All'inizio della campagna di ricerca Zahi Hawass era abbastanza certo che la mummia rinvenuta in una tomba minore non fosse sua maestà la donna faraone. «Quando ho cominciato a cercarla non avrei mai pensato che quella mummia fosse proprio Hatshepsut [Hatshepsut, la regina faraone] », racconta. Tanto per cominciare non aveva un aspetto regale: era grassa e, come ha scritto lo stesso Hawass, aveva due “enormi seni penduli” che sarebbe stato più normale riscontrare sulla sua nutrice.
Qualche mese prima Hawass aveva visitato la tomba di Hatshepsut alla ricerca di indizi sulla sua collocazione. Con l'inseparabile cappello calcato sulla testa, era sceso a 200 metri di profondità, in una delle tombe più pericolose della Valle dei Re. La galleria scavata nella friabile pietra di calcare e scisto puzzava di escrementi di pipistrello; nel 1903, all'epoca dello scavo, Howard Carter l'aveva definita “uno dei lavori più fastidiosi che abbia mai diretto”.
Nella tomba Carter aveva trovato due sarcofagi con il nome di Hatshepsut, alcuni pannelli parietali di calcare e un vaso canopo, ma nessuna mummia. In una tomba vicina, la KV60, una costruzione minore cui si accedeva dal corridoio d'ingresso della KV19, Carter aveva fatto un'altra scoperta rinvenendo “due mummie di donna molto spoglie e alcune anatre mummificate”: Una delle mummie giaceva in una bara, 1'altra sul pavimento. Carter aveva preso le anatre e richiuso la tomba. Tre anni dopo, un altro archeologo trasferì al Museo Egizio del Cairo la mummia custodita nel sarcofago; l'iscrizione apposta su quest'ultima fu collegata in seguito alla balia di Hatshepsut. L'altra mummia venne lasciata dov'era, sul pavimento, dov'era stata deposta probabilmente da alcuni sacerdoti intorno al 1000 a.C., in occasione delle inumazioni della XXI dinastia.
Nel corso degli anni si perse traccia dell'ingresso della KV 60, e la mummia rimasta sul pavimento della tomba sparì a tutti gli effetti. Finché, nel giugno del 1989, l'egittologo Donald Ryan andò a esplorare una serie di piccole tombe prive di decorazioni presenti nella valle. Sollecitato da Elizabeth Thomas, autorevole egittologa convinta che la KV60 potesse custodire la mummia di Hatshepsut, Ryan aveva incluso questa tomba nella richiesta di autorizzazione a condurre le sue ricerche. Il primo giorno, arrivato troppo tardi per potersi mettere all'opera, lo studioso decise di fare un giro nel sito per lasciarvi alcuni attrezzi. Tanto per fare qualcosa si mise a spazzare l'ingresso della KV19, partendo dalla porta e procedendo all'indietro. In capo a mezz'ora, nella roccia del corridoio aveva scoperto una fessura. Al di là di una botola di pietra Ryan trovò una scala. Una settimana dopo, l'archeologo e un soprintendente alle antichità del luogo entrarono nella tomba "sparita".
«C'era un'atmosfera inquietante», ricorda Ryan. «Prima d'allora non avevo mai ritrovato una mummia. Io e il soprintendente entrammo con molta cautela. Sul pavimento giaceva una donna … Santo cielo, se ci ripenso!».
La mummia si trovava in una tomba che era stata saccheggiata nell'antichità. Aveva il braccio sinistro piegato di traverso sul petto o in una posa funebre che secondo alcuni era comune presso le regine egizie della XVIII dinastia. Ryan cominciò a catalogare tutti i reperti. «Trovammo il coperchio fracassato di un sarcofago e scagliette d'oro che erano state raschiate via», racconta. «Non sapendo se Carter [Il grande egittologo Howard Carter] avesse spostato qualcosa, catalogammo le scoperte come se si trattasse di un sito intatto». In una camera laterale Ryan scoprì un mucchio enorme di bende, una zampa di vacca mummificata e una catasta di “mummie alimentari”, cioè fagotti di cibo in fasce, preparati per il lungo viaggio del defunto attraverso 1'eternità. Più Ryan studiava la mummia, più si convinceva che doveva trattarsi di un personaggio importante. «Era mummificata in maniera straordinaria», racconta, «e aveva una posa regale. Caspita, mi sono detto, questa qui è una regina! Possibile che sia Hatshepsut? Sì, era possibile. Ma non c'erano elementi che la collegassero a qualcuno in particolare». In ogni caso, di chiunque fosse quella mummia non sembrava giusto lasciarla lì per terra in un cumulo di cenci. Prima di richiudere la tomba, Ryan e il suo collega fecero un po' d'ordine nella camera funeraria; poi, da un falegname del posto si fecero costruire una semplice bara, calarono l'ignota signora nel suo nuovo ricovero e chiusero il coperchio. Il lungo periodo di anonimato di Hatshepsut stava per terminare.
Fonte: NGM