Gli egizi cominciarono a costruire la Grande Piramide di Giza esattamente il 23 agosto del 2470 a.C., o almeno così dice una controversa nuova ricerca che ha voluto attribuire una data esatta all'inizio del progetto per la costruzione dell'ultima meraviglia del mondo.

Il team di ricercatori egiziani ha stabilito questa data sulla base di una serie di calcoli incentrati soprattutto sulla presenza storica nel cielo della stella Sothis, nota oggi come Sirio. Sothis, nel periodo dell'antico Egitto, si presentò ogni anno, in coincidenza con le inondazioni delle sponde del Nilo dopo un'assenza lunga circa un anno. "La comparsa di questa stella coincideva con l'inizio del periodo delle inondazioni del Nilo", spiega il responsabile del team di ricerca Abdel-Halim Nur El-Din, ex capo della Corte Suprema Egiziana per le Antichità. Storicamente, "gli egizi iniziavano la costruzione degli edifici più importanti, come le tombe e i templi, all'inizio del periodo delle inondazioni". Fare coincidere l'avvio delle costruzioni con la fertilizzazione della terra coltivabile con il limo del Nilo, che così preservava la fertilità della regione, era di buon auspicio.

Le piramidi di Giza I faraoni, inoltre, cominciavano costruire le tombe sempre all'inizio del proprio regno. Khufu, il faraone cui era destinata la Grande Piramide, salì al potere nel 2470 a.C., secondo Nur El-Din e i suoi colleghi. Per individuare esattamente il giorno in cui Sothis si presentò ogni anno durante il regno di Khufu, i ricercatori hanno incrociato il calendario occidentale moderno, quello dell'antico Egitto e il ciclo della stella Sirio. Dal lavoro del team è risultato che quell'anno gli antichi egizi osservarono la comparsa stella tra il 17 e il 19 luglio, mentre il periodo delle inondazioni cominciò 35 giorni più tardi, vale a dire, il 23 agosto.

I faraoni sincronizzano gli orologi - Basarsi sull'arrivo di Sirio per tenere traccia del tempo e anticipare le inondazioni annuali del Nilo fu una tecnica valida, spiega Mark Hammergren, un astronomo dell’Adler Planetarium di Chicago che non ha partecipato al lavoro. "Ogni anno solare, l'evento si ripresentava in un periodo abbastanza preciso, coincidente anche con le stagioni, e forniva quindi una data fissa valida", dice Hammergren.

L'astronomo è d'accordo anche con i calcoli effettuati dal team di Nur El-Din sul passaggio di Sothis, perché la data della comparsa della stella in cielo al tempo dell'antico Egitto stimata dal team di Nur El-Din coincide con le date calcolate da altri ricercatori. Hammergren ricorda, tuttavia, che la comparsa in cielo della stella, ovvero la sua visibilità da terra, dipendeva anche dalle condizioni atmosferiche, che in certi casi potrebbero averla oscurata per qualche giorno. Mahmoud Afifi, direttore generale per le antichità di Giza, vuole anche datare l'anno esatto dell'inizio del regno di Khufu.

L'antica cronologia egizia riparte da zero all'inizio del regno di ogni nuovo faraone, rendendo difficoltoso abbinare l'anno di inizio e quello finale del regno di ciascun faraone al calendario occidentale. Inoltre, le liste antiche con i nomi dei faraoni e le date dei rispettivi regni non sono affidabili, perché gli antichi egizi spesso modificavano i dati storici a fini politici. Così, per esempio, i faraoni poco amati potrebbero mancare del tutto in queste liste falsando così le date del regno del faraone successivo.

Inoltre, per il disegno e il progetto della Grande Piramide ci volle probabilmente molto tempo, aggiunge Afifi, e ciò sposterebbe la data d'inizio della sua costruzione all'anno successivo all'inizio del regno di Khufu.

I misteri delle piramidi. Secondo Afifi, molti aspetti della Grande Piramide restano semplicemente avvolti nel mistero. "Non sappiamo perché Khufu abbia scelto la piano la piana di Giza per la sua tomba, visto che il padre era seppellito a Dashur, a 30 kilometri di distanza", dice Afifi. "Sulla Grande Piramide ci sono molte teorie e ciò è logico perché è l'ultima grande meraviglia del mondo ancora in piedi".

di Andrew Bossone - Il Cairo (20 aprile 2010) - National Geographic Magazine