(di Safwat al-Kahlout) GAZA - A un anno di distanza, per Mohammed Awaja, 45 anni, ex impiegato dell'Anp, l'operazione Piombo Fuso non è ancora finita. Nei combattimenti di un anno fa nella Striscia di Gaza ha avuto un figlio ucciso, Ibrahim, e la casa distrutta. Con il cessate il fuoco è stato alloggiato in una tenda: ma la speranza di passare in una casa in affitto è rimasta irrealizzata per mancanza di fondi. Lo troviamo dunque ancora sotto una tenda vecchia e due nuove, dove si accinge ad affrontare con la famiglia le intemperie dell'inverno.
La' alloggerà un nuovo figlio, che dovrebbe nascere a gennaio. Siamo nella zona orientale del campo profughi di Jabalya, nel sobborgo Abed Rabbo, uno dei più danneggiati dai combattimenti. Secondo un rapporto della organizzazione umanitaria Pchr-Gaza, le case totalmente distrutte durante la guerra sono state 2.114, e le altre rese comunque inagibili 3.242: di conseguenza alla fine del conflitto i senza-tetto era stimati in oltre 50 mila. Oggi sono 20 mila. La chiusura della Striscia ha provocato un netto aumento nei costi del cemento e dei materiali di costruzione: un mattone che costava un anno fa due shekel (30 centesimi di euro) viene pagato adesso 4,50.
Ovunque in questo rione si vede desolazione. Entriamo nell'abitazione del dottor Ezzedin Abu El-Eish, il ginecologo dell'ospedale Tel ha-Shomer di Tel Aviv (quello dove è tuttora ricoverato l'ex premier israeliano Ariel Sharon). Si tratta di una personalità divenuta ben nota, suo malgrado, dopo che l'uccisione delle figlie per una cannonata israeliana fu trasmessa in diretta da una televisione israeliana mentre lui parlava con un giornalista. Davanti agli occhi gli morirono tre figlie (Bissan, Miar, Aya), e la cuginetta Nur. Rimasto fedele ai suoi ideali pacifisti, Abu El-Eish si è trasferito per lavoro in Canada. Tornerà a giorni per un breve soggiorno, dicono i parenti, perché prova una nostalgia invincibile. Ma la sua casa e quella vicina sono ancora severamente danneggiate. L'elettricita' spesso manca. E poi, meno tangibili, ma evidenti, restano i ricordi, le scene atroci di morte che i congiunti non possono esorcizzare. "In quella stanza non ci posso entrare", ci dice il nostro accompagnatore, indicando il locale dove sono rimaste uccise le figlie del dottore. Secondo il rapporto di Pchr-Gaza, del milione e mezzo di abitanti di Gaza l'80% vive in condizioni di povertà. Il tasso medio di disoccupazione è del 42%, ma in certe zone supera il 55%. Una famiglia di Gaza su cinque deve arrangiarsi con l' equivalente di 10 euro al giorno. Per la chiusura dei confini - l'Egitto sta costruendo una barriera sotterranea per bloccare i tunnel di contrabbando - i prezzi dei beni di consumo crescono di continuo: la vita diventa una guerra per la sopravvivenza. A cio' si aggiungono la preoccupazione per un nuovo conflitto - che molti ritengono imminente - e per le malattie. Molte medicine scarseggiano. Chi poi deve ricorrere a cure mediche avanzate si trova di fronte al problema pratico di ottenerle, in Israele o in Egitto, viste le difficoltà di abbandonare la Striscia. Il logorio quotidiano è un argomento ricorrente nelle conversazioni di salotto. Chi studia scientificamente gli effetti psicologici dell'operazione Piombo Fuso è il dottor Iyad Saraj, presidente del programma di salute mentale per Gaza. I suoi collaboratori stanno esaminando la situazione scuola per scuola e gli riferiscono che c'è un aumento dell'80% negli episodi di violenza. "I ragazzi sono nervosi, aggressivi, irascibili", afferma. Si stanno sedimentando disordini mentali, avverte, che sarà poi arduo estirpare.(ANSAmed).