La crisi della successione si abbatté sulla corte. Pare che Ankhesenamon, la vedova di Tutankhamon, tra i giochi di potere che sicuramente si saranno scatenati attorno a lei, abbia tentato una mossa personale, mandando lettere disperate al re degli Ittiti, in Anatolia. “Mio marito è morto”; scriveva, “mandami tuo figlio e lo farò re!” Una richiesta senza precedenti, ma comprensibile. «Sua nonna era Tiye, una delle regine più potenti che l'Egitto abbia mai avuto», dice Johnson. «E sua madre era Nefertiti. Ambedue avevano regnato come dee viventi, e naturalmente Ankhesenamon riteneva di avere lo stesso potere. Ma scoprì che si sbagliava».

Alla fine un principe ittita, Zannanza, venne inviato per sposarla, ma fu ucciso (da sicari, secondo alcuni) al suo ingresso in territorio egiziano. A quel punto divenne faraone un anziano cortigiano di nome Ay, forse il nonno di Ankhesenamon. Era un onesto dignitario che si accollò 1'onere del comando in assenza di un erede? O aveva tramato la morte di Tutankhamon per prenderne il posto? In ogni caso, non regnò che tre o quattro anni. Alla sua morte assunse il potere il comandante dell'esercito, Horemheb. Il nuovo sovrano era un uomo ambizioso, dalle oscure origini. Cospirò con l'anziano Ay per eliminare Tutankhamon e il principe ittita, e poi attese il suo momento fino alla morte di Ay? Aveva motivo, modo e potere di farlo. Comunque sia andata, verso la fine del suo regno Horemheb, che non aveva figli, nominò principe ereditario l'antico compagno d'armi Ramses, che diventò il fondatore di una nuova dinastia.

Cofanetto Gli egittologi non danno molto credito alle teorie cospiratorie, ma l'idea dell'intrigo ha fatto breccia nelle menti di molti “detective” che citano prove a carico di Ay, di Horemheb e perfino di Ankhesenamon, la moglie di Tutankhamon, dagli indizi ricavati nella sepoltura. Per cominciare, la tomba è insolitamente piccola per un re, ed è stipata. Carter notò che le casse funebri attorno al sarcofago “erano state evidentemente sbatacchiate, senza prestare attenzione al rischio di danneggiarle”. In più, gli operai avevano fatto saltar via pezzi della bara mummiforme più esterna per farla entrare nel sarcofago. Questi e altri fattori testimoniano una certa fretta, ma si possono davvero considerare prove di un delitto?

Tutankhamon potrebbe essere stato vittima di un'infezione o di una malattia. Da lettere dell'epoca emerge che una non ancora identificata epidemia devastò l'Egitto e i Paesi limitrofi. Un'altra possibilità è l'incidente: è facile immaginare il faraone alle redini di un cocchio, lanciato a tutta velocità come amano fare i giovani. Basta un ostacolo a farlo volare e atterrare con un urto mortale. Può essere stata una caduta a danneggiare sterno e costole al punto di costringere gli imbalsamatori a rimuoverli? A parte la sua fama e le ipotesi sul suo destino, quella di Tutankhamon è solo una delle tante mummie d'Egitto. Nessuno sa quante siano: l'inventario, lanciato verso la fine del 2003 col Progetto Mummia, finora ne ha contate quasi 600, ma non è ancora concluso. La fase successiva prevede l'esame delle mummie con un'apparecchiatura per la TAC portatile donata dalla National Geographic Society e dall'azienda costruttrice, la Siemens. Tutankhamon è fra i primi a essere sottoposti all'esame. La regalità ha i suoi privilegi.

La sera della TAC, gli operai portano i resti fuori dalla tomba. Cassa in spalla, come a un funerale, salgono una rampa e una scala che li conduce all'esterno; da qui un ascensore idraulico li trasporta nella roulotte dove si trova la macchina. Venti minuti dopo due uomini ne escono di corsa per tornare con un paio di ventilatori di plastica. La macchina da milioni di dollari si è bloccata perché c'è un po' di sabbia in una ventola. «La maledizione del faraone», scherza una guardia tradendo un certo nervosismo. Alla fine si riesce a portare a termine l'operazione. I tecnici riconsegnano Tutankhamon agli operai, che lo riportano nella sua tomba. Nemmeno tre ore dopo essere stato prelevato dalla bara, il faraone riposa di nuovo in pace là dove i sacerdoti lo deposero nell'antichità. Nella roulotte, un tecnico fa comparire sullo schermo di un computer immagini sbalorditive di Tutankhamon. Da una massa di punti luminosi prende forma una testa grigia, che il tecnico inclina e fa ruotare in tutte le direzioni. Le vertebre del collo appaiono chiare come in una lezione di anatomia. Altre immagini rivelano una mano, varie angolazioni del torace, e una sezione del cranio. Ci vorranno settimane prima che la squadra di radiologi completi l'analisi che peraltro non fornirà nessuna prova che si tratti di un delitto. Ma il più è fatto. Hawass si abbandona contro lo schienale della sedia e sorride di sollievo: «La notte scorsa non ho chiuso occhio» dice. «Ero preoccupatissimo. Ma ora me ne andrò a dormire».

Quando usciamo dalla roulotte e ci ritroviamo sulla sabbia, il vento si è calmato. Nella valle dei morti, l'aria invernale è fredda e immota. Proprio sopra l'ingresso della tomba splende Orione (la costellazione che per gli antichi Egizi era l'anima di Osiride, il dio della vita dopo la morte) e fa la guardia al re fanciullo.

Fonte: NGM italia Giugno 2005