Uno dei figli di Horo che, come Duamutef (cfr.) partecipò alle operazioni di mummificazione del corpo di Osiride divenendo uno dei patroni dei vasi canopi (cfr.). È cinocefalo e, unitamente a Neftis, protegge i polmoni del defunto conservati nel vaso canopo a suo nome. Come punto cardinale raffigura il nord. La divinizzazione del fiume Nilo nel duplice aspetto del sud e del nord.

È antropomorfico ma ermafrodito, con abbondante ginecomastia per accentuare il suo carattere di fecondità. Sulla testa reca, come insegna, le tipiche piante del fiume, talvolta sostenute nelle mani, unitamente al simbolo della « vita », la croce ansata, per indicare come la vita per il paese provenisse dalle sue mani. Si riteneva che egli dimorasse in una caverna vicina alla prima Cateratta tra due montagne nei pressi dell’isola di Elefantina e dell’isola di File chiamate rispettivamente Qor-Hdpi e Mu-Hdpi, cioè (“Caverna di Hpi” e “Acqua di Hpi”. La caverna era talvolta vigilata da una dea ippopotamo armata di coltello.

Hapi non ebbe centri particolari di adorazione e restò sempre, nel pantheon egiziano, una divinità secondaria per quanto importantissima. I riti annuali in suo onore ponevano in festa l’intero paese ed erano diretti dal Faraone stesso.

Molti i sacrifici che venivano compiuti verso la metà del mese di giugno allorché la stella Sothis segnava l’inizio della piena.

Il Faraone in presenza dei dignitari della corte e del popolo, dopo aver compiuto i prescritti sacrifici, gettava nelle acque un papiro suggellato: il « Libro che fa sgorgare il Nilo dalle sue sorgenti » un testo magico che sanzionava il patto tra il Faraone e il sacro fiume. Né va dimenticata la visita che i sacerdoti facevano compiere a ogni nuovo Apis (cfr.) al Nilo come primo atto del rituale di consacrazione, onde stabilire un rapporto indiretto tra i due simboli di fecondità.

Le immagini dei due Nili, la settentrionale e la meridionale, figurano sovente sui troni faraonici, in atto di annodare le rispettive piante attorno al segno geroglifico dell’unione, simboleggiando così il compimento dello sma-Tani = « l’Unione delle Due Terre » cioè dell’Alto e del Basso Egitto. Al dio Nilo venne composto un famoso Inno preservatoci in esemplari della XIX dinastia, in cui è detto:

« Tu sei l’amico del pane e della bevanda, Tu fortifichi il grano e lo fai crescere... Tu sei il signore dei poveri e dei bisognosi.

Il dio Nilo era talvolta seguito, nella iconografia templare, da un corteggio di divinità analoghe, maschili e femminili, simboleggianti le differenti divisioni territoriali attraversate dal fiume.

Famosa è la definizione di Erodoto: «L’Egitto è la terra bagnata dal Nilo in tutto il suo corso».