Esce finalmente anche in Italia il 23 aprile la pellicola spagnola “Agorà”, diretta dal regista spagnolo Alejandro Amenábar e interpretata dal premio Oscar Rachel Weisz. Il film racconta della morte di Ipazia, la “martire della scienza”, uccisa nel V secolo ad Alessandria d’Egitto. Realizzato nel 2009, in Italia l'attesa per l'uscita della pellicola in costume è stata molto lunga. La pellicola, infatti, ha fatto discutere soprattutto per il modo in cui vengono rappresentati i cristiani: fondamentalisti, intransigenti, bigotti e assassini.

Ipazia nasce ad Alessandria d'Egitto intorno al 370: è stata una matematica, astronoma e filosofa greca. Seguace della filosofia neo-platonica, la sua uccisione da parte di monaci cristiani avvenuta nel 415, l'ha trasformata in una martire del Paganesimo e della libertà di pensiero. A partire dall'Illuminismo, Ipazia viene considerata una vittima del fanatismo religioso e una martire laica del pensiero scientifico. Lo storico Edward Gibbon ha definito il suo assassinio, messo prontamente a tacere, «una macchia indelebile» nella storia del cristianesimo. Ipazia fu celebrata in romanzi, poesie, opere teatrali, quadri e nel 2009 dal film “Agorà” del regista spagnolo Alejandro Amenábar. Il lavoro dell'autore de “Il mare dentro” è stato presentato e acclamato a Cannes nel maggio 2009 ed è uscito nelle sale spagnole il 9 ottobre. Il ruolo della protagonista è affidato all'attrice londinese Rachel Weisz, premio Oscar come migliore attrice non protagonista in “The Constant Gardener - La cospirazione” del 2005.

In "Agorà" si racconta la storia della scienziata in un’Alessandria d’Egitto dove si scontrano cristiani, ebrei e pagani come lei. Ipazia si oppone a questa lotta fratricida, ma a nulla vale la saggezza di questa donna che tenta di difendere il mondo antico, rappresentato dal sapere della famosa Biblioteca di Alessandria. I cristiani, in rapida ascesa e guidati dal fanatico vescovo Cirillo di Alessandria, la cui ambizione è la distruzione delle altre religioni presenti ad Alessandria, minacciano la coesistenza pacifica promossa dal prefetto Oreste. Allo stesso tempo, lo schiavo Davo (Max Minghella), è diviso tra l'infatuazione per la filosofa e la speranza nella libertà che il movimento cristiano sembra offrire.

Tanto ha fatto discutere questo film: petizioni e gruppi di sostegno si sono creati nei mesi scorsi all’ipotetica notizia della censura in Italia. Sotto accusa è finito il Vaticano, che pare non abbia gradito il dibattito sui temi toccati dalla pellicola. Potrebbero esserci anche ragioni economiche: il film è costato molto (73 milioni di dollari, un record per le produzioni europee) e i produttori hanno chiesto cifre particolarmente elevate. I distributori italiani hanno probabilmente temuto di incassare troppo poco, rivelandosi particolarmente cauti.

Nel febbraio 2010 si è saputo che la Mikado Film ha acquistato i diritti di distribuzione per l'Italia e che venerdì 23 aprile esce “Agorà”. Nella pellicola c’è un importante contributo del nostro paese: gli abiti indossati sono in gran parte di manifattura italiana e a curare i costumi storici c'è il premio Oscar per “L'età dell'innocenza” Gabriella Pescucci. “Agorà” è un film che non accusa solo delle gravi ingiustizie tenute per secoli nascoste, ma narra soprattutto del coraggio di una giovane donna che ha creduto e lottato per un mondo più libero.

(ilaria capanna)