La notizia dell'avvio del processo a carico del deposto presidente egiziano, Hosni Mubarak, campeggia questa mattina sulle prime pagine della stampa del Cairo. Per il quotidiano 'al-Ahram', il piu' antico giornale arabo, quello di oggi è un "giorno memorabile" perche' "per la prima volta nella sua storia viene processato un presidente egiziano".
IL CAIRO (Reuters) - L'egiziano Hosni Mubarak è arrivato oggi al Cairo per essere processato per il suo ruolo nell'uccisione dei manifestanti durante le proteste contro il suo governo, primo leader arabo a sedere sul banco degli imputati dalle rivolte che hanno scosso tutta la regione.
L'ex presidente 83enne, ricoverato a Sharm el-Sheikh dallo scorso aprile, è entrato in barella nella gabbia per gli imputati -- dove si trovano anche i suoi figli Alaa e Gamal con le tute bianche da carcerati -- nell'aula del processo, realizzata all'Accademia di polizia al Cairo.
Il giudice Ahmed Refaat ha chiesto all'aula di mantenere la calma all'ingresso di Mubarak, partito all'alba dall'ospedale di Sharm el-Sheikh con un convoglio composto da ambulanze e veicoli delle forze dell'ordine.
Il processo a Mubarak è senza precedenti. Il presidente tunisino Zine al-Abidine Ben Ali, il primo leader a essere destituito nella "primavera araba", è stato processato in contumacia e si trova in Arabia Saudita. Se condannato, Mubarak rischia la pena di morte.
Fuori dalla corte alla periferia della capitale egiziana è stato preparato un megaschermo per assistere al processo. Manifestanti pro e contro Mubarak si sono affrontati, alcuni con lancio di pietre, mentre centinaia di poliziotti sono intervenuti per mantenere la calma.
LA GABBIA NELL'ACCADEMIA DELLA POLIZIA - Mubarak affronta il processo con i sui due figli, Gamal e Alaa, oltre che con l'ex ministro dell'Interno Habib al-Adli, già arrivati in tribunale, e sei alti funzionari. Un uomo d'affari e confidente di Mubarak, Hussein Salem, sarà processato in contumacia.
La grossa gabbia di metallo per gli imputati si trova in una hall che può ospitare centinaia di persone nell'Accademia di polizia, lo stesso posto dove due giorni prima dell'inizio delle proteste -- il 25 gennaio scorso -- Mubarak lodò il lavoro della polizia nel garantire la sicurezza in Egitto.
La polizia ha usato proiettili di gomma e lacrimogeni contro i manifestanti al Cairo e altre città. Gli egiziani accusano Mubarak di politiche economiche che hanno riempito le tasche dei ricchi affamando la maggior parte degli altri, e della repressione dell'opposizione.
Mubarak in aula, l'Egitto attende la sua Norimberga
Dovrebbe essere la Norimberga egiziana, forse dell'intera Primavera araba. Per ora. Alla sbarra della giustizia penale, civile e della Storia, Hosni Mubarak, i due figli, il ministro degli Interni e sei capi della Sicurezza. Si incomincia oggi. L'accusa è di furto per milioni di dollari dello Stato e omicidio.
Il dittatore tunisino era già stato giudicato e condannato, ma in contumacia. Qui, nell'aula approntata alla scuola di polizia, siederà il regime in carne ed ossa. Anche se quello egiziano era brutale e i morti della rivolta sono stati 850 in 18 giorni, è difficile chiamare Norimberga il processo che si apre oggi alla periferia settentrionale del Cairo. Soprattutto pensando alle abitudini di Bashar Assad in Siria, alla guerra civile in Libia o al re del Bahrein che per sedare la rivolta nel suo Paese ha chiamato le truppe saudite.
Ma la giustizia, legittima e vendicativa, vuole i suoi colpevoli. I giovani di pazza Tahrir - in questo insieme ai Fratelli musulmani - sono tornati in strada, si sono scontrati con le forze dell'ordine perché il processo si tenesse. Ieri il nuovo ministro degli Interni ha garantito che ci sarà anche Mubarak, nonostante le condizioni di salute. Per evitare che la piazza si sollevi ancora, l'ex dittatore sarà portato in elicottero dall'ospedale di Sharm el-Sheikh dove è ricoverato. La Storia spiega che per iniziare il nuovo bisogna chiudere col passato. Farlo in modo giacobino, però, porta a volte frutti indesiderati: garantì Terrore e bonapartismo in Francia; sangue e repubblica islamica più recentemente in Iran.
Ci sarebbe un altro modo ancor più radicale per chiudere col passato. Quello di Nelson Mandela e del vescovo Desmond Tutu: una Commissione per la Verità e la Riconciliazione nella quale ciascuno riconosce pubblicamente le sue colpe, la società civile faticosamente perdona e guarda al futuro. Così furono sradicati dal Sudafrica i miasmi dell'apartheid. Il perdono non è parte della cultura araba e difficilmente è praticato nelle altre. Ma sei mesi dopo l'inizio della Primavera consentirebbe agli egiziani di guardare avanti, dedicarsi al prossimo passo verso la democrazia e non ai conti col passato. Futuro sono le regole del gioco che bisogna scrivere: Costituzione, istituzioni, legge elettorale. Con una manifestazione imponente, la settimana scorsa l'Egitto islamico ha mostrato la sua forza e chiesto il Paese che vuole. I giovani di piazza Tahrir, invece, continuano a chiedere che anche i militari siano messi alla sbarra come Mubarak. Non sono i migliori garanti della transizione: il regime che si giudica oggi è fatto da militari come loro. Ma al momento la tradizione laica delle forze armate è la sola garanzia per costringere l'islamismo in un quadro di regole democratiche.
Ugo Tramballi - La Repubblica