Curiosa figura di avventuriero amante delle antichità egiziane fu Giovanni Battista Belzoni, padovano di nascita, arrivò in Inghilterra con un appropriata conoscenza d'ingegneria idraulica che li permise di mantenersi con la costruzione di fontane ornamentali o facendosi notare in prove di forza circensi, essendo un uomo di corporatura imponente, con il nome d'arte di Sansone della Patagonia.
Belzoni, l'uomo delle missioni impossibili
Belzoni arrivò in Egitto nel 1815 sperando di ottenere consensi dal pascià Mohammed Alì presentando la macchina per attingere l'acqua ma non ottenne il successo sperato. Nell'occasione conobbe il console britannico Henry Salt che era molto interessato ad acquistare antichità egizie, in particolare era attratto dal recupero della testa e spalla di una statua di colossali dimensioni ritrovata nel Ramesseum. Belzoni assunse l'incarico e salpò per l'Alto Egitto alla fine di giugno del 1816, il 12 agosto con l'aiuto di poche decine di operai riuscì a rimuovere il busto di Ramesse II e portare a termine l'impresa risultata vana per tutti quelli che vi si erano misurati.
Iniziò così la sua "professione" di archeologo visitando le tombe della Valle dei Re dove nel 1816 ritrovò la tomba di Ay , il successore di Tutankhamon, l'anno successivo nelle vicinanze scoprì una tomba incompiuta con alcune mummie intatte ma i ritrovamenti più importanti avvennero nel 1817 quando, con l'aiuto della conoscenza dei testi classici di Strabone e Diodoro Siculo, Belzoni individuò altre 20 tombe.
La prima fu quella di Montuherkhepeshef, figlio di Ramesse IX , decorata con modo splendido ma con un corredo funebre già trafugato da tempo, poi una sepoltura senza dipinti ma con 2 mummie femminili, successivamente la sepoltura di Ramesse I, della XIX dinastia , tomba dipinta in modo splendido che custodiva il sarcofago di granito del faraone. Il 16 ottobre delle stesso anno Belzoni fece la sua più importante scoperta, ritrovando la tomba di Seti I, figlio di Ramesse I , la più estesa delle tombe faraoniche e la prima a presentare una decorazione scolpita a bassorilievo e dipinta in modo ininterrotta dalla sala del sarcofago all'ingresso. Belzoni scavò anche nell'area vicino i Colossi di Mennone, scoprendo la testa colossale di Amenhotep III oggi conservata al British Museum di Londra. Belzoni fu anche il primo a penetrare in tempi moderni al tempo della piramide di Cheope.
Un'entusiasmante scoperta permise a Belzoni di individuare i due grandi templi di Abu Simbel, anche se arrivato in quel luogo riuscì a vedere solo la testa di uno dei quattro colossi di Ramses II, il 1 agosto del 1817 nelle prime ore del mattino liberò dalla sabbia l'entrata del grande tempio, scoprendo all'interno la grandezza di quel luogo decorato con dipinti e bassorilievi magnifici e statue gigantesche.
Così scriveva Belzoni ..."La mattina del 1 agosto andammo al tempio di buon'ora animati dall'idea d'entrare finalmente nel sotterraneo che avevamo scoperto... Al primo sguardo restammo stupiti della immensità di quel luogo , trovammo oggetti d'arte magnifici... pitture, sculture, figure colossali.. Entrammo nel vestibolo di cinquantasette piedi di lunghezza e largo cinquantadue, sostenuto da un colonnato di pilastri quadrati, i quali sono posti tra la prima porta e l'entrata del santuario...ogni pilastro ha scolpita una figura ..queste specie di cariatidi giungono con le teste alla volta, e somigliano a quelle di Medinet Habu..."
Nonostante molti studiosi avessero già tentato di scoprire l'entrata della piramide di Chefren, senza alcun successo, Belzoni decise ugualmente di affrontare l'impresa , assunse degli operai, si mise ad osservare scrupolosamente l'enorme monumento, scavando per giorni il 1 Marzo del 1818 riuscì ad individuare l'entrata costituita nella parte esterna di tre grandi blocchi di granito dietro i quali si nascondeva un corridoio che terminava con un'enorme pietra... riuscì infine a liberare l'ingresso e a penetrare all'interno della piramide.
Belzoni scrisse..."Si trattava niente di meno che di venire a capo di un'impresa che il pubblico fino ad allora riteneva impossibile, non potendo ignorare che se non vi riuscivo mi andavo a esporre alle risa di tutti, ma supponevo che era molto merito anche nel solo tentare questo grande progetto... Questa rozza entrata non aveva più di tre piedi di larghezza ed era ingombra di piccole pietre e di sabbia, dopo che fu sgombrata apparve più larga all'interno. Dopo che tutto questo sotterraneo fu sgomberato arrivammo all'apertura che conduceva all'interno, il 2 marzo finalmente , verso mezzodì, giungemmo al vero ingresso."
Belzoni fece ritorno a Londra e pubblico un volume con il resoconto dei sui viaggi e scoperte successivamente nel 1921 allestì nell'Egyptian Hall una mostra esponendo un modello in scala della tomba di Seti I , lungo circa 15 metri; fu anche in grado di ricostruire due camere in dimensioni reali, servendosi di alcuni gessi prelevati da calchi eseguiti sulle decorazioni originali.
Articolo a cura di Silvia B.