la cui presenza è attestata sin dall’epoca protostorica sui sigilli rinvenuti ad Abydos. Sul capo reca la corona dell’Alto Egitto. Questa divinità venne identificata a Set e il Moret, descrivendo il processo di umanizzazione dei totems evidente sui monumenti d’epoca tinita, afferma: « L’animale di Set, vi appare dotato di un nome Ash e trasformato in un uomo a testa di levriero ».
Asino: cfr. SETH
ASTARTE: vedi HATHOR - Divinità Egizie
ATHENA: vedi NEITH - Divinità Egizia
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Apis è il sacro toro, il cui culto è attestato dalle ricerche archeologiche a partire dalla I dinastia di faraoni. La documentazione, riferita all’Antico Impero Egizio, indica Menfi come centro del suo culto e luogo ove periodicamente veniva celebrata una grande festa in suo onore.
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Dea egizia dell’isola di Sehel, presso Assuan. Fece parte di una triade divina locale completata dal dio ariete Khnum e da Satis (cfr.) dea dell’isola di Elefantina. È raffigurata d’aspetto muliebre col capo ornato di piume. La sua origine è probabilmente nubiana. Anukis ebbe un santuario locale, unitamente agli altri membri della triade, santuario di cui restano solo pochi frammenti.
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Religione e dei dell'antico Egitto Conteggio articoli: 9
Miti e divinità egizie Conteggio articoli: 72
Divinità egizie e miti della religione egizia: in questa sezione abbiamo raccolto tutte le informazioni sulle divinità, i miti, i simboli dell'antico Egitto. Le fonti principali sono "I miti egizi" di Boris de Rachewiltz, "La civiltà egizia" Alan Gardiner, "Storia dell'Antico Egitto" di Nicholas Grimal.