Belzoni Breve introduzione alla storia dell'esplorazione in terra d'Egitto a cura di Silvia B. Il fascino immortale della terra dei faraoni colpì in epoche diverse scienziati, archeologi, viaggiatori o semplici mercanti e collezionisti d'arte alla ricerca di reperti per la costituzione di raccolte private, tutti però attratti dalla riscoperta delle antiche vestigia Egizie.

I primi esploratori della sponda ovest di Tebe furono gli antichi egizi stessi, già nel 1500 a.C. circa alcuni scribi si recarono nella cappella votiva del visir Antefoker lasciando prova della loro visita in alcuni racconti dove descrissero in modo dettagliato il luogo della sepoltura e le decorazioni policromatiche interne.

Uno scriba narrava ..."lo scriba Siamon venne a vedere questa tomba, egli trovò come se vi fosse il cielo nel suo interno e provando nel suo cuore un gran piacere..."

Erodoto: il padre della Storia Più di mille anni dopo viaggiatori greci e romani visitarono la terra dei faraoni, lasciando testi con descrizioni più o meno attendibili, tra i più celebri ci sono Omero, Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone, Plutarco, Plinio. Il più noto visitatore dell'antichità fu senza dubbio Erodoto, che risalì il Nilo spingendosi fino ad Assuan, raccolse testimonianze dei sacerdoti locali ed insieme alle sue osservazioni personali descrisse questa parte d'Egitto nel suo "Libro delle Storie "costituendo una testimonianza importante per i viaggiatori europei che in seguito si recarono in Egitto.

Erodoto scrive dell'Egitto: "Passo invece a parlare diffusamente dell'Egitto perché, rispetto a ogni altro paese è quello che racchiude in sé più meraviglie e che presenta più opere di una grandiosità indescrivibile... gli egiziani oltre a vivere in un clima diverso dal nostro e ad avere un fiume di natura differente da tutti gli altri fiumi, possiedono anche usanze e leggi quasi sempre opposte a quelle degli altri popoli..."

Riferendosi alla costruzione degli obelischi racconta la storia del re Ferone, che guarito dalla cecità, fece erigere due obelischi a Heliopolis, scrivendo: "Essendo scampato alla malattia degli occhi, dedicò opere notevoli nel santuario di Helios, due obelischi di pietra, ciascuno dei quali di un solo blocco di pietra, entrambi altri cento cubiti e larghi otto..."

Altro narratore classico della terra d'Egitto fu Diodoro Siculo, grande studioso greco ma vissuto in Sicilia al tempo di Giulio Cesare, scrisse la "Biblioteca Storica" contenente numerose descrizioni dei monumenti di Tebe Ovest.

Della valle dei Re, Diodoro Siculo scrisse "...i sacerdoti asseriscono che nei loro archivi sono registrate 46 tombe regali, ma la tempo di Tolomeo ne rimasero soltanto 17 , la maggior parte di esse era distrutta al momento della nostra visita" (dal libro 1, 146)

Strabone descrive nella sua opera Geografia i colossi di Mennone dicendo:... "lì si innalzano due colossi monolitici, uno accanto all'altro. Uno integro, ma la parte superiore dell'altro, è rovinata, si dice per effetto di un terremoto. Si sostiene che una volta al giorno, se senta un rumore simile a un lieve sibilo, come un lamento, nella prima ora del giorno."

Si deve però attendere fino al 1589 per aver un resoconto dettagliato del viaggio che intraprese un ignoto mercante veneziano che tra l'agosto e il settembre di quell'anno risalì il Nilo fino a Tebe. La Biblioteca Nazionale di Firenze conserva il manoscritto di questo "anonimo veneziano" che ad oggi rimane il primo documento a noi pervenuto scritto da un occidentale di un viaggio in Alto Egitto.
Con la conquista Araba dell'Egitto nel VII secolo, fu negato l'accesso agli europei all'alto Egitto, mentre Alessandria ed il Cairo erano già ampiamente visitati e conosciuti.

Nel medioevo erano poche le notizie sui monumenti a sud del Cairo: solo all'inizio del XVIII secolo si avventurarono per la prima volta dei missionari Gesuiti mandati con il compito di ricondurre la chiesa copta sotto l'autorità di Roma.

Claude Sicard nel 1707 era il superiore della Missione dei Gesuiti al Cairo, grazie alla sua padronanza della lingua araba e la perfetta conoscenza dei testi classici sull'Egitto fu facilitato nell'identificare la maggior parte dei monumenti della città di Luxor, tracciando poi un carta geografica del paese collocandovi 24 templi, 50 tombe e 20 piramidi.

Così scriveva: "...i sepolcri di Tebe sono scavati a galleria nella roccia e sono di stupefacente profondità. Sale e camere sono tutte affrescate dal soffitto al pavimento e la varietà dei colori, che sono freschi quasi come un giorno, ha un mirabile effetto".

Altra minuziosa descrizione della necropoli Tebana è resa da Richard Pocoche, un reverendo che nel 1737 arrivò in Egitto, partendo dal Cairo risalì il Nilo arrivando a Luxor con una gran quantità di permessi e regali per omaggiare gli sceicchi locali, visto che in quel periodo per gli europei viaggiare in quei luoghi era assai rischioso. Pocoche nel 1743 pubblicò il resoconto dei suoi viaggi corredato da numerosi disegni, con il titolo di "A Description of the East and some other Countries."

Frederik Ludvig Norden era un ufficiale della marina danese, ma anche un attento matematico con preparazione in architettura e disegno: ebbe l'incarico da parte del sovrano Cristiano VI di raccogliere testimonianze grafiche e notizie sui monumenti dell'antico Egitto, ma sfruttando solo il grado di ufficiale e avendo metodi intimidatori non riuscì ad ottenere dalla popolazione locale informazioni importanti quindi si limitò a tracciare schizzi dei colossi di Mennone e un bellissimo disegno del Ramesseo.

Nel 1768 l'ex console britannico ad Algeri James Bruce risalì il Nilo con lo scopo di scoprirne le sorgenti, ma arrivato a Tebe si fermò per esplorare la necropoli della Valle dei Re dove fortuitamente trovò l'ingresso della tomba regale di Ramesse III attirato da una splendida decorazione di due arpiste che riprodusse sotto forma di disegno un po' fantasioso. La sua esperienza egizia fu raccolta in una pubblicazione del 1790 nel "Travels to discover the Source of the Nile in the years 1768/9/70/71/72/73".