Eman Hanafy ZidanRestauratrice. Eman Hanafy Zidan, 27 anni, giovane restauratrice che lavora da 5 anni nel Museo egizio del Cairo. Il Museo ospita la più completa collezione di reperti archeologici dell’antico Egitto.

IL CAIRO — Dire nostalgia è ancora poco. Lei non ha problemi nel chiamarla «una cosciente fuga nel passato per dimenticare l’abisso del presente». Via, via dalla polvere, dal caos della folla, dall’inquinamento che nel caldo torrido diventa nuvola di gas venefico, dal traffico impossibile, dalla brutalità volgare di chi per la strada le grida «prostituta» solo perché non si mette il velo sul capo.

 

Per rifugiarsi invece tra le mummie, al riparo dei sarcofaghi, tra le colonne decorate, le statue, i geroglifici, i papiri del Nilo, le boccette di profumi antichi, i misteri del regno dei morti simbolizzato dalle piramidi e le vestigia dell’antico Egitto dei grandi imperi faraonici.

Eman Hanafy Zidan ha solo 27 anni, ma mostra la determinazione matura di chi sa bene ciò che vuole. E di una cosa è certa: il Paese di oggi non fa per lei, non la rivoluzione e non la restaurazione, non i Fratelli musulmani e non i militari. Soprattutto non accetta questa decadenza apparentemente irreversibile, resa ancora più triste dal paragone con le grandezze incommensurabili e gloriose del tempo che fu.

Laureata in archeologia e specializzata nel restauro dei manufatti, Eman da cinque anni quasi ogni mattina viene nel piccolo laboratorio al piano terra del Museo egizio e si chiude in un mondo tutto suo. Una realtà lontana, appartata, separata da ciò che la circonda appena fuori dalle mura massicce di questo Louvre egiziano affacciato sul brusio ossessivo di piazza Tahrir.

Oggi le gigantesche sale costruite oltre 110 anni fa sono ancora più desolate, silenziose, disertate dai turisti, poco illuminate per risparmiare elettricità. Lei le percorre come una regina. Ne conosce i segreti, le piccole vicende quotidiane. Guarda ai sarcofaghi, esamina le mummie con occhio esperto. Ha la passione di ridare vita ai materiali corrosi, cerca di evitare i prodotti chimici per la pulizia.

E' in contatto con la Bresciani, una ditta milanese specializzata nelle tecniche del restauro. «Ci sono migliaia di detersivi scrostanti sul mercato. Sono rapidi e danno ottimi risultati molto rapidamente. Ma nel lungo periodo creano più danni che altro, aumentano i processi di corruzione del legno e delle pietre. Preferisco raschiare via lo sporco manualmente. Alla fine il risultato è meno brillante, occorre molta più pazienza, ma i materiali originali non sono intaccati», spiega. Ieri sul suo tavolo di lavoro c’erano il modello antico oltre 5.500 annidi una piroga in legno con i rematori dai colori bianco, nero e ocra ancora perfettamente conservati (il tessuto della vela in miniatura invece è notevolmente deteriorato), un poggiapiedi in legno e canapa trovato in una tomba faraonica presso Luxor, oltre ad alcuni oggetti di uso quotidiano: un coltellino dalla lama di metallo con il manico d’avorio cesellato a forma di leone, una statuetta di Afrodite del periodo ellenico alta una quindicina di centimetri, un peso in piombo da carpentiere, uno scalpellino simile a quelli usati tutt’ora. «Ci vorranno almeno quattro mesi per preparare tutti questi oggetti ed esporli nelle bacheche. Ma è ora che si faccia: alcuni giacciono da oltre trent’anni nei nostri magazzini».

Vive con il marito, giornalista alla televisione di Stato, in un appartamento non lontano dall’aeroporto internazionale. Non possono permettersi di abitare in centro. Lei guadagna poco più di 1000 lire egiziane al mese, circa 130 euro. Da quando si è sposata possiede una vettura. Impiega un’ora e mezza per arrivare in ufficio e spende un terzo dello stipendio per il parcheggio. «Prima venivo in autobus, ma ogni viaggio mi prendeva oltre due ore». Dunque trascorre tutt’oggi quotidianamente quasi tre ore in auto. «Sono viaggi da incubo a passo d’uomo nel traffico. Quando raggiungo i quartieri del centro vedo i palazzi che solo quarant’anni fa avrebbero fatto bella figura a Roma o Parigi e adesso sono sporchi, sovrappopolati, irrimediabilmente decaduti. Da due anni inoltre le strade attorno a Tahrir sono state invase da bancarelle ambulanti, pile di scarpe e vestiti che rallentano le auto, impediscono il passaggio. Ma la polizia non fa assolutamente nulla», dice (ndr. curiosa lamentazione da parte di una statale privilegiata, sposata con un altro statale). Un motivo in più per raggiungere la quiete dell’ufficio il prima possibile. Con il suo inglese perfetto e la facilità allo studio non avrebbe problemi a trovare un impiego molto meglio pagato. Le è stato anche offerto di andare all’estero, persino una borsa di studio a New York. E ci ha pensato seriamente quando l’anno scorso l’amministrazione dei Fratelli musulmani ha assunto 25 nuovi impiegati nel suo dipartimento paralizzando i finanziamenti a lei e ai 14 colleghi più senior.

Ma Eman non vuole emigrare: «Sono egiziana. Non intendo lasciare il mio Paese. Preferisco essere una profuga nascosta nel museo del Cairo, che una sradicata di lusso all’estero».

Lorenzo Cremonesi - Corriere della Sera

Ultimi eventi - Egitto 2013

Gli scontri: Dopo la destituzione del presidente Mohamed Morsi, annunciata il 3 luglio dal generale Al Sisi in seguito a un golpe militare, si susseguono settimane di scontri in tutte le principali città egiziane tra sostenitori e oppositori dell’ex leader egiziano.

I morti: L’8 luglio i militari aprono il fuoco contro i pro Morsi che, secondo l’esercito, avrebbero tentato di assaltare la sede della Guardia repubblicana: si contano 53 morti e 480 feriti. Altre violenze: Il 26 luglio due grandi manifestazioni riempiono le principali piazze egiziane. Al Cairo, nella zona dl Nasr City, vengono uccisi più di 70 sostenitori di Mohamed Morsi. Il ministro dell’Interno afferma di voler liberare a breve le piazze occupate dal sit-in dei Fratelli musulmani (a supporto del presidente Morsi legittimamente eletto con elezioni democratiche ndr).