La piramide di Cheope poté essere terminata prima della sua morte. Tuttavia, dobbiamo considerare che Cheope ebbe la fortuna di godere di un regno eccezionalmente lungo. Il figlio e immediato successore, Dedefra, fu invece assai meno ambizioso, oltre che meno longevo. Ad Abu Roash, che dista circa Otto chilometri da Giza, cominciò a farsi costruire una piramide con una camera funeraria sotterranea, come usava un tempo, ma i lavori furono interrotti dalla sua morte. Attualmente Abu Roash è sede di un moderno complesso industriale, mentre la piramide è nient’altro che un cumulo basso e informe.

A Dedefra succedette il fratello Rakhaef (che Erodoto chiama Chefren), che a sua volta ebbe come successore il figlio Menkaura (Micerino). Per la loro tomba sia Chefren che Micerino tornarono alla piana di Giza, dove fecero costruire le loro piramidi accanto alla Grande Piramide. La piramide di Chefren, che in realtà è più bassa di tre metri rispetto a quella di Cheope, essendo stata costruita un po’ più in alto dà l’illusione di essere il monumento più grande. Delle tre piramidi di Giza oggi è l’unica a conservare ancora parte del rivestimento originario di calcare bianco; sebbene leggermente rovinato dal passare del tempo e dall’inquinamento, permette di farci un’idea di come un tempo le piramidi dovessero scintillare sotto i raggi del sole. Durante il regno di Chefren la scultura fece notevoli progressi, cosicché, sebbene molte delle sue statue siano state riciclate già nell’antichità, ci restano parecchie immagini di questo sovrano potente e sicuro di sé. Tuttavia è grazie al volto della sfinge che Chefren è universalmente noto. La sfinge, con il suo corpo di leone e la sua testa di uomo, che dovevano raffigurare i simboli della regalità e del sole, fu scolpita nella roccia viva perché stesse di guardia lungo la rampa che porta alla piramide di Chefren.

La piramide dì Chefren era destinata a essere l’ultima delle grandi piramidi. Il figlio ed erede, Micerino, si accontentò di una costruzione decisamente meno imponente; la sua piramide è circa un decimo di quella di suo nonno ed è alta soltanto sessantasei metri.

Se è vero che non ci è pervenuta alcuna spiegazione che ci indichi i motivi di una diminuzione tanto improvvisa quanto sensibile, non mancano tuttavia le possibili ragioni. Ad esempio, possiamo ipotizzare che, essendo gran parte degli artigiani reali impegnati a costruire templi e scolpire statue, le risorse di Micerino fossero ormai ridotte all’osso; inoltre la costruzione di cinque grandi piramidi nel corso dei quattro regni precedenti aveva certamente svuotato i forzieri reali.

Micerino Cheope E anche possibile che Micerino non abbia affatto sentito la necessità di una piramide di dimensioni colossali. Un cambiamento nelle concezioni teologiche legate alla morte potrebbe aver fatto sì che i templi funerari fossero considerati più importanti della tomba vera e propria, e in effetti il tempio funebre di Micerino è relativamente grande rispetto alla sua piramide. Assai più prosaicamente, potrebbe darsi semplicemente che la piana di Giza cominciasse a essere sovraffollata o magari che il faraone, dubitando della propria longevità, avesse deciso di essere cauto. Per usare le parole dell’egittologo Toby Wilkinson, sembrerebbe proprio che i faraoni avessero ormai imparato un’importante lezione: «Una piramide non finita non serve assolutamente a nulla se si è faraoni d’Egitto; e dunque la lezione appresa nel corso di generazioni era questa: a meno di salire sui trono in età molto giovanile, era saggio iniziare una piramide molto più piccola in modo da essere certi di poterla finire prima di morire e di potersene così servire per la vita nell’oltretomba».

In ogni caso, qualunque sia stata l’opinione di Micerino, il tempo ha dimostrato che la sua decisione fu quella giusta. Anche se il suo regno durò almeno ventisei anni e il suo progetto edilizio era in scala ridotta, la piramide e il relativo complesso cerimoniale al momento della sua morte non erano ancora stati terminati — e a quel punto il tutto dovette essere completato, piuttosto ignominiosamente, utilizzando mattoni di fango. Per il resto, sebbene la tomba sia stata derubata nell’antichità, al tempo del Tardo Periodo saitico la mummia di Micerino fu restaurata e collocata in un nuovo sarcofago. In seguito, però, il faraone avrebbe suscitato di nuovo l’interesse dei ladri.

Oggi quanto resta di Micerino sono un paio di gambe mummificate, un piede e una parte del torso, custoditi al British Museum. Per tutta la durata dell’Antico e del Medio Regno gli architetti egiziani continuarono a costruire piramidi, sia pure in scala notevolmente ridotta; piccole piramidi appartenenti a privati ebbero un ruolo nell’architettura funeraria del Nuovo Regno, mentre le piramidi nubiane comparvero durante il Terzo Periodo Intermedio. Tuttavia, nessuna di queste piramidi era destinata neppure ad avvicinarsi alla maestosità e alla purezza architettonica dei monumenti della piana di Giza. La Grande Piramide, unica tra le Sette Meraviglie del mondo antico ad aver resistito ai millenni, costituisce non soio un tributo a Cheope, ma all’organizzazione sociale dell’Egitto dell’Antico Regno.

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