Israele ha fatto pervenire un messaggio confidenziale agli Stati Uniti e ad alcuni paesi europei, chiedendo loro di sostenere il regime autoritario del presidente Hosni Mubarak e il suo governo, duramente contestati da un vasto movimento di piazza. Secondo quanto riferito dal quotidiano Haaretz, in questo messaggio i responsabili israeliani sottolineano che è «interesse dell'Occidente» e di «tutto il Medio Oriente mantenere la stabilità del regime in Egitto». «Occorre di conseguenza mettere un freno alle critiche pubbliche contro il presidente Hosni Mubarak», si sottolinea nel messaggio inviato dalle autorità israeliane alla fine della scorsa settimana.

L'INIZIATIVA - La radio militare, che ha ripreso questa informazione di Haaretz, ha riferito che questa iniziativa rappresenta una dura critica agli Stati Uniti e ai paesi europei che non sostengono più il governo del presidente Mubarak. Un portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu si è rifiutato di commentare la notizia. Fino ad oggi la leadership israeliana ha adottato un profilo basso a proposito delle manifestazioni in Egitto contro Mubarak. Il premier dello Stato ebraico ha ordinato ai suoi ministri di astenersi dal fare dichiarazioni.

OBAMA - Prima il Segretario di Stato, Hillary Clinton, e dopo Barack Obama hanno, di fatto, dato il benservito a Mubarak. Il presidente americano ha chiamato alcuni leader stranieri sostenendo che in Egitto serve «una transizione ordinata verso un governo che risponda alle aspirazioni del popolo». A chiedere un «governo di transizione» era stata tutta l'opposizione, compresi i potenti Fratelli Musulmani, che ha delegato a Mohamed ElBaradei il compito di negoziarla. L'ex capo dell'Aiea, rientrato da vienna in Egitto per guidare politicamente la protesta, sembra aver avuto successo nell'unificare il fronte della dissidenza: «Non torneremo indietro, Per l'Egitto si apre una nuova era», ha detto, parlando in piazza. L'opposizione egiziana negozierà la transizione non con il presidente Hosni Mubarak ma con l'esercito, ha poi dichiarato Ayman Nour, dissidente storico e oggi esponente di spicco della protesta. L'esercito «deve scegliere» tra l'Egitto e il rais, affermano da giorni i manifestanti, e, secondo il Sunday Times, il neo vice presidente egiziano, il generale Omar Suleiman, e il ministro della Difesa, Mohammed Tantawi, hanno chiesto a Mubarak di dimettersi, prospettandogli una soluzione «rispettabile», che salvaguardi, quantomeno, i frutti di un potere personale costruito in trent'anni di presidenza.

Mubarak

GHEDDAFI - Chi si tiene in stretto contatto con il presidente egiziano Hosni Mubarak è il leader libico Muhammar Gheddafi: domenica il colonnello libico ha fatto la terza telefonata da quando è scoppiata la rivolta al Presidente egiziano. Sia la Jana, l'agenzia di stampa libica, che Oea, il quotidiano riformista online, nel darne notizia non riportano però il contenuto delle conversazioni. Intanto la Libia ha attivato domenica un ponte aereo fra Tripoli e il Cairo per permettere ai suoi cittadini residenti in Egitto di rientrare in patria malgrado le difficoltà all'aeroporto della capitale egiziana. Le due società aeree libiche, la Libyan Airlines e la Afriquyia Airways, hanno affermato domenica in una nota di aver «facilitato» il rimpatrio dei circa 2500 cittadini libici bloccati in aeroporto dalla mattina di domenica.

NUOVO 007- Intanto Mubarak ha nominato lunedì mattina il nuovo capo dei servizi segreti, che prende il posto di Omar Suleiman, «promosso» alla vicepresidenza dello Stato. A guidare l'intelligence sarà il generale Murad Mowafi, ex governatore del Sinai, secondo quanto riferito dal quotidiano di Stato, Ahram. Ma tra le mosse del presidente egiziano spicca la delega al governo per l'avvio del dialogo politico con le forze di opposizione. Lo ha annunciato la tv satellitare «al-Arabiya». Il capo di stato egiziano ha inoltre precisato che «la priorità è quella di esaudire le richieste legittime del popolo egiziano».

Corriere.it