Strumenti di misura dell'antico Egitto Come scrive Erodoto sembra che i primi geometri furono gli agrimensori egiziani, che per necessità puramente pratiche, misuravano e dividevano le superfici dei campi, calcolavano le varie proporzioni dei terreni e attraverso paletti conficcati nel suolo sui quali tendevano delle corde annodate tra loro tracciavano delle rette sul terreno. Per questo motivo proprio i Greci chiamarono questi antichi geometri “arpedonapti” (annodatori / tenditore di funi).

Cubito egiziano Nell'antico Egitto il trascorrere del tempo e il ritmo della vita quotidiana erano scanditi da eventi naturali come l'annuale piena del Nilo. Il calcolo degli anni era considerato solo in occasione di importanti ricorrenze politiche , in alcuni documenti a carattere religioso o politico si nota come gli egiziani fossero soliti calcolare il trascorrere degli anni ogni volta che saliva al trono un nuovo faraone. La stele funeraria del tesoriere reale Meru (XI dinastia) riporta un’iscrizione geroglifica con la data “Anno reale 46” e sotto varie formule di invocazioni religiose si trova il cartiglio del faraone Mentuhotep, questa colonna votiva fa quindi riferimento all’anno 46 di regno del sopra citato faraone. I mesi dell’anno erano divisi secondo criteri strettamente pratici come i lavori agricoli o le feste religiose, già in epoca preistorica l’anno era frazionato in tre stagioni principali che avevano inizio sempre con la piena del Nilo.

Il capodanno egiziano, che coincide oggi con il 19 luglio, veniva festeggiato il primo giorno dell’anno e da questo giorno succedevano le tre stagioni principali “akhet” l’inondazione del Nilo, “peret” l’emergere delle terre dopo la piena del Nilo, [articolo Il Nilo] “shemu” la siccità, queste tre stagioni si possono identificare con l’attuale autunno, inverno ed estate.

Il giorno era diviso in 24 ore, dodici diurne e dodici notturne, quelle del giorno veniva misurate usando una sorta di “orologio solare portatile” (meridiana) formato da un piccolo pilastro montato ad angolo retto su una base fissa orizzontale sulla quale esisteva una suddivisione oraria, il primitivo orologio terminava con un filo a piombo che fungeva da gnomone (o ago della meridiana) e l’ombra prodotta dallo gnomone posto contro il sole indicava l’ora più o meno esattamente.

Fu l'astrologo Amenemhat, vissuto alla corte del faraone Amenhotep I, ad inventare l’orologio ad acqua (o clessidra) composto da un vaso costruito in alabastro o granito decorato nella parte esterna con figure che riproducevano le divinità stellari divise in tre file separate da una linea di colore blu. Internamente l’orologio era graduato con tre serie di dodici tacche mentre sul fondo del vaso c’era un piccolo foro, per misurare lo scorrere delle ore il vaso veniva riempito d’acqua fino l’orlo ed il lento defluire dell’acqua indicava l’ora.

Gli egiziani sentirono la necessità di avere una unità di misura lineare e una di peso per ragioni strettamente pratiche come definire gli esatti confini dei terreni coltivati o determinare i corrispettivi in natura delle transazioni commerciali. A tal proposito Erodo scrive che la geometria (dal greco geo=terra metria=misura) nacque in Egitto:

“Quando il Nilo inonda il paese, dalle acque emergono soltanto le città, tutto il resto del territorio egiziano si trasforma in una distesa d’acqua. Il Nilo quando è in piena non inonda solo il delta ma anche il cosiddetto territorio libico e in qualche luogo quello arabico fino a una distanza, da entrambe le sponde, di due giorni di viaggio in media. Sesostri ripartì il territorio fra tutti gli Egiziani assegnando a ciascuno un lotto di forma quadrangolare di uguali dimensioni, poi si garantì le entrate fissando un tributo da pagarsi con cadenza annuale.. se a qualcuno il fiume sottraeva una parte del lotto c’era la possibilità di segnalare l’accaduto presentandosi al re di persona..questi inviava dei tecnici a verificare e a misurare con esattezza la diminuzione di terreno affinché il proprietario potesse per il futuro pagare il tributo in giusta proporzione.. Scoperta, mi pare per questa ragione, la geometria passò poi dall’Egitto in Grecia..”.. Erodoto (Le storie – libro II)

La necessità di tracciare i confini dei terreni alluvionati dalle piene del Nilo portò gli egiziani ad inventare un’unità di misura lineare, la prima fu il cubito unità determinata dalla distanza tra la punta del gomito e il dito medio della mano. Il cubito era suddiviso nella spanna, che era la distanza tra il pollice e i mignolo di una mano distesa, nella misura del piede, del palmo e del dito. Durante la III dinastia egizia entrò in uso il cubito reale corrispondente a 0,525 metri circa, era costituito da un’asticella solitamente di legno o pietra con sopra incise le frazioni di misura come la lunghezza del dito, del palmo, della spanna, del piede e del braccio .. più semplicemente il cubito reale era diviso in 28 parti uguali alla misura di un dito, ad esempio il palmo della mano corrispondeva a 12 dita, la mano a 8 dita, il piede a 16 dita, il braccio a 20 dita ed il dito era diviso a sua volta in 16 parti che avevano una misura che andava dai 18 mm a 1,125 millimetri nella parte più piccola.

Nella tomba dell’architetto Kha sono stati ritrovati due cubiti reali che facevano parte dei suoi utensili da lavoro, uno era realizzato in legno pieghevole con una custodia in cuoio l’altro era di legno rivestito da una lamina d’oro, quest’ultimo si pensa possa essere stato un dono personale del faraone Amenhotep II per elogiare il lavoro svolto dall’architetto. Già nell’Antico Regno egizio, nelle botteghe orafe, era utilizzata la bilancia per pesare l’oro o le pietre preziose, questo strumento aveva un forma molto semplice era composto da un alto piede, un asta orizzontale alle cui sommità erano posti due piatti ed un filo a piombo posto all’estremità dell’asta che serviva per accertare l’esattezza della posizione dell’utensile. Come contrappeso per le bilance venivano utilizzati semplici sfere o parallelepipedi di pietra levigata, nel nuovo regno furono utilizzati pesi in diorite, calcare, basalto o bronzo realizzati con forme raffinate simili ad uccelli. Fino alla XXVI dinastia per gli scambi commerciali non furono utilizzate le monete, l’unica unità di peso utilizzata per il baratto era il Deben che corrispondeva a 91 grammi circa ed era diviso in 10 parti chiamate Qedet.( 1 deben = 10 qedet o kedet).

Esistevano deben di rame, argento e più raramente in oro, dal ritrovamento di alcuni documenti si può stabilire il valore approssimativo di alcuni oggetti ad esempio un paio di sandali valevano 1 deben, una pecora 5 deben mentre un quarto di bue poteva valere fino a 120 deben di rame.

I cereali venivano pesati colmando delle botti (heqat) che corrispondevano a circa quattro litri e mezzo, i liquidi come la birra o il vino erano misurati in anfore da 13 litri circa mentre pregiati liquidi come i profumi erano pesati in hin che corrisponde all'odierno mezzo litro.

Articolo a cura di Silvia B.

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