Assolutamente unica nell’universo islamico del Cairo è la necropoli che sorge al di là della città vecchia. Accanto alle tombe, sorgono piccole case e gli antichi monumenti sepolcrali sono abitati da cittadini cairoti che non hanno trovato un’altra sistemazione a causa della carenza degli alloggi e che qui non devono preoccuparsi del problema ‘affitto’.
È un processo avvenuto per alcuni tramite l'occupazione (a scopi di manutenzione) delle tombe di famiglia, per altri attraverso un "regolare" procedimento di assegnazione delle tombe abbandonate dalla discendenza e gestito storicamente dai becchini, che costituiscono perciò la classe più agiata nel variegato e vivace microcosmo del cimitero, popolato oggi da circa 15.000 persone fra le quali impiegati, lavoratori giornalieri e gestori di piccoli commerci e laboratori.
Molti degli abitanti della “città dei morti” sono profughi palestinesi a seguito delle occupazioni ebraiche in Palestina.
Nonostante l’aspetto piuttosto squallido, il quartiere “città dei morti” merita di essere visitato per i suoi mausolei di epoca mamelucca e precisamente, da nord a sud: la moschea del sultano Fara e il mausoleo del sultano Barquq. Al complesso si lavorò per 12 anni, dal 1398 aI 1411. Dai minareti di questa moschea si può ammirare l’intera città dei morti.
Procedendo verso sud lungo la strada principale, si giunge al mausoleo del sultano Bars-Bay.
‘Bay il leopardo’ fece costruire questo edificio nel 1432. Osservate le cupole: ognuna reca decorazioni diverse ad arabesco, un primo esempio di quell’arte che si svilupperà da lì a poco, in base alla quale le cupole dovevano essere decorate anche esternamente.
Procedendo ancora verso sud ci imbattiamo nel mausoleo del sultano Qait-Bay, costruito fra il 1472 e il 1474, la cui cupola è contraddistinta da decorazioni di pietra ad arabesco. Qait-Bay fu uno degli ultimi sovrani mamelucchi, e sotto il suo regno la città del Cairo conobbe grande fioritura culturale.