Ciò nondimeno, l'ignominia della presenza di re stranieri sul trono dei faraoni era difficile da sopportare per lo spirito fortemente patriottico degli egiziani, e la dominazione essenzialmente pacifica e tollerante degli Hyksos era destinata a essere descritta dalla storiografia egizia ufficiale come un'epoca terribile caratterizzata da anarchia, confusione e spargimento di sangue. Inoltre, la locale dinastia tebana era restia ad accettare quel ruolo notevolmente ridotto. Così, se inizialmente con i vicini Hyksos ci furono buoni rapporti, ben presto le relazioni diplomatiche cominciarono a deteriorarsi, finché si giunse alla guerra.

Dopo una serie di aspre battaglie, che videro anche la morte di suo padre e del fratello maggiore, alla fine il re Ahmosi I riuscì a cacciare gli Hyksos e a riacquistare il controllo dei territori del nord. Dopodiché volse la propria attenzione verso sud, sconfiggendo i ribelli della Nubia e imponendo nuovamente la dominazione egiziana.

Ahmosi, fondatore del Nuovo Regno e primo faraone della XVIII Dinastia, fu seguito da una serie di re guerrieri che passarono di vittoria in vittoria, a tal punto che l'Egitto, un tempo famoso per la sua volontà di isolamento e per la sua intolleranza verso tutto ciò che non fosse egiziano, acquisì rapidamente un impero che andava dalla Nubia alla Siria, più una sfera di influenza che si spingeva ancora notevolmente oltre.
Tributi e tasse arrivavano da ogni parte e, a mano a mano che le casse reali si riempivano fino a traboccare, venivano finanziati progetti ambiziosi grazie ai quali molti templi di mattoni di fango furono trasformati in magnifici monumenti di pietra. Tutta questa ricchezza finiva con il filtrare anche verso il basso e i membri delle classi medie, molto richiesti come scribi e amministratori, prosperavano. Ma anche gli artigiani beneficiarono notevolmente dell'aumentata richiesta di beni materiali; in pratica, soltanto i contadini e i servi, coloro cioè che si trovavano all'estremità inferiore della piramide sociale, non videro alcuna modifica sostanziale delle loro condizioni di vita.

Il boom economico era inevitabilmente destinato ad avere effetto anche sull'industria della morte, con i nuovi ricchi delle classi medie che pretendevano di godere degli stessi privilegi dei loro superiori. La mummificazione divenne accessibile a tutti coloro che potevano pagarsela, e le vendite di papiri funerari, sarcofagi e gioielli salirono alle stelle.
A questo punto anche l'aldilà, un tempo dimora esclusiva dei faraoni defunti, era diventato assai più "democratico". Chiunque, purché il suo corpo non si decomponesse, poteva ora aspirare a lasciare la tomba e abitareper sempre in compagnia di Osiride nel suo tranquillo e lussureggiante Campo di Canne.

I nuovi sovrani rimasero fedeli alle loro tradizioni religiose meridionali. Al dio tebano Amon, "Colui che è nascosto", venne dunque attribuito il merito della vittoria sugli Hyksos, cosa che costrinse la divinità settentrionale Ra a occupare una posizione di secondo piano; e intanto Tebe assumeva il ruolo di capitale religiosa d'Egitto. Qui, sulla riva orientale del Nilo, il tempio di Karnak, sede di Amon e di tutta la sua famiglia, godette di un imponente programma di ristrutturazione, espansione e abbellimento, un programma destinato a durare per secoli, dal momento che anche tutti i successivi faraoni vollero testimoniare e immortalare nella pietra la propria pietà religiosa.
E intanto, in una valle remota e nascosta della riva occidentale schiere di operai iniziavano a scavare un nuovo tipo di tombe per i faraoni: tombe rupestri che si spingevano in profondità nella roccia. In queste tombe fuori mano si sperava che i faraoni avrebbero riposato in pace per l'eternità; qui le loro preziose mummie sarebbero state al sicuro dai ladri che saccheggiavano senza alcun rimorso le necropoli egiziane. La tradizione di seppellire accanto al defunto oggetti preziosi si stava rilevando terribilmente costosa.
Ci fu però un faraone del Nuovo Regno che non era disposto ad accettare la supremazia di Amon e il crescente potere dei suoi sacerdoti.

Quando Akhenaton salì sul trono, verso il 1353 a.C., l'Egitto non era mai stato tanto ricco e potente. La sua corte era considerata il centro, brillante e sofisticato, del mondo cosmopolita che gravitava attorno al Mediterraneo orientale e il suo re era invidiato dagli altri sovrani dell'epoca. Akhenaton, tuttavia, non aveva la minima intenzione di interpretare il ruolo convenzionale che era stato dei precedenti monarchi egiziani, e il suo regno vide un cambiamento radicale delle sorti dell'Egitto. Completamente assorbito nel suo esperimento religioso, Akhenaton sfidò maat e voltò le spalle agli dei del panteon di stato. Tebe e Menfi vennero abbandonate e nel Medio Egitto sorse una nuova capitale, Akhetaton o Amarna.

Qui Akhenaton venerava una sola divinità, il disco solare o Aton. Isolato nella capitale da lui stesso creata, Akhenaton si interessava assai poco di ciò che accadeva al di fuori della sua ristretta cerchia. Così, dopo diciassette anni di regno, il "faraone eretico" morì lasciando l'Egitto debole e vulnerabile: gran parte del suo impero era andata perduta e la sua economia interna era in piena crisi.
Ad Akhenaton succedette una serie di faraoni il cui regno fu di breve durata; uno di questi fu Tutankhamon, e con lui la XVIII Dinastia lentamente si avviò verso la fine.

In assenza di un erede certo, il trono passò dapprima a un generale molto competente, Horemheb, e poi a una famiglia proveniente dalla regione settentrionale del Delta. I faraoni Ramessidi, prendendo a modello i potenti sovrani guerrieri dei tempi d'oro, riuscirono non solo fermare il declino del loro paese ma a invertire la tendenza, e furono i protagonisti dell'ultima fase del Nuovo Regno [vedi anche Arte egizia del Nuovo Regno]. Così, quando salì sul trono Ramses II i tradizionali dei del panteon egiziano erano di nuovo venerati nei templi che spettavano loro di diritto e l'impero era stato riportato sostanzialmente ai confini di un tempo. Pertanto, era evidente agli occhi di tutti che maat era stata finalmente ristabilita.

C'era tuttavia un'importante differenza. Essendo originari della regione del Delta, i faraoni della XIX Dinastia non si sentivano personalmente legati ad Amon e, anche se Tebe mantenne il suo ruolo di necropoli reale, l'epoca ramesside vide un aumento dell'attività politica e religiosa nel nord. Qui, nel Delta orientale, non lontano dall'antica capitale degli Hyksos, Avaris, fu costruita una nuova capitale, Pi-Ramses, e qui morì il vecchio Ramses II, dopo aver regnato per quasi settant'anni.

Ramses era stato un padre decisamente prolifico: l'immediata successione era chiara, ma la pletora di discendenti reali avrebbe ben preso causato problemi, dal momento che coloro che erano più vicini al trono cominciarono a sgomitare per mettersi in luce. Contemporaneamente, pressioni esterne sempre più pesanti rischiavano di compromettere la pace e la tranquillità dell'Egitto. Infatti, proprio durante gli ultimi decenni del Nuovo Regno, nel Mediterraneo orientale si assistette a un vasto movimento di popoli, e l'Egitto, fertile e stabile, costituiva l'obiettivo ideale per gruppi di nomadi in cerca di una sistemazione. Cinquant'anni dopo la morte di Ramses II, Ramses III riuscì a respingere gli invasori, arrivati via mare, che minacciavano il Delta, ma le sue vittorie militari si rivelarono molto costose e i forzieri reali, non più riempiti dai tributi provenienti da oriente, erano tristemente e pericolosamente vuoti.

Fecero la loro comparsa l'inflazione e la disobbedienza civile, e parallelamente cresceva il potere dei sacerdoti di Amon; così, mentre altri otto faraoni che portavano il nome di Ramses si succedevano sul trono, la crisi economica non fece che aggravarsi, lentamente ma inesorabilmente; come se non bastasse, si assistette anche a un susseguirsi di piene del Nilo troppo scarse.

Gradualmente il faraone si rivelava sempre più impotente e la sua burocrazia irrimediabilmente corrotta. Dapprima andò perduto l'impero orientale, poi fu la volta della Nubia, e sebbene la necropoli tebana, tanto spesso saccheggiata dai ladri, fosse ancora in uso, i territori meridionali di fatto erano ora controllati dal Gran Sacerdote di Amon. La fine del Nuovo Regno, videro l'Egitto nuovamente diviso, con una dinastia locale che regnava sul nord dalla sua capitale di Tanis e il Gran Sacerdote di Amon che assunse il titolo di re per regnare sul sud dalla sua sede di Tebe.

Ebbe inizio il cosiddetto Terzo Periodo Intermedio, che in un primo momento vide rapporti incredibilmente cordiali tra i re di Tanis e i sacerdoti di Tebe.

I matrimoni reali erano da sempre un mezzo pratico per cementare alleanze diplomatiche e anche in questo caso ci furono numerose principesse che, una dopo l'altra, partirono per il sud del paese. Inizialmente destinate a sposare il Gran Sacerdote regnante, queste principesse sarebbero in seguito diventate la "Sposa Divina di Amon", assumendo un antico titolo che fu appositamente riportato in auge per consentire alla figlia del faraone di Tanis di diventare la figura sacerdotale più ricca e potente di tutto l'Egitto. Forse inevitabilmente, dopo un certo periodo le buone relazioni tra il sud e il nord vennero meno e per di più i sovrani taniti si trovarono in difficoltà anche nella regione del Delta. Iniziò così un periodo confuso che vide numerosi capi locali, molti di origine libica, proclamarsi contemporaneamente faraoni.

La Nubia, che per tanto tempo era stata la provincia più meridionale dell'impero egiziano, era ora completamente indipendente, con una propria dinastia regnante. Kashta, re della Nubia, pensò di sfruttare appieno l'evidente debolezza dell'Egitto e nel 770 a.C. marciò verso nord arrivando fino a Tebe. Qui riuscì a far proclamare la propria sorella Sposa Divina di Amon, una mossa politica che di fatto confermava il suo pieno diritto di regnare sull'Egitto.
Kashta fu proclamato faraone dell'Alto e Basso Egitto, ma fu il suo successore, Piye, che raggiunse il Delta del Nilo riunificando così l'intero paese.

Ne seguì un secolo di stabilità politica e sociale, mentre la nuova dinastia si vantava di aver pienamente restaurato maat. Come già gli Hyksos prima di loro, i faraoni nubiani adottarono tutte le insegne della regalità proprie della tradizione e rispettarono gli antichi dei dell'Egitto, anche se preferirono evitare le necropoli reali e da morti scelsero di tornare nella loro terra per esservi sepolti in piramidi dall'aspetto tipicamente egiziano, che, non appena furono scoperte, crearono non poca confusione tra gli egittologi.

Nella valle del Nilo regnava ora la pace, ma al di fuori dei suoi confini la situazione internazionale si stava deteriorando rapidamente e l'Egitto non poteva più sperare di tenersi completamente al di fuori degli eventi esterni. Nel 671 a.C. un esercito assiro riuscì a invadere il Delta del Nilo e a conquistarlo, costringendo il re Tantamani a fuggire verso sud e a riparare in Nubia. La Nubia sarebbe comunque rimasta sotto il controllo della sua dinastia per altri trecentocinquanta anni. Nel frattempo la resistenza egiziana scatenò un altro assalto da parte degli assiri e nel 663 le armate assire arrivarono fino a Tebe. L'Egitto, un tempo tanto potente e superbo, era ora ignominiosamente ridotto allo status di semplice provincia, mentre sul suo Delta regnavano dei re fantocci, dei signorotti di Sais che gli assiri avevano messo sul trono.

Gli inizi dell'Età Tarda videro la cacciata degli assiri e il paese nuovamente unificato sotto la dinastia saitica, ormai autonoma. Per l'Egitto fu l'ultimo periodo di indipendenza, un'epoca di prosperità durante la quale i re di Sais cercarono di far rivivere i fasti di un tempo e si sforzarono di riconquistare la gloria dell'Antico Regno replicando i successi artistici e architettonici degli antichi faraoni. La dinastia saitica venerava i costruttori delle tre piramidi della piana di Giza ed essere sepolti vicino a queste tombe regali fu nuovamente considerato fonte di benefici. La storia, tuttavia, non poteva ripetersi e l'Antico Regno era ormai un mondo lontano.

Nel 525 a.C., l'esercito persiano conquistava l'Egitto e metteva sul trono dinastie proprie, che avrebbero dominato per un paio di secoli, durante i quali ci fu soltanto una breve parentesi di potere locale. Infine, nel 332 a.C., giunse in Egitto Alessandro Magno.

L'epoca dinastica era definitivamente finita.

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