Piramide di tartine

E' una giornata calda e polverosa, alla fine di aprile del 2010. Ahmed Seifgronda di sudore mentre cerca di far passare un motoscafo da corsa attraverso una porta. I suoi otto assistenti hanno provato inutilmente diverse angolature per mezz’ora e adesso, sfiniti, sembrano pericolosamente vicini a un ammutinamento. “Va bene, proviamo un’altra volta con la barca messa in questo modo”, ordina Ahmed ignorando gli sguardi di fuoco che gli lanciano i manovali. Dopo qualche urlo e un pauroso stridore metallico, la barca viene finalmente spinta dentro, e quasi subito si schianta su un’artistica piramide di tartine al salmone. Ahmed scuote la testa incredulo. “Basta, finiamola qui”, sospira.
Il motoscafo fa parte di uno stand della Wadi Degla Real Estate Development, una delle quaranta imprese edili che partecipano all’edizione del 2010 di Next Move, la più grande fiera immobiliare del paese. Qui la concorrenza è spietata e la maggior parte delle aziende passa la mattinata di apertura ad abbellire gli stand con qualcosa di speciale nella speranza di attirare l’attenzione dei visitatori.

Nello spazio allestito dalla Palm Hills Development c’è un sontuoso paesaggio di finto prato all’inglese con tanto di caffetteria Starbucks. Poco più avanti, lo stand dell’agenzia immobiliare Porto Cairo ospita un circo ambulante che comprende un prestigiatore, due trombettisti e una mascotte pelosa che somiglia a un ratto. La Wadi Degla, non contenta di aver offerto ai visitatori un motoscafo da corsa da ammirare mentre sfogliano le brochure patinate della società, ha anche ordinato una vera Ferrari. Dallo stand vicino, gli addetti del resort La Vista lanciano sguardi carichi d’invidia alla Ferrari e cominciano a pentirsi della loro trovata pubblicitaria: uno scialbo quartetto d’archi. Violoncellisti, automobili e caffè di benvenuto costano, ma per le imprese che partecipano a Next Move questi espedienti valgono la posta in gioco: una fetta del mastodontico mercato immobiliare egiziano, che oggi rappresenta 14 miliardi di dollari del pii del paese e che negli ultimi anni ha registrato tassi di crescita annui fino al 22 percento. Per capire da dove viene questa crescita basta dare un’occhiata alla pagina centrale della brochure della fiera: c’è una mappa dove sono segnati tutti i progetti di costruzione intrapresi dalle aziende presenti a Next Move. Tre sono al Cairo, mentre altri 64 sono nel deserto che circonda la capitale. Alcuni di questi progetti immobiliari sono talmente enormi da essere considerati vere metropoli. Tra questi anche Madinaty, a cui si riferiva il cartello di protesta a piazza Tahrir. Un comprensorio da tre miliardi di dollari che alla fine avrà ottantamila case e villette a schiera, oltre ad alberghi, scuole e ospedali.

Secondo i progetti, entro i prossimi cinque anni i due principali poli di urbanizzazione del deserto — Città del 6 ottobre, a ovest, e Il Nuovo Cairo, a est — ospiteranno ognuno fino a cinque milioni di persone. Così alla periferia della vecchia capitale nascerà un centro urbano grande il doppio di Parigi. Le stime del governo suggeriscono che nel 2030, quando gli abitanti del vecchio Cairo saranno più di trenta milioni, la metà di loro non vivrà nella capitale, ma in una città satellite. In qualunque direzione si guardi il deserto, il ritmo con cui procedono le costruzioni toglie il fiato. “Credo che nella sua vita non vedrà mai un’area urbana crescere così velocemente. Basta andare via due mesi e quando torni il paesaggio è irriconoscibile”, afferma un manager di una delle più importanti imprese edili del Nuovo Cairo.

C’è una bella differenza con l’inizio degli anni novanta, quando Il Nuovo Cairo era un piccolo insediamento a Katameya, abitato solo da poche persone trasferite lì dal governo dopo che le loro case erano state distrutte dal terremoto del 1992. È stato allora che Khaled e Tarek Abu Talib hanno comprato cento ettari di deserto e iranno annunciato di voler costruire un ampo da golf da 18 buche e un comprensono residenziale. La maggior parte della gente li ha presi per pazzi. Oggi il loro comprensorio è uno dei più esclusivi del paese. La terrazza con piscina e il circolo che profuma di sigari pregiati affacciano su una marea di gru che lavorano senza sosta. Il nome Katameya Heights - come quello di altri comprensori nei dintorni, dai nomi improbabili: Beverly Hills, Dreamland e Utopia — ormai rappresenta il massimo del lusso per l’alta società egiziana.