Imbalsamazione: procedura impiegata per conservare dopo la morte, per periodi di tempo più o meno lunghi, parti anatomiche o interi corpi di uomini o animali. La pratica dell’imbalsamazione sembra aver avuto origine nell'antico Egitto, probabilmente attorno al 4000 a.C., come rito religioso volto a preparare il defunto alla vita ultraterrena. Dagli egizi, le tecniche e l’uso rituale dell'imbalsamazione si diffusero presso altri popoli antichi limitrofi, come gli assiri, gli ebrei, i persiani e gli sciti, e a partire dal 500 d.C. circa trovarono applicazione anche presso alcune culture del continente europeo.
Testimonianze di forme diverse di imbalsamazione sono state inoltre rinvenute in culture e popolazioni di molte altre regioni del globo, dalla Cina al Sud-Est asiatico all’America meridionale. Gli antichi metodi di imbalsamazione consistevano nell’eviscerazione, ovvero nella rimozione dal corpo di gran parte degli organi interni (in particolare venivano sempre estratti presso gli egizi lo stomaco, il fegato, i polmoni e l’intestino), in un trattamento di asciugatura ed essiccazione dei tessuti rimasti, e nella successiva introduzione nel cadavere di miscele di erbe balsamiche e di altre sostanze chimiche, in grado di bloccare i processi di decomposizione. Questa procedura veniva compiuta in particolari condizioni di ventilazione e temperatura, per cui la materia organica si trasformava senza imputridire. Dopo che erano state ricostruite le forme originarie del defunto, grazie all’inserimento nelle cavità di drappi di lino e altro materiale, la mummia veniva completamente avvolta da più strati di bende e deposta in un sarcofago. L'imbalsamazione fu praticata dagli egizi fino al 700 d.C. circa e, secondo le stime di alcuni storici, in totale sarebbero stati imbalsamati circa 730 milioni di corpi, molti dei quali si trovano ancora in buono stato di conservazione e si possono osservare in molti musei archeologici.
I sistemi di imbalsamazione moderni del corpo umano si differenziano da quelli antichi per il trattamento del cadavere e il tipo di sostanze chimiche usate: generalmente si ricorre a iniezioni di formaldeide, arsenico e altri fissativi, capaci di bloccare tutti i processi biologici in atto nella materia organica. Spesso queste procedure costituiscono segreti professionali, che vengono custoditi gelosamente dagli esperti del mestiere. Scopo dell'imbalsamazione è generalmente la conservazione dell'aspetto della salma o di un organo, a scopo dimostrativo o di studio. In alcuni paesi occidentali talvolta i cadaveri vengono parzialmente imbalsamati per consentirne la sepoltura senza fretta eccessiva. Alle procedure di imbalsamazione vengono spesso associate tecniche cosmetiche volte a eliminare eventuali brutture dei lineamenti provocate da traumi o ferite, oppure utilizzate per fini estetici. Il corpo di Lenin, conservato per lungo tempo nel Mausoleo di Mosca, rappresenta un noto esempio di imbalsamazione moderna. Vedi anche Riti funebri.
Tecniche diverse sono riservate all’imbalsamazione degli animali, che vengono completamente svuotati delle viscere e dei tessuti interni e ricomposti nelle fattezze naturali imbottendo la pelle o la pelliccia, debitamente trattata con sostanze chimiche antiputrefattive, con segatura o con un’anima di gesso o altro materiale.
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