Zahi Hawass, forse il più autorevole, sicuramente il più mediatico egittologo al mondo, ha dato recenti prove di autoritarismo nei rapporti, oggi più che mai alterati, con i suoi colleghi. L'ennesimo schiaffo agli studiosi occidentali il "faraone del terzo millennio" (soprannome attribuitogli dai sempre colorati media americani), unico dispensatore dei necessari permessi di scavo nella terra dei Faraoni, è arrivato puntuale;

e come una mannaia si è abbattuto sulla missione del Louvre, da anni attiva a Saqqara, vicino al Cairo. Il Museo possiede 5 frammenti di affreschi, provenienti dalla tomba a Luxor di Tetiky, nobile della XVIII Dinastia (XV-XIII sec. a. C.), e acquistati dal Louvre in anni recenti, dopo che erano stati messi all'asta da Christie's nel 1982. Secondo Hawass i preziosi reperti proverrebbero da scavi clandestini, successivi al 1952, anno della nazionalizzazione dell'Egitto, dopo il quale ogni bene archeologico non poteva più uscire dal Paese. Viceversa i responsabili del Museo parigino avrebbero rendiconti di missioni, attive tra il 1907 e il 1911, atti a provare il ritrovamento degli affreschi in quell'occasione; e che gli stessi sarebbero entrati a far parte della collezione di un diplomatico francese, in seguito acquistata da antiquari e case d'asta: "Quindi tutto regolare. D'altronde tutti i manufatti presenti su territorio francese non hanno provenienza illegale. Controlliamo tutto, così come previsto dalla convenzione dell'UNESCO del 1970, da noi subito ratificata", precisa Jean-Pierre Debaere, Consigliere culturale all'Ambasciata francese al Cairo.

Eppure è notizia di questi giorni che Hawass probabilmente l'avrà vinta: Frédéric Mitterand, Ministro francese della Cultura, ha annunciato che presto i 5 frammenti saranno restituiti "per evitare che la collera dei responsabili dell'Archeologia in Egitto si abbatta sulle missioni francesi".

E', ad oggi, un caso unico nel proprio genere e, secondo alcuni osservatori dell'ambiente, legato alla recente bocciatura di Faruk Hosni, Ministro egiziano della Cultura, quale candidato alla Direzione dell'UNESCO: sembra, pur nella segretezza del voto, che a Hosni sia venuto meno proprio il decisivo sostegno francese.

Ma le angherie del "sovrano" dell'Egittologia colpiscono anche autorevoli studiosi di casa, giovani promesse dell'Egittologia made in Egitto, dove gli studi di antichistica sulle proprie radici sono di livello sempre crescente. E' notizia di questi giorni che l'ANHRI (Arabic Network for Human Rights Information) ha denunciato Hawass, reo di aver pesantemente offeso con ripetuti interventi sulla stampa Ahmed Saleh, giovane e brillante ricercatore, con un Dottorato all'Università di Manchester. Saleh si sarebbe permesso di sollevare dubbi sull'utilità delle TAC, eseguite dal team di Hawass su alcune mummie della Valle dei Re. Sarebbero – secondo il giovane ricercatore – irrispettose nei confronti di defunti, che comunque esigono riguardo, e di scarsa utilità scientifica: nessun risultato concreto ad oggi. La polemica è divampata e il povero Saleh è stato rimosso dai suoi incarichi. Insomma ci si chiede fino a quando gli egittologi e gli appassionati dovranno sopportare le bizze di un padre sempre dispotico padrone: con molta saggezza i colleghi del Cairo fanno notare che il faraone è ormai prossimo al pensionamento …

Articolo dell'egittologo Aristide Malnati - 16 nov. 2009 - Il Sole 24 Ore