Manca un anno all'atteso voto in Egitto. Nel 2011, infatti, il paese si recherà nuovamente alle urne per le elezioni presidenziali. Gli osservatori internazionali si aspettano come sempre numerose irregolarità, ma su quale direzione prenderà il Cairo, ci sono ancora molte speculazioni. Gli attori sono molteplici e i possibili scenari non influenzeranno soltanto i rapporti con l'Occidente, ma soprattutto la politica interna e la condizione della perseguitata comunità copta.

La recente strage di cristiani a Naga Hammadi contiene infatti in sé alcuni elementi che aiutano a comprendere quale strada prenderà l'Egitto. Secondo Magdi Khalil, intellettuale e giornalista copto, «mentre un tempo i cristiani, scarsamente protetti dalle autorità, erano un bersaglio soltanto per gli islamisti, oggi non è più così. Gli stessi servizi di sicurezza sono complici e appoggiano completamente la violenze contro i copti».

Secondo questa interpretazione questo è il modo in cui il presidente Hosni Mubarak, in carica dal 1981, starebbe preparando il terreno per la successione del figlio Gamal, che vuole presentarsi all'Occidente come il volto moderno dell'Egitto e che imiterebbe in politica estera il percorso del padre. Ma non ha né il sostegno della strada né tantomeno quello della classe intellettuale. «È per questo che l'unica via per Gamal di ottenere l'appoggio per un suo mandato è un accordo con i Fratelli Musulmani», spiega Khalil. «Questo è ciò che sta accadendo in Egitto e di cui tutti stanno parlando». L'accordo tra Gamal e i Fratelli Musulmani sarebbe simile a quello che fece l'ex presidente Anwar Sadat con gli islamisti. In cambio del loro appoggio, Mubarak permetterebbe una più accentuata islamizzazione del paese, che prevederebbe, come al tempo di Sadat, anche il ricorso alle maniere forti contro i copti.

I Fratelli Musulmani però hanno anche altro da guadagnare. Negli ultimi tempi il movimento è stato indebolito dai servizi di sicurezza, ma grazie a questo compromesso i suoi membri non verrebbero più arrestati. Inoltre, sarebbe concessa loro piena libertà di continuare il lavoro religioso, in cambio probabilmente di una diminuzione del numero di deputati del movimento islamista alle prossime elezioni. Nonostante questo asserito accordo, la situazione per Gamal rimane comunque critica. L'appoggio dei Fratelli Musulmani, infatti, non è sufficiente per diventare il prossimo presidente, poiché si calcola che addirittura il 99 per cento della popolazione sia contrario a questo passaggio di poteri di padre in figlio. Dall'altro lato, per adesso, l'esercito non è intervenuto e niente è trapelato circa la sua posizione su Gamal.

Hosni Mubarak è infatti anche a capo dell'esercito e nessuno oserebbe pronunciarsi contro il figlio. Ma questo non è sufficiente per placare la rabbia della popolazione, pronta a rivoltarsi se Gamal dovesse vincere le prossime elezioni. La maggior parte degli analisti egiziani crede pertanto che, se la situazione non cambierà, Hosni Mubarak si presenterà ancora una volta alle elezioni e le vincerà a grande maggioranza. Il presidente egiziano ha però 82 anni e non si sa fino a quando potrà continuare a mantenere il potere reale. E se dovesse morire improvvisamente, i giochi potrebbero cambiare drasticamente.

Secondo Khalil non esiste al momento un "piano di emergenza" per il dopo-Mubarak. Ci sono però due cose certe. La prima è che, in assenza del padre, Gamal non avrebbe alcuna possibilità di accedere al potere. La seconda è che il paese attraverserebbe un periodo di caos e di crisi politica se ci provasse. E sono ancora due le direzioni che potrebbe prendere a quel punto l'Egitto: o i Fratelli Musulmani salgono al potere o l'esercito interviene. Entrambi gli scenari rimangono aperti. Nessuna terza via è plausibile, dato che l'opposizione che aveva tanto fatto parlare di sé alle scorse presidenziali si è sfasciata. In questo caso, Khalil spiega che la soluzione migliore sarebbe che l'esercito prendesse direttamente il potere. Solo in questo caso si potrebbe arrestare l'islamizzazione del paese, che Mubarak sta adesso alimentando, mandando l'Egitto alla deriva.

Fonte: http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=9682&Itemid=54
di ANNA MAHJAR BARDUCCI