TAUSERT, L’ULTIMA REGINA FARAONE - Un’epoca travagliata e una documentazione complessa.
Verso il 1212 succedette a Ramses II Mernepath, già anziano, che regnò per una decina d’anni e riuscì a respingere sen tentativi di invasione. Dopo la sua morte, il suo successore osò assumere, per la seconda e ultima volta nella storia dell’EgittO, il nome di Sethi. In questo modo, Sethi II Si definiva l’incarnazione del dio che detiene la più grande potenza, quella del temporale del lampo, del cielo in tempesta, e che è anche in grado, davanti alla barca del Sole, di affrontare il drago deciso a impedirgli di proseguire il suo cammino.

Se non è ben controllata, la temibile potenza di Seth genera disordine e confusione (“la potenza è nulla senza il controllo” come diceva la pubblicità di un noto pneumatico n.d.r.), e sembra proprio, alla luce di una documentazione scarsa e di difficile interpretazione che Sethi II abbia avuto grandi difficoltà nell’assumere il ruolo di faraone. Ha forse regnato insieme a un grande dignitario, AmenMose? Quest’ultimo tentò forse di prendere il potere alla morte di Sethi II, nel 1196, quando era invece già stato designato come successore il giovane Siptah? E impossibile dare un resoconto preciso di questi eventi e questo vuoto non può certo essere colmato dalla tomba di Sethi II nella Valle dei Re, priva, come tutte le altre dimore eterne, di ogni riferimento storico.
E probabile che si sia presentata una situazione classica: dato che Siptah era troppo giovane per regnare, il potere venne affidato a una reggente, Tausert, verosimilmente la grande sposa reale di Sethi II, che con ogni probabilità non era la madre del nuovo faraone. “Munifica, dolce sovrana, amatissima, sovrana del Doppio Paese”, questa regina, che non era di sangue reale, governò dunque l’Egitto come avevano fatto altre donne prima di lei.

L’iter di Siptah è del tutto oscuro. Perché si cambiò il nome in Merneptah-Siptah, affermando così la propria devozione al dio Ptah e ricollegandosi al re Merneptah, successore di Ramses II? Dall’esame della sua mummia risulta che lo sventurato Siptah aveva la gamba sinistra atrofizzata. Non godeva sicuramente di buona salute e, dopo un breve regno, più teorico che reale, morì.
Da reggente, Tausert divenne allora faraone, seguendo lo stesso percorso di Hatshepsut il suo regno, l’ultimo della XIX dinastia, durò otto anni (1196-1188 a.C.).
Pochi monumenti, pochi testi: lo storico si deve accontentare dello stretto necessario. Bisogna, perciò, concludere che ci troviamo di fronte a intrighi di palazzo e a dissidi interni, proiettando le nostre abitudini politiche sull’Egitto faraonico? Non siamo autorizzati a dedurre orribili macchinazioni dal silenzio dei documenti. Comunque stessero le cose, l’istituzione faraonica non venne messa in discussione e Tausert fu riconosciuta faraone.

Il cancelliere Bay: amico o nemico?
Un personaggio chiamato Bay, che secondo alcuni esercitava una notevole influenza sulla corte di Siptah, affermò di aver fortemente contribuito al mantenimento del potere reale. Ma fu un alleato o un nemico della reggente e quindi del faraone Tausert? Le opinioni divergono.
Scriba reale, coppiere, capo del Tesoro, fu sicuramente considerato un eccellente consigliere, dal momento che godette del raro privilegio di essere seppellito nella Valle dei Re. La sua tomba e la n. 13 e, come tutte le altre sepolture non reali, non e decorata. Lungi dall’essere ritenuto un intrigante e un manipolatore, Bay venne trattato piuttosto come un fedele servitore del faraone.
Egli è, forse, l’autore di una preghiera al dio Amon, nella quale esprime il desiderio di rivedere Tebe, la città cara al suo cuore, e le belle tebane, a cui era teneramente affezionato e lontano dalle quali si sentiva triste e pieno di nostalgia.

Il faraone Tausert

Anche a Tausert, come ai faraoni che la precedettero, vennero dati parecchi nomi: “L’amata da Maat, colei che possiede la bellezza in quanto re, come Atum, la fondatrice dell’Egitto, colei che piega i paesi stranieri, la sovrana della terra amata, l’amata da Amon, la potente, l’amata da Mut, l’eletta da Mut”.

Un “programma” assai completo, che fa riferimento ad Atum, il principio creatore, ad Amon, il signore di Tebe, a Mut, la grande madre, e soprattutto a Maat, la Regola universale. Il nuovo faraone afferma, così, la sua piena e totale sovranità: fonda l’Egitto e lo dirige. Viene proclamata la sua potenza: i paesi stranieri si piegano infatti di fronte a lei e il suo nome più comune, Tausert, significa “la potente”, con l’idea implicita che la regina faraone e ricca di coraggio e di forza. La nozione di “bellezza” (an) è un’allusione al fisico di Tausert o, più probabilmente, un riferimento alla sua capacità di mettere in pratica “in bella maniera” la Regola di Maat?

Come Taoser, il nome dell’ultima regina faraone e ben noto agli appassionati di letteratura romantica, essendo quello della protagonista del Romanzo della mummia di Théophile Gautier. E inutile sottolineare che l’autore, che ha preso a prestito quel nome da Champollion, è piuttosto lontano dalla realtà dell’antico Egitto.
Del regno di Tausert non sappiamo nulla. La regina divide con il faraone Sethnakht una grande tomba della Valle dei Re (n. 14) decorata con sublimi rappresentazioni di dee. Una minima parte di questi tesori era stata occultata in un nascondiglio della Valle ed e, quindi, giunta fino a noi. Si tratta di alcuni orecchini e di una corona d’oro, formata quest’ultima da uno spesso cerchio che presenta sedici fori nei quali si dovevano alternare fiori di oro giallo e fiori di oro rosso. Questo magnifico diadema, del diametro di 17 centimetri e del peso di 104 grammi, era forse la “corona di giustificazione” che la regina faraone, riconosciuta “veritiera nelle parole” dal tribunale dell’altro mondo, avrebbe portato per l’eternità. Il nome di Tausert è presente su alcuni monumenti del Delta, del Sinai e della Nubia, e a sud del Ramesseo si era iniziato a costruire il suo tempio di milioni di anni. Magri indizi, certo, ma che lasciano pensare che il regno di Tausert abbia rappresentato un momento di pace e di relativa prosperità.

Christian Jacq - Le donne dei faraoni - Oscar Mondadori