Lasciando agli esperti argomenti tanto controversi, volgiamo la nostra attenzione a sud, nel tratto compreso fra Asyut e Akhmim. In questa regione, a Deir Tasa e Badari sulla sponda orientale del Nilo, G. Brunton riportò alla luce necropoli e insediamenti umani attribuiti a un’epoca non molto posteriore a quella di Merimda. Quelle due località non distano fra loro che poche miglia, e i reperti Tasiani sono cosi frammisti a quelli Badariani che se ne è posta in dubbio la distinzione in due stadi diversi. Il Tasiano comunque non si differenzia che per la totale assenza di metallo e per l’aspetto più primitivo del vasellame e degli altri oggetti. L’arte fittile Badariana mostra invece una perfezione artigianale mai più uguagliata nella valle del Nilo; i vasi più belli sono estremamente sottili e presentano una decorazione a linee ondulate in rilievo che più tardi s’incontra solo assai di rado. Esistono vasi marroni e vasi rossi, con linee ondulate e senza, e con la parte superiore e l’interno anneriti, principale caratteristica, questa, dello stadio seguente. La forma più comune è quella a boccia piuttosto schiacciata; orli e manici sono molto rari. Alcuni cucchiai e pettini d’avorio sono straordinariamente raffinati per un periodo così remoto, e delle tre figurine femminili nude ritrovate, almeno due sono più proporzionate delle successive statuine Amratiane. Qualche grano di rame e un punteruolo dello stesso metallo fanno ritenere opportuno sostituire al termine di Neolitico quello di « Calcolitico » (o « Eneolitico ») per designare epoche in cui rame e selce sono impiegati contemporaneamente. Va qui osservato che per gli oggetti rituali si continuò a impiegare la selce quando già da tempo il rame era divenuto d’uso generale per armi e utensili; ancora durante la XII dinastia i falcetti sacrificali di legno sono muniti di denti di selce.
Per lungo tempo fu ritenuta impossibile una datazione indiscussa per i prodotti di questi primi stadi della cultura egizia, ed è probabile che questa incertezza rimanga fino a che non sia stata dimostrata, al di là d’ogni dubbio, la validità e l’utilità del nuovo metodo del radiocarbonio. Nel frattempo si deve a Petrie un metodo empirico che, per quanto precario possa apparire a guardarlo dall’esterno, si è guadagnato l’approvazione pressoché unanime di quanti l’hanno sperimentato. È questo il famoso sistema del « Sequence Dating » . Prendendo come punto di partenza l’evoluzione, secondo lui incontestabile, dei vasi a manici ondulati, per cui questi stessi manici si erano a poco a poco trasformati dalla loro funzione originaria a quella di mere appendici ornamentali, Petrie li classificò in serie assegnando ad ogni stadio successivo un numero S.D.; introdusse quindi nella serie altri tipi di oggetti trovati insieme ai vasi; in ultimo, comparando le posizioni S.D. di tutte le suppellettili trovate in un dato gruppo di tombe, pervenne a stabilire la posizione cronologica relativa di tutto il complesso. Petrie iniziò dal numero 30 la sua classificazione in serie, lasciando i numeri più bassi per eventuali reperti di oggetti appartenenti a periodi anteriori; la data finale cosf trovata, S.D. 77, corrisponde all’inizio della prima dinastia. I resti Badariani non rientrano nella datazione seriale di Petrie, e a questi si sono perciò assegnati i numeri dal 21 al 29, appositamente riservati per simili eventualità. A Nakada furono scoperte tombe di due periodi distinti, denominati dagli studiosi, specie non inglesi, Nakadiano I (S.D. 30-39) e Nakadiano TI (S.D. 40-62). A questi termini tuttavia si preferisce oggi sostituire quelli di Amratiano e Gerzeano, il primo derivante da El-Amra’, presso Abido, dove i due stili non compaiono frammisti, e il secondo da’ per la stessa ragione. Al periodo Amratiano risalgono vari e notevoli tipi di vasi di peculiare fattura, oltre a quello a orlo nero già citato, che è il più comune. Si riteneva un tempo che il colore nero dell’orlo e dell’interno fosse dovuto al fatto che i recipienti venivano capovolti al momento della cottura, mentre la superficie rossa andava addebitata all’ossidazione provocata con l’esposizione all’aria aperta. Da esperimenti eseguiti pare invece dimostrato che l’effetto di annerimento dell’orlo era ottenuto in due tempi; non sorprende pertanto la contemporanea esistenza di oggetti d’argilla lucidata completamente rossi. Caratteristico del periodo Amratiano è lo stile detto « a linee bianche incrociate », consistente in terraglie rosse lucidate e decorate con vernice bianca opaca. I disegni geometrici, spesso molto decorativi, sono ottenuti con fitte linee parallele o formanti una specie di reticolo, non di rado accompagnate o alternate con figure di animali, uomini e piante. Molto più rari sono i vasi neri con decorazioni incise e messe in evidenza con vernice bianca. S’incontrano di frequente anche vasi di pietra, per i quali non venivano impiegate solo le varietà dure come il granito e il basalto, ma anche quelle tenere come la steatite e l’alabastro. Figurine d’argilla o d’avorio rappresentano uomini che portano l’astuccio penico e donne con indumento analogo; molto curiosi sono certi avori, piastre oppure zanne, che raffigurano uomini con barba appuntita e senza alcun accenno di corpo e di arti. Alcune statuine rappresentano donne tatuate, altre steatopigie, francamente repellenti. I pettini a denti lunghi sono sormontati da decorazioni a forma d’uccello o d’altro animale. Tralasciando gli oggetti meno caratteristici, restano da ricordare le terracotte, assai rare; ai grani di rame si aggiungono ora spilli dello stesso metallo, e si hanno anche uno o due esempi d’impiego dell’oro.