Le donne egiziane hanno svolto un ruolo di primo piano, durante la rivoluzione del 25 gennaio che ha portato alla deposizione di Hosni Mubarak, difendendo liberta', giustizia e dignita'. Ma ora, che la rivoluzione si è compiuta e che l'Egitto ha il suo primo governo eletto, le donne di Piazza Tahrir si trovano in una condizione peggiore rispetto a quella pre-rivoluzionaria.
"Dopo la rivoluzione, la maggior parte della società egiziana, in particolar modo gli islamici, ha iniziato a contrastare i diritti delle donne - denuncia Azza Kamel, attivista per i diritti umani delle donne - Hanno iniziato a negare i diritti per i quali le donne avevano combattuto e quelli che avevano conquistato, tentando anche di cambiare le leggi sul divorzio e sulla custodia, promuovendo le mutilazioni genitali femminili e riducendo l'eta' minima del matrimonio da 18 a nove anni".
La Kamel ha quindi denunciato che, dalle dimissioni di Mubarak, le donne sono state praticamente escluse dalla leadership e dalle posizioni decisionali. Anche la Commissione dei saggi, formata durante la rivolta, comprende una sola donna su 30 membri.
Non ci sono state donne nominate governartori, nessuna donna nel Consiglio di Stato ed è debole la presenza femminile in tutti i governi post-Mubarak. "Ci aspattevamo di più - si lamenta Kamel - Non ci puo' essere democrazia senza uguaglianza, le donne sono ancora escluse a ogni livello".