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La “privatizzazione” dell’evergetismo greco in Egitto continuerà ancor di più con l’arrivo dei romani, quando, soprattutto in età imperiale, verranno a mancare le opere benefiche degli imperatori, poco interessati a presentarsi come evergeti.In una prima fase, in mancanza di istituzioni greche a tutti gli effetti, le attenzioni maggiori sono rivolte ai complessi templari, che, come si vedrà nei prossimi capitoli, erano stati fino a quel momento il fulcro della vita economica e, in parte, amministrativa dello Stato faraonico. In seguito, questi cominciano ad essere abbandonati, sostituiti dalla nuova struttura del Ginnasio, cui andranno i massimi sforzi dei “benefattori”; il fenomeno raggiunge la sua massima evidenza con il periodo romano quando il ginnasio diviene il luogo cardine della gestione economica del Paese e quando l’attenzione degli evergeti si sposta progressivamente dalle zone periferiche alle città (Alessandria soprattutto), divenendo un sistema di collaborazione e scambio di favori tra le fasce ricche della popolazione22 e compromettendo così l’originaria natura e gli intenti del vero evergetismo.
Ecco dunque con quale realtà l’Egitto - nel 332 ormai per sempre divenuto terra di conquista e controllo straniero - è costretto a confrontarsi; viene da chiedersi se questo “sistema” introdotto dai macedoni, che apriva in Egitto una nuova fase nel rapporto tra lo Stato e i singoli privati, fosse del tutto nuovo per gli Egizi oppure no.
Erano esistiti in Egitto dei prodromi indigeni di evergetismo privato? Se sì, quali erano le loro caratteristiche? Chi erano gli evergeti privati indigeni e quali erano i loro obbiettivi? Quali documenti ci forniscono delle prove?
I paragrafi che seguono vogliono far luce su questo problema, cercando di individuare, nella documentazione epigrafica a nostra disposizione, l’esistenza di un evergetismo egiziano tra l’ultima fase dell’epoca faraonica e il periodo tolemaico, sulla base dei concetti sopra analizzati.
22 Si veda P. VAN MINNEN, op. cit., p. 463-sgg.