Il talento dei Tolomei nel tessere intrighi era inferiore solo alla loro passione per il lusso. Se le descrizioni del loro primo festeggiamento dinastico, nel 280 a.C., rispondono al vero, un evento del genere oggi costerebbe milioni di euro. La parata fu un turbinio di musiche, incensi, voli di colombe, cammelli carichi di cannella, elefanti con babbucce dorate, tori con corna d’oro; tra i carri allegorici c’era un Dioniso alto 5 metri che offriva una libagione da una coppa d’oro.

Che altro potevano fare i Tolomei, raggiunte queste vette, se non discendere la china? Quando nel 51 a.C. la diciottenne Cleopatra VII ascese al trono, l’impero tolemaico si stava sgretolando; le terre di Cipro, Cirene (Libia orientale) e alcune parti della Siria erano ormai perse e le truppe romane di li a poco avrebbero addirittura presidiato Alessandria. Tuttavia, nonostante la siccità e la carestia e il successivo dilagare della guerra civile, la capitale egiziana era pur sempre una città favolosa, in confronto alla provinciale Roma. E Cleopatra era decisa a ridare slancio al proprio impero, non ostacolando il potere crescente dei Romani ma rendendosi utile presso di loro, rifornendoli di navi e granaglie e sancendo l’alleanza con il generale romano Giulio Cesare tramite il figlio Cesarione. Per non suscitare lo scontento dei sudditi con l’apertura ai Romani, Cleopatra fece proprie le tradizioni egizie. Pare che sia stata la prima sovrana della dinastia a prendersi la briga di imparare la lingua del posto. E anche se per i regnanti stranieri adottare le divinità locali e pacificare la potente casta religiosa era una mossa politica, i Tolomei erano rimasti sinceramente affascinati dall’idea egizia di una vita dopo la morte.

Da tanta fascinazione nacque una religione ibrida, greco-egizia, che trovò la massima espressione nel culto di Serapide, interpretazione greca del mito egizio cli Iside e Osiride. Questo mito fondante della religione egizia narra che Osiride, ucciso dal fratello Seth, venne da questi fatto a pezzi e disseminato in tutto l’Egitto; ma Iside, sorella e consorte di Osiride, inducendo con l’inganno il dio del sole Ra a rivelare il proprio nome segreto, ottenne dal dio il potere necessario a far rivivere Osiride per un lasso di tempo sufficiente a concepire con lui un figlio, Horus, che in seguito ne vendicò la morte assassinando lo zio Seth.

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Ai tempi di Cleopatra, nel Mediterraneo si stava diffondendo ormai da secoli il culto della dea Iside. Per rafforzare la propria posizione, anche Cleopatra, come già altre regine prima di lei, cercò di legare la propria identità a quella della grande Iside (e l’identità di Marco Antonio a quella di Osiride) e di farsi venerare come una dea, facendosi effigiare ad esempio in statue e ritratti nelle vesti della dea madre universale. A partire dal 37 a.C., quando Antonio restituì all’Egitto diversi territori e decretò che i figli di Cleopatra ne sarebbero stati i sovrani, la regina cominciò a realizzare l’ambito sogno di allargare l’impero, e nel 34 a.C. si presentò avvolta nelle sacre vesti di Iside a una celebrazione allestita ad Alessandria per festeggiare la vittoria di Antonio sull’Armenia. Mancavano solo quattro anni al suo suicidio e alla fine dell’impero egizio. E’ stata proprio la profonda identificazione di Cleopatra con Iside, insieme al suo ruolo di regina intesa come manifestazione della grande dea della maternità, della fertilità e della magia, che in definitiva ha condotto Kathleen Martinez a Taposiris Magna. Servendosi delle antiche descrizioni dell’Egitto redatte da Strabone, la Martinez ha abbozzato una mappa dei possibili luoghi di sepoltura della regina, si è concentrata su 21 siti legati al mito di Iside e Osiride e ha visitato tutti quelli che riusciva a trovare.

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