HATHOR: Dea cosmica il cui culto potrebbe risalire alla preistoria egizia, risultando esatta l’identificazione della dea con alcuni reperti archeologici tra cui uno raffigurante una testa bovina circondata da stelle. La sua immagine d’epoca storica è quella di una figura muliebre col capo sormontato dalle corna, cori riferimento all’altra sua immagine, quella di sacra vacca.

{nomultithumb} Hathor - divinità egizia

Talvolta, come sui capitelli d’epoca tarda, il suo largo voltò femminile è munito delle orecchie di tale animale. Il simbolo della vacca si riferisce alla qualità di « alimentazione » da parte della dea per il Faraone e per il defunto, reintegrando la loro sostanza e confermando così la loro immortalità. In questo aspetto, la dea funeraria Hathor è riprodotta, quale sacra vacca, mentre emerge dalla Montagna Occidentale (cfr.), considerata la regione dei defunti.

Come patrona del sacro Albero è associata al sicomoro, alla palma e al fico, sempre in atto di nutrire il defunto. Il suo nome, letteralmente Hat-Hor, significa la « Dimora di Horo» cioè il cielo (riferendosi a Horo il Falco). Venne anche definita: la « Grande mucca celeste che creò il mondo e il sole ». In epoca protostorica il culto della sacra vacca ebbe per epicentro il vii nomo dell’Alto Egitto, la cui capitale, Diospolis Parva, venne chiamata « la città dei sistri ». Hathor fu considerata la dea patrona dell’amore e la protettrice della musica e della danza. Una festa popolare, quella dell’ ebbrezza », veniva tenuta ogni anno a Denderah centro principale del suo culto, il xx giorno del primo mese dell’inondazione.

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Di particolare importanza era la processione che la statua della dea compiva, sostando presso ogni suo santuario, verso quello di Horo di Edfu (cfr.), attribuitole come sposo. La statua di questo dio veniva portata a sua volta in processione incontro a quella di Hathor e le festività per l’incontro duravano tredici giorni.

Come in molte altre religioni antiche la dea dell’amore è anche la dea della morte (Venere, Libitina, Astarte ecc.). Così Hathor assume, per ordine di Ra, l’aspetto mortifero della leonessa Sekhmet (cfr.) nel mito della distruzione del genere umano.

Tolomeo Filopator consacrò la necropoli di Deir el Medineh a Hathor. La dea fu anche adorata a Aphroditopolis del Nord, Apollinofolio Magne, Deir el-Bahri, Diosfolis Parve, Gebelein, Neferusi e Pontyris. Venne identificata a Kadesh, sposa di Reshep, divinità asiatica anch’essa patrona dell’amore e della morte. Ebbe per figlio Ihi, il giovane suonatore di sistro. Fu anche considerata moglie di Sebek e madre di Fibonsu nella triade divina adorata a Kom Ombo.

HATHOR (le dee): si tratta di sette o nove entità preposte alla sorte dei neonati.