Gli antichi egizi furono indubbiamente un popolo di grandi costruttori. Le piramidi dell'Antico Regno, i templi del Nuovo Regno e del Periodo Tardo sono naturalmente gli esempi più eclatanti di una vivace attività ediliza. Tuttavia ben poco è rimasto delle città e dei villaggi: i materiali utilizzati per le comuni abitazioni non hanno resistito all'azione del tempo...
I primi nuclei urbani che si svilupparono lungo il delta del Nilo erano vere e proprie città commerciali racchiuse in robuste cinta murarie e costituite da umili case ad un solo piano, per gli operai e artigiani, numerosi edifici adibiti ad uso di magazzino, vasti spazi per i mercati e cantieri navali.
L'argilla, il materiale più economico per la costruzione, veniva impiegato insieme alla paglia tritata finemente per innalzare le mura delle città alte circa dieci metri con un perimetro quadrato a volte arrotondato agli angoli.
Dalle porte principali della cinta muraria si potevano percorrere lunghe rampe che portavano alle strade interne della città, metà della quale era destinata al palazzo del re e del governo ed ai templi mentre l'altra metà era costituita dall'insieme delle abitazioni degli operai e dai laboratori artigianali al servizio del faraone.
I templi principali erano edificati a fianco del palazzo del faraone oppure venivano costruiti dei santuari come città del tutto autonome , all'interno delle quali c'erano templi e cappelle minori, le case dei sacerdoti, la “casa della vita” ovvero il centro culturale e biblioteca dei libri sacri, gli archivi ed i magazzini del tempio.
Le città più densamente popolate dell'antico Egitto (ben lontane dalle dimensioni delle attuali città) furono Menfi, Tebe, Tanis, Buto e Tell el-Amarna (Akhetaton).
Menfi fu capitale, centro amministrativo e religioso a livello urbanistico presentava una planimetria complessa e disordinata, nel corso degli anni subì più volte un restyling urbanistico soprattutto nel Nuovo Regno come si vede dalla lettera di una ricca signora di Menfi che scrive ad una amica dicendo: "Sono arrivata a Menfi e l'ho trovata in condizioni splendide...la “candida fanciulla” (come veniva chiamata Menfi) è come un uccello allevato in un nido. La vecchia Menfi non c'era più, si è ringiovanita è diventata la signora dell'Egitto del Nord avendo preso un altro aspetto.."
Capitale d'Egitto sotto il dominio del faraone Akhenaton fu Akhetaton (l'attuale Tell el-Amarna), città costituita dal palazzo reale, dai templi, dalle grandi abitazioni delle autorità reali e dai quartieri degli operai a servizio del faraone con edifici di dimensioni uguali formate da tre piccole stanze.
Una testimonianza scritta sulle bellezze urbanistiche dell'Antico Egitto ci è pervenuta tramite una lettera che descrive Piramesse Meriamon, “la grande vittoriosa”, che fu capitale d'Egitto con Ramesse II nel periodo della XIX e della XX dinastia fino al 1069 a.C , situata sul delta orientale sul sito dell'antica capitale Hiksos oggi Tell Dabah Quantir .. la lettera descrive la città così:
“Un altro messaggio per informare che sono arrivato a Piramesse Meriamon e l'ho trovata in ottime condizioni. Un bel distretto di cui non esiste il simile, sul modello di Tebe, è Ra in persona che l'ha fondato, la residenza è piacevole da viverci; la campagna è piena di ogni cosa buona e ha cibo e vettovaglie ogni giorno. I suoi laghi hanno pesci, i suoi stagni hanno uccelli, i suoi giardini sono verdeggianti di erbe.. i suoi granai sono pieni di orzo che arrivano al cielo. Ci sono cipolle, agli, lattuga, melograni, mele olive, fichi dell'orto e vino dolce del vigneto di Kenkemet che supera il miele.. Ci sono pesci rossi del lago della residenza che vivono sui fiori di loto.. Le barche navigano e approdano, sicché ci sono cibo e vettovaglie ogni giorno. Vi abita la gioia e nessuno dice “Vorrei Avere!”...”
In un altra missiva che ci è pervenuta Piramesse viene descritta come “La bella dai balconi di lapislazzuli e turchese” e si capisce che i suoi confini erano delimitati da quattro templi , a sud il tempio di Seth, a nord dal tempio della dea Uto o Uadjet divinità venerata a Buto, a ovest il tempio di Ammone e ad est il tempio della dea asiatica Astarte.
Omero definiva Tebe la “città dalle cento porte” per la sua grande estensione ma gli egiziani la chiamavano semplicemente Niut “la città” oppure Uaset “lo scettro o la potente” , era la città sacra alla divinità solare Amon-Ra e divisa un due parti dal Nilo; la parte orientale era la città dei vivi , costituita dai templi di Luxor e Karnak collegati tra loro da viali costeggiati da sfingi con testa di ariete e la parte occidentale costituita dalla necropoli dove i faraoni venivano seppelliti.
Il villaggio della necropoli tebana a Deir el-Medina aveva una planimetria ortogonale molto simile a quella della struttura della città di Tell el-Amarna, era costituito da abitazioni tutte uguali formate da tre piccole stanze per gli operai.
Dai ritrovamenti fatti nell'insediamento del villaggio si capisce che la popolazione era amministrata da due “sindaci-direttori” affiancati da un Consiglio di artigiani e manovali, poi c'erano i capomastri, gli esperti di scultura, architettura, pittura, disegno e gli scribi .
I capomastri della necropoli tebana dopo aver individuato l'area adatta allo scavo della tomba ordinavano agli scalpellini di procedere nello scavo della sepoltura dopo intervenivano i disegnatori, gli scultori ed i pittori.
Altri importanti villaggi destinati alle popolazioni di artigiani al servizio del re furono il villaggio operaio di Giza, il più antico che si conosca e il villaggio di Kahun nel Fayoum.
La responsabilità dei lavori di edilizia di tutto l'Egitto era affidata ad un alto funzionario chiamato “preposto a tutti i lavori dei re dell'alto e basso Egitto” e tale ruolo era ricoperto solo da personaggi che avevano grandi capacità , si ricordano in particolare due Imhotep che divenne visir sotto il faraone Djoser e costruì la piramide a gradoni a Saqqara e Amenhotep figlio di Hapu che fu un architetto che lavorò alla corte del re Amenhofi III.
Il responsabile dei lavori edili era considerato un ruolo molto importante ma non privo di pericoli, infatti da una testimonianza sappiamo che il visir Ptahuach durante l'innalzamento di un obelisco nel tempio del faraone Neferirkara ad Abusir ebbe un incidente mortale... dalla testimonianza scritta si legge:
“Allora sua maestà lo fece sostenere e aiutare e gli fece procurare una fasciatura...”
Neferirkara alla morte del suo visir fece riempire di preziosi unguenti otto vasi di alabastro che fece porre nella sepoltura del suo architetto dentro una pregiata scatola d'ebano.
Molti sovrani amavano recarsi sui cantieri per vedere di persona l'avanzamento dei lavori alcuni scritti a proposito della piramide di Micerino dicono: “Sua Maestà stava sulla strada a fianco della piramide regale per ispezionare il lavoro di costruzione.”
Possiamo riassumere la tipologia delle strutture urbanistiche dell'antico Egitto così:
Il palazzo reale:
Edificio destinato all'abitazione del faraone dove esercitava il suo potere politico. La planimetria dell'edificio è formata da un parallelepipedo rettangolare all'interno del quale sorgevano locali destinati all'abitazione ufficiale del re, la sale delle udienze, la sala del trono, l'harem del re, i locali per il “maestro dei due troni” e del “capo dell'ornamento regale” che era il responsabile delle funzioni cerimoniali di corte, i locali per il “custode della corona” e per il maestro del palazzo”. Poi c'erano i locali per i servitori, gli operai, i medici, gli artisti, e gli artigiani che servivano il re, oltre ad edifici adibiti al “tribunale reale” alla “casa bianca” (il nostro ministero delle finanze), la “casa rossa” (il ministero del culto regale ) , la “casa del sigillo” (l'attuale ministero delle imposte) e la “casa del direttore delle armate” che includeva anche le caserme per l'esercito reale.
Il palazzo tempio:
Semplicemente erano edifici adibiti al culto religioso che di solito sorgevano di fianco alla residenza del re oppure venivano costruite strutture autonome come i santuari.
La casa palazzo:
Erano le abitazioni della nobiltà egizia, dimore lussuose soprattutto dell'alta borghesia dei commercianti o degli uomini di governo, avevano una struttura a forma di parallelepipedo ad un solo piano con un unico ingresso e un giardino recintato con un basso muro.
La casa minima:
L'abitazione della piccola borghesia e degli artigiani che vivevano al di fuori del palazzo reale erano case di circa ottanta metri quadri dove viveva una sola unità familiare che divideva lo spazio interno in tre zone: la prima era divisa in due spazi il vestibolo o ingresso (era il luogo destinato al culto religioso della famiglia) e il soggiorno, la seconda zona comprendeva il laboratorio dell'artigiano e i suoi alloggi e la terza zona era la dispensa e deposito delle provviste alimentari.
Il pavimento dell'abitazione era fatto in terra battuta spesso intonacato e dipinto di rosso, come le murature di mattoni crudi intonacate sia all'esterno e all'interno con pareti parzialmente decorate.
Nelle residenze del re come in quelle dei nobili e dei borghesi medio ricchi c'erano sempre dei giardini che venivano costruiti con precisi schemi simbolici infatti venivano piantati alberi e piante sacre.
Nei giardini era presente il fiore del loto azzurro che galleggiava nell'acqua dei numerosi laghi, questo fiore che apriva i suoi petali al mattino era per gli egiziani il simbolo del quotidiano miracolo del sorgere del sole e della rinascita della vita.
Nei giardini veniva piantato il papiro simbolo di Osiride, il sicomoro e la palma erano collegati alla divinità di Nut la dea del cielo e l'acacia considerata dagli egiziani l'albero sacro che nasceva dalla tomba di Osiride.
Nella tomba del cancelliere Meketra della XI dinastia sono stati rinvenuti dei modelli di legno dipinti, oggi conservati al Metropolitan Museum of Art di New York , che ci mostrano una tipologia di casa con veranda e ampio giardino con molti alberi di sicomoro.
Nei giardini le piante erano sistemate attorno a un bacino o riserva d'acqua ed erano disposte in modo che gli alberi più' alti e con molte foglie venissero piantati nelle zone esterne mentre i papiri, la malva, i fiordalisi, i papaveri e gli arbusti più piccoli e meno folti erano posti vicino allo specchio d'acqua.
Un importante documento proviene da una scena della tomba di Tebe di Ineni raffigura un giardino racchiuso in un muro di terra battuta. Una iscrizione geroglifica descrive le piante che conteneva il parco: 31 alberi di persea, 73 di sicomoro, 120 palme, 9 salici, 10 tamerici, 12 viti, 3 alberi di acacia, 5 melograni, 12 alberi di giuggiolo ed altri arbusti.
Da alcuni documenti sappiamo che la regina Hatsheptsut fece importare dalla Somalia degli alberi di incenso e di mirra per formare un giardino esotico per il tempio di Ammone a Tebe.
Articolo a cura di Silvia B.
Fonti:
Sulle rive del Nilo (Edda Bresciani)
Arte e storia dell'Egitto (Bonechi)
Antico Egitto (Guidotti)