BARCHE DEI CAMPI ELISI

Rappresentano per il defunto il mezzo di trasporto con cui solcare le acque dei Campi Elisi (cfr.) ed ispezionare i propri possedimenti agrari. Gli affreschi parietali delle tombe, a partire dall’Antico Impero, mostrano una completa serie di tali imbarcazioni, a vela o senza, che rispecchiano l’evoluzione della tecnica nautica egizia.

BARCHE FUNERARIE DEGLI ANTICHI EGIZI

Erano impiegate per il trasporto del catafalco contenente la mummia del defunto sino alla necropoli e furono di due tipi: fluviali e terrestri. Nel primo caso servivano semplicemente per attraversare il braccio di fiume separante la città dei vivi dalla necropoli. Questo viaggio s’iniziava da un « bacino di purificazione » a forma di « T » ove erano compiuti particolari riti funerari sulla mummia. In genere però il trasporto avveniva sulla sabbia ed in questo caso la barca era puramente simbolica e poggiata su un traino di buoi, oppure munita di ruote. Come nel caso delle barche processionali anche in questo un sacerdote provvedeva a purificare l’aria precedendo il veicolo, seguito dai familiari e dalle « lamentatrici ». Anche il dio dei morti, Osiride, aveva la sua imbarcazione, chiamata Neshemet, cui fanno riferimento i testi funerari.

BARCHE LUNARI DEGLI ANTICHI EGIZI

Si riteneva che anche la luna navigasse per il cielo sopra una imbarcazione. Per tale motivo il dio lunare Khonsu (cfr.) venne definito « il Navigatore », collegando il suo nome al verbo khns = « traversare ». BARCHE PROCESSIONALI Erano impiegate per il trasporto di una statua della divinità dal santuario principale ai vari luoghi di culto, nel corso delle feste annuali. La barca, sormontata dall’edicola contenente la statua, era portata a spalle, mediante assi, dai sacerdoti del dio preceduti da un « purificatore » che, con fumigazioni di incenso, purificava il percorso della processione. Questo tipo di barca era conservato in un particolare recesso templare prossimo al sancta sanctorum. Particolarmente importante quella di Amon detta Userhat, ornata a prua e a poppa di teste d’ariete.

BARCHE SOLARI DEGLI ANTICHI EGIZI

Mandjet, Masket
La teologia eliopolitana descriveva il periplo solare come un viaggio compiuto dal dio Sole Ra attraverso il cielo durante il giorno sulla barca chiamata Mandjet e durante la notte, traversando gli inferi, sulla barca Masket. Il cambio della barca e dell’equipaggio divino avveniva al crepuscolo ed è descritto nel « Libro di Ciò che è nell’Ade », importante composizione magico-religiosa. Per viaggiare durante le ore notturne Ra deve, ad un certo momento, cambiare nuovamente imbarcazione onde navigare sulla sabbia. In questo caso è il serpente protettore Mehen (cfr.) che assume col proprio corpo l’aspetto di barca, trainata dai fedeli del dio. Fu probabilmente per analogia a tale viaggio solare che i sovrani dell’Antico Impero possedettero, nei pressi delle loro piramidi, due o più imbarcazioni, portate alla luce dagli scavi archeologici. Nelle vignette del Libro dei Morti il defunto è talvolta ammesso a salire sulla barca solare ove si trovano anche altre divinità e a proseguire con esse il viaggio ultraterreno.