Alle probabili ipotesi e teorie su ciò che avvenne in quegli anni di restaurazione tebana si può giungere soltanto andando di pari passo, assolutamente non prescindendo dalle analisi e dai rilevamenti effettuati sulla mummia del faraone, riesumato solo in tre circostanze.
Passiamo ad analizzarle.
A differenza della quasi totalità delle mummie faraoniche, quella di Tutankhamon è l'unica lasciata a riposare nel luogo in cui fu sepolta circa 3500 anni fa.
La sua riesumazione è avvenuta rispettivamente nel 1926, nel 1968 e nel 2004.
Quella del 1926, se dal punto di vista archeologico ha rivestito un'importanza mastodontica, al contrario, ai fini dell'indagine volta a venire a capo del mistero della morte del faraone, s'è rivelata la più improduttiva.
Quando fu aperto per la prima volta l'ultimo sarcofago che conteneva la salma, si notò che una parte della resina, utilizzata per il processo d'imbalsamazione, si era sedimentata sul fondo, formando praticamente un tutt'uno.
Non disponendo, ovviamente, a quei tempi di attrezzature adeguate, il corpo fu estratto con metodica grossolana da Douglas Derry (collaboratore di Carter), danneggiandosi gravemente in più punti. Va da sé che queste lesioni postume hanno costituito una vera componente di depistaggio per gli effettivi indizi, che avrebbero probabilmente potuto portare a facilitare la deduzione della causa di decesso.
Gambe, braccia, costole furono significativamente danneggiate; persino la testa fu letteralmente separata dal tronco. E' assente lo sterno, ma è sicuro che sia stato rimosso al momento dell'imbalsamazione: la resina, solidificatasi con stoffa e corpo, non avrebbe potuto in alcun modo permetterne un'estrazione successiva.
Nel 1968, un'equipe dell'Università di Liverpool, diretta dal prof. Harrison, ottenne di poter analizzare i resti del re e di effettuare delle radiografie.
Lo studio dei risultati delle lastre portò ad alcune prime, sommarie conclusioni: il faraone era stato assassinato. La notizia fece scalpore.
Il più convinto assertore di questa soluzione fu il noto egittologo Bob Briar. A far sorgere forti sospetti non solo vi era il riscontro di frammenti ossei nella scatola cranica, ma in primis un foro circolare ed un corrispondente alone alla base della testa che ne facevano dedurre un probabile colpo, con conseguente emorragia.
Giungiamo ai giorni nostri.
Oggi, le moderne ed avanzate tecniche della T.A.C. ci permettono d'ottenere un'accurata scansione tridimensionale del soggetto in esame.
Il progetto, patrocinato e sponsorizzato dalla rivista National Geographic sotto la supervisione di Zahi Hawass, ha profuso i suoi importanti risultati.
In prima battuta, s'appurò che il foro alla base del cranio ed i frammenti ossei mostrati dalle radiografie del '68, erano dovuti quasi sicuramente al processo di mummificazione, che prevedeva raschiatura ed asportazione del cervello, oltre che tramite narici, talvolta anche con l'ausilio di fori suppletivi, se il caso lo avesse richiesto.
Si fece chiarezza anche sul sospetto alone alla base del cranio, attribuibile senz'altro alla resina versata successivamente nella scatola cranica.
Successivamente, la scansione ha riscontrato interessanti indizi agli arti inferiori.
Tra le diverse fratture alle gambe, l'analisi accurata di una di esse ha mostrato significativi elementi su cui riflettere: all'altezza del ginocchio sinistro, sono evidenti segni di successiva calcificazione dell'osso.
Ciò indica che la frattura sia avvenuta a soggetto ancora in vita e che il corpo, nel periodo antecedente il decesso, abbia abbozzato un'opera di ricostruzione.
Il faraone potrebbe, allora, esser morto dopo prolungata agonia a causa della frattura stessa, oppure per una violenta infezione originata dalla ferita. Non dimentichiamo che, in tempi antichi, significative ferite che comportassero forti infezioni, potevano esser letali.
E' da escludere che la frattura sia un danno subito durante l'attività militare: è poco probabile che il re abbia partecipato a qualche battaglia durante la sua breve vita.
Oltre alla presenza di carri trovati nella sua tomba, di cui il faraone doveva servirsene nell'aldilà, non sono poche le scene in cui Tutankhamon è ritratto dedito ad attività venatoria. Che sia caduto dal carro proprio durante una battuta di caccia? Ipotesi verosimile.
Alla luce di questi indizi, in attesa di ulteriori prove, o rivelazioni, questa, se pur alla lontana, sembrerebbe esser attualmente la pista più percorribile.
Di sicuro, a prescindere dal tipo di sorte toccata al faraone, non scarseggiano elementi per ritener avvenuto con sicurezza qualche intrigo a corte almeno dopo la sua morte.
Nella tomba di Tutankhamon, Ay non figura più in qualità di visir, bensì già di suo successore, intento ad effettuare la cerimonia dell'apertura della bocca alla salma. Era un rito che spettava unicamente al faraone.
In più, i cartigli che attorniano i suoi nomi, l'abito in pelle di leopardo, la corona, assolutamente non possono esser fraintesi. E' evidente, quindi, che, per assurgere alla carica reale e legittimarne la successione, l'ormai anziano primo ministro abbia per forza dovuto sposare Ankhesenamon. La prova definitiva viene fornita da un anello, trovato per caso nella bottega di un antiquario al Cairo, recante i cartigli sia di Ay, che della vedova Ankhesenamon, appaiati ad indicarne l'avvenuta unione tra i due.
Ciò che lascia perplessi è quanto possa esser accaduto poco dopo le nozze.
Ankhesenamon dev'esser stata uccisa, caduta in disgrazia, o più semplicemente, spodestata e messa da parte.
A suggerirlo è la sua riluttanza ad unirsi all'anziano primo ministro.
Ad avallare questa notizia è il ritrovamento in Turchia di una tavoletta recante un testo cuneiforme.
Su essa è incisa la corrispondenza epistolare, avvenuta poco dopo la morte di Tutankhamon, con il grande sovrano Hittita Suppiluliumas.
La vedova dichiarava che non avrebbe mai sposato "un suo servitore" e chiedeva che le fosse mandato uno dei suoi figli, affinché si unisse a lei e fosse reso re dell'Egitto.
Dopo qualche riluttanza, dovuta ad incredulità per una così palesemente facile, ghiotta opportunità d'inserirsi ai vertici della politica di uno dei più acerrimi regni rivali, Suppiluliumas acconsentì.
E' evidente che Zannanza, il figlio prescelto a tale scopo, non abbia mai raggiunto Tebe e che sia stato ucciso poco dopo aver varcato i confini del territorio egizio.
Cronologicamente, dopo questa testimonianza, non si riscontrano altre notizie su Ankhesenamon. Si può solo constatare l'assenza del suo cartiglio nella tomba di Ay, sostituito da quello di Tey, colei che in precedenza era stata la balia di Tutankhamon.
Per gentile concessione di