Silvia "io coltivai il grano, venerai il dio del frumento in ogni valle del Nilo. Nessuno ha conosciuto fame o sete durante il mio regno”.
Così recita un'iscrizione attribuita al faraone Amon-Emhat I. L'attività umana che più d'ogni altra rese possibile la prosperità della vita nell'antico Egitto era senza dubbio quella dell'agricoltura. Grazie alle inondazioni annuali del Nilo, la terra egiziana era fertilissima e la ricchezza dei fosfati presenti nel suolo favoriva la coltivazione dei campi.

Tomba Sennedjen: aratura Il lavoro nei campi era cadenzato dalle fasi delle inondazioni del Nilo, la prima era chiamata Akhet cioè l'inondazione, seguiva fase detta Peret quando il Nilo si ritirava e lasciava nei campi il fertilissimo strato di limo e il terzo periodo detto Shomu che corrispondeva all'estate quando mancava l'acqua.
Gli strumenti utilizzati nell'agricoltura erano la falce per mietere il grano e l'orzo, la zappa con una larga lama in legno e l'aratro, anch'esso di legno, di solito trainato da due buoi.
La paglia veniva pressata dentro grandi reti e successivamente tagliata in modo fine per fabbricare dei mattoni di fango che seccati al sole diventarono il materiale da costruzione più utilizzato nell'Antico Egitto.

La coltivazione dei cereali era la principale occupazione agricola. Il frumento, l'orzo e ed il farro costituivano la base dell'alimentazione egiziana.
I cereali per essere resi digeribili dovevano subire delle lunghe cotture per questo nelle famiglie fu introdotto l'uso di recipienti di argilla cotta che potevano contenere sia liquidi che solidi e sopportare il calore del fuoco.

Allevamento del bestiame Il grano veniva macinato dalle donne e la farina ottenuta era utilizzata per fare pane o focacce di diverse tipologie, sia salate, condite con semi di sesamo o papavero, che dolci con l'aggiunta di fichi, uva o miele.

La razione quotidiana dei soldati reali comprendeva circa due chili di pane a testa ma erano le classi più umili che consumavano in modo consistente questo alimento tanto da spingere i Greci a soprannominarli “artophagoi” ovvero mangiatori di pane.
Il frumento e l'orzo venivano coltivati e conservati in cavità foderate con stuoie realizzate con l'intreccio di vimini e l'abbondanza del grano egizio salvò dalla carestia gli Ittiti nel 1221 a.C. oltre a sfamare per molti anni la popolazione e gli imperatori romani arrivati in Egitto.
L'alimentazione era integrata da cipolle, porri, meloni, cetrioli, fagioli, sedano, fave, ceci e lenticchie prodotti immancabili nella dieta quotidiana degli egiziani oltre che dalla lattuga considerata l'ortaggio sacro al dio Min.

Nella “ La Satira dei mestieri” , formata da 4 papiri e ostraka, vengono descritte, nel documento chiamato “L'insegnamento di Kheti” le condizioni di vita dei contadini egiziani così:

“il contadino si lamenta eternamente, la sua voce è più alta di quella dei corvi, le sue dita e le braccia sono domate alle verdure, egli si affatica in mezzo ai pantani ed è sempre stracciato... egli sta bene come si sta bene tra i leoni, la frusta è dolorosa contro di lui ed egli ne soffre quando esce di là, dai campi, arriva a sera a casa sua...”

Stessi toni cupi e umoristici vengono riportati anche nel testo delle “Miscellanee scolastiche” nel Papiro Lansing:

“Lasciami descrivere le condizioni del contadino, passa il giorno a tagliare i suoi strumenti per coltivare per coltivare il grano, passa la notte a intrecciare le corde e anche il mezzogiorno lo passa al lavoro dei campi.. Si equipaggia ad andare ai campi come fosse un guerriero...”

Anche il racconto del nuovo regno intitolato “I due fratelli” descrive il lavoro del contadino:

“Il suo fratello minore era dietro le sue bestie, secondo il suo costume di ogni giorno e ogni sera rientrava a casa sua carico di tutte le erbe dei campi, di latte, legna e di tutte le cose buone dei campi...”

macellazione bestiame I toni di questi “racconti” sono volutamente esagerati ed a volte ironici, perché i testi venivano composti in modo da convincere il lettore che il migliore mestiere esistente nell'Antico Egitto era lo scriba.

Essendo io Toscana ricordo un detto della mia terra che dice... “la penna è più leggera della vanga...”. Sembrerà strano, ma anche nel mondo dell'Antico Egitto c'era una classe sociale in particolare che pensava la stessa cosa, riconoscendo le pene sofferte dai contadini soggetti al duro lavoro manuale.

Nel Papiro Sallier I si legge...

“Sii scriba .. ti salva dalla fatica e ti protegge da ogni tipo di lavoro, ti tiene lontano dal portare la zappa, la marra e dal portare un cesto. Ti tiene lontano dal manovrare il remo e ti preserva dai tormenti, poiché non sei sotto numerosi padroni e superiori.. Ma lo scriba è alla testa di tutti i tipi di lavoro in questo mondo...”

Per irrigare le coltivazioni i contadini riempivano d'acqua delle giare fissandole poi a dei bastoni che si caricavano sulle spalle, questa attività agricola è visibile nelle rappresentazioni delle tombe della necropoli di Tebe dove scopriamo che veniva utilizzato un particolare meccanismo per sollevare l'acqua chiamato Shaduf importato dalla Siria.

Gli oli vegetali usati per cucinare, illuminare le abitazioni, produrre cosmetici o medicinali si ottenevano dalle ghiande di quercia, dal sesamo, lino o dai semi delle Moringa oleifera un piccolo albero che aveva una crescita rapida e poteva arrivare all'altezza massima di 7 metri. L'olio veniva importato in gran quantità dalla Palestina o dalla Libia e venne introdotto in Egitto solo a partire del Nuovo Regno. Venivano coltivati meloni, cocomeri, melograni , carrube ed erano anche apprezzati i frutti dell'albero di sicomoro, il fico selvatico, il giuggiolo o i datteri della palma.

Già in epoca predinastica in Egitto c'era uva in abbondanza, consumata come semplice frutto o utilizzata per la produzione di vino, dopo il raccolto veniva pigiata con i piedi in ampie vasche e lasciata fermentare in grandi anfore. Durante gli scavi a Tebe sono stati ritrovati frammenti di anfore che riportano iscrizioni che fornivano i dati del vino contenuto nella terracotta, un po' come le moderne etichette, su una di queste si legge:

“Anno III di Siptah , vino del 3° giorno del vigneto del tempio di Seti Merneptah (Seti II) nel dominio di Ammone della fattoria di Atum sotto la direzione del capo dei viticoltori Inana” Il vino veniva anche utilizzato per produrre medicinali, come il lassativo, in un'iscrizione si legge: “vino 1 misura, miele 1 misura, radice di ciperus 1 misura, pestare e bere per un giorno”.

Le proprietà inebrianti del vino venivano considerate dono divino come si legge in un inno religioso chiamato “L'Insegnamento del papiro Insinger” recita:

“Dio fa conoscere ogni giorno sulla terra la sua opera misteriosa, egli fa esistere la luce e le tenebre in cui sono tutte le creature... è Dio che ha fatto per l'uomo i rimedi per guarire le malattie e il vino per guarire la tristezza”

La bevanda più consumata era la birra che aveva un sapore gradevole ma una composizione piuttosto densa, diversa dalla bevanda attuale. Era apprezzato anche il succo derivato dalla fermentazione della palma ed una bevanda dolce chiamata Seremt di cui però si ignora la composizione ma che probabilmente poteva essere sia mangiata che bevuta.

La pianta del papiro abbondava nelle zone acquitrinose dell'alto Egitto e riusciva a coprire un infinità di bisogni tra cui anche quello alimentare. Del papiro veniva infatti arrostito il tubero della pianta. Le erbe aromatiche venivano usate per condire gli alimenti, produrre medicine o profumi. Venivano creati dei bouquet per addobbare gli animali destinati al sacrificio e alle offerte agli dei, con spezie racchiuse in fogli di papiro o in fibre di palma assieme alla mandragola, a foglie d'olivo, salice, fiordalisi, petali di ninfee, appio che è un sedano selvatico e la dulcamara, una pianta che cresce lungo i fiumi.

Di solito le vittime sacrificali religiose erano rappresentate da animali selvatici, con unica eccezione dei buoi che erano una delle principali offerte agli dei.


Oltre la coltivazione dei prodotti vegetali in Egitto si praticava fin dall'epoca preistorica la caccia e la pesca, attività che contribuivano al sostentamento alla popolazione fornendo carne e pesce. Il Nilo abbondava di pesci l'alimento base per le classi più umili e come confermano molti documenti ritrovati, veniva fornito ogni dieci giorni agli operai incaricati delle decorazioni delle tombe reali nella necropoli di Tebe una razione di diciotto chili di pesce.

Enormi stormi di uccelli migratori venivano catturati con reti e introdotti in branchi di oche ed anatre per essere allevati e fornire uova, carne e grasso.

Ingrasso Ibis Da alcuni dipinti della mastaba di Ti a Saqqara sappiamo che le gru selvatiche erano catturate ed ingrassate artificialmente prima di essere sacrificate ed anche i cigni, piccioni e pellicani erano allevati ma raramente offerti in sacrificio.

Ossa di maiale sono state ritrovate tra i mucchi di rifiuti dei villaggi operai di Amarna e Deir el Medina e fra le rovine del palazzo di Amenofi III sono state scoperte giare contenenti grasso di capra, bovino e montone.

Venivano allevati animali domestici come pecore, capre, asini e maiali mentre i bovini provenivano dalla Nubia i tori erano importati dall'Asia e successivamente introdotti in Egitto a scopo riproduttivo. I pesci, i volatili e tutti i tagli di carne venivano svuotati dalle interiora e conservati mediante essiccazione o sotto sale in vasi di ceramica sigillati.

Il latte era un prodotto importante dal quale si ricavavano formaggi e burro, quotidianamente si beveva latte di capra , asina, vacca o pecora ma il latte era anche ritenuto bevanda divina e utilizzato nelle cerimonie religiose, infatti si pensava che versare latte sulle offerte per i defunti potesse donare all'estinto il dono della rinascita.

Si praticava anche l'apicoltura e il miele ottenuto veniva utilizzato per dolcificare o produrre farmaci e cosmetici. Si producevano due tipi di miele: uno trasparente ottenuto riscaldando e filtrando il miele “grezzo” e privandolo della cera solida oppure un miele rosso che conteneva dei residui di favo.

L'Egitto presentava una grossa carenza di buon legname da costruzione che veniva importato dal Libano, gli alberi presenti erano l'acacia, il sicomoro, le tamerici che avevano un legname nodoso e poco elastico impiegato soprattutto per costruire mobili di uso domestico, mentre il legno di palma veniva utilizzata per costruire le travi dei soffitti delle case, scale, ceste e gabbie per uccelli.

Anche le canne ed i giunchi venivano impiegati per costruire oggetti in vimini come sgabelli, scatole, tavoli o cesti di varia misura.

Vari alberi erano considerati sacri come la persea (Mimusops schimperi) ovvero l'avocado egiziano, l'albero di Heliopolis identificato nella mitologia egizia come l'Ished , il sicomoro dedicato alla Dea Hathor che veniva chiamata anche “signora del sicomoro del sud” e un sicomoro centenario detto “albero della Vergine” che si trovava nei pressi di Heliopolis all'ombra del quale si pensava avesse riposato la Sacra famiglia durante la fuga in Egitto.

Un'altra preziosa coltivazione era quella del lino, lavorato mediante pettinatura degli steli per rimuovere i semi e macerando successivamente le fibre rimaste in vasche per poi essere trasformate in in fili di varia tipologia.

Esisteva un lino grezzo adatto alle vesti delle classi umili ed un lino pregiato particolarmente fine, il lino reale, dotato di una trama velata ricordato per la sua trasparenza anche nelle poesie erotiche egizie.

Nel Nuovo Regno gli uomini erano impegnati nella tessitura del lino come si vede nelle rappresentazioni delle tombe di Beni Hassan e si legge nei racconti di Erodoto che scrive...

“Gli Egiziani hanno in più casi costumi diversi dagli altri uomini... presso di loro le donne vanno al mercato ed esercitano i commerci e gli uomini siedono in casa e filano...”

Anche il lino dell'alto Egitto era apprezzato e fu utilizzato per confezionare degli abiti che il re Smendes inviò al principe di Byblos per ricompensarlo di alcune forniture di legno di alta qualità.

Gli abitanti delle oasi del deserto occidentale scambiavano con l'Egitto gli animali selvatici catturati negli wadi come antilopi e gazzelle in cambio di vino, cereali, frutta, pellame, sale, e minerali.

Anche le popolazioni del Sudan e della Nubia barattavano i loro prodotti con le merci dell'Egitto come armi, ceramiche, tessuti, mobili e proprio grazie a questi scambi commerciali l'Egitto divenne il più grande paese che esportava in tutto il Mediterraneo ebano, avorio, piume di struzzo, oro, ametista, e altre pietre preziose.

Articolo a cura di Silvia B.

Fonti:
Cibi e sapori del mondo antico (Cianferoni-Museo archeologico di Firenze)
L'antico Egitto (C.Alfred)

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