Tradizionalmente gli vengono attribuiti ventitré anni di regno anche se molti esperti, basandosi sulla vastità del suo ambizioso programma edilizio, ritengono che abbia regnato molto più a lungo; da parte sua, Erodoto sostiene che il suo regno durò cinquant’anni.
E tuttavia un’ironia della sorte che di colui che ordinò la costruzione del più imponente monumento di tutto l’Egitto ci sia rimasta soltanto un’unica statuetta d’avorio, alta circa 7,5 cm e rinvenuta ad Abydos, dove a quanto sembra era stata offerta al dio Osiride come figura votiva: rappresenta il grande faraone seduto sul suo trono (esistono altre statue che gli esperti attribuiscono a Cheope in base ad elementi stilistici, tuttavia la statuetta in avorio è l'unica che riporta il nome del faraone).
Non sappiamo con esattezza se la statuina sia stata scolpita durante il regno di Cheope oppure, come sembra probabile, sia un’opera d’arte risalente a un periodo successivo. Per di più, date le sue ridotte dimensioni, non è neppure possibile farsi un’idea molto precisa delle fattezze del faraone.
Comunque sia, questo minuscolo Cheope, che siede sul trono e indossa quella che, quasi certamente, è una malridotta corona rossa, sembra proprio un faraone placido e benevolo, ben lontano dal malvagio tiranno descritto da Erodoto.
Invece di numerosi monumenti di piccole dimensioni, Cheope ebbe il coraggio — o l’incoscienza — di farne costruire soltanto uno, ma gigantesco. Tanta temerarietà fa ipotizzare che al momento dell’ascesa al trono, approssimativamente verso il 2580 a.C., fosse relativamente giovane e potesse quindi sperare di regnare a lungo. La necropoli da lui scelta fu la piana di Giza, non lontana dalla sua capitale, Menfi.
La fiducia e l’ottimismo di Cheope si sarebbero comunque rivelate del tutto giustificate: la sua Grande Piramide avrebbe raggiunto i 146 metri di altezza, l’equivalente di un moderno grattacielo di più di cinquanta piani, e avrebbe incorporato oltre due milioni di blocchi di pietra, che per la maggior parte pesano più di una tonnellata.
E stato calcolato che alcune delle pietre di rivestimento della parte bassa raggiungono addirittura le quindici tonnellate.
Può essere difficile immaginare una struttura tanto immensa; il fatto che l’intero parlamento di Londra e la cattedrale di Saint Paul potrebbero esservi Contenuti comodamente può forse aiutare a farsene un’idea.
Napoleone Bonaparte, ammiratore entusiasta delle antichità egiziane, rimase tanto colpito dalla sua visita alla piana di Giza che (anche grazie all’aiuto dei suoi matematici) poté annunciare ufficialmente che nelle tre piramidi c’era pietra sufficiente per costruire un muro alto tre metri che circondasse l’intero territorio della Francia.
La Grande Piramide è, tra tutte, quella allineata con maggior precisione. E evidente che per i geometri e i sovrintendenti l’orientazione dovesse essere molto importante. Tuttavia, non sappiamo con certezza se tanta precisione fosse una risposta pratica ai disastri di Dahshur e di Maidum, oppure se alla base ci fosse semplicemente una esigenza religiosa che rendeva necessario allineare con esattezza la camera funeraria (e di conseguenza il corpo del faraone defunto). Comunque, quali che siano state le motivazioni, il risultato finale non lascia adito a dubbi. I lati della piramide di Cheope sono orientati quasi esattamente verso nord, mentre le piramidi che successivamente sarebbero state fatte costruire, prima da suo figlio e poi da suo nipote, sarebbero state allineate l’una rispetto all’altra e rispetto agli elementi del complesso della Grande Piramide.
La base della piramide di Cheope è quasi esattamente in piano, mentre la lunghezza dei lati ha uno scarto di meno di cinque centimetri.
All’interno e al di sotto della piramide si estende un vero e proprio labirinto di passaggi e di stanze.
A prima vista sembrerebbe che l’architetto, secondo una moda ben consolidata, abbia cambiato idea più volte, dal momento che dapprima la camera funeraria fu spostata dal terreno sottostante (la “Camera Sotterranea”, rimasta incompiuta e che era stata scavata direttamente nella roccia) nel centro della piramide (la “Camera della Regina”, rivestita di calcare e pressoché completata) e infine molto più in alto, proprio al centro della piramide (la “Camera del Re”, di granito rosso). Qui Cheope doveva essere sepolto per l’eternità nel suo sarcofago di granito rosso di Aswan. Alcuni egittologi ritengono tuttavia che tutte e tre le stanze facessero parte del piano originale; in particolare la “Camera della Regina” avrebbe avuto la funzione di camera serdab, in cui una statua del defunto faraone doveva servire da sostituto del suo corpo. Sopra la “Camera del Re” furono costruite cinque stanze per alleggerire la struttura, un’innovazione che serviva a distribuire il carico della piramide che altrimenti avrebbe sovraccaricato il soffitto della camera sepolcrale.
“Condotti di aerazione”, orientati verso la Stella Polare, si diramavano dalle camere del re e della regina e attraversavano la massa della piramide; è possibile tuttavia che originariamente questi condotti fossero chiusi dal rivestimento esterno e dunque per il momento non siamo in grado di comprenderne appieno lo scopo — sebbene sembri probabile che avessero una funzione rituale piuttosto che pratica. Cheope, ben sapendo che la sua tomba avrebbe attirato i ladri, cercò di fare in modo che la sua ultima dimora fosse ben protetta. Fece dunque costruire tre saracinesche di pietra che bloccassero l’ingresso della sua camera funeraria e volle essere certo che il corridoio di accesso, stretto e in salita, fosse sigillato con massicci blocchi di pietra, che proprio per quest’uso furono immagazzinati nella Grande Galleria appositamente costruita. Tuttavia, non intendeva affatto che coloro che avrebbero sigillato la sua tomba dovessero rimanervi rinchiusi; scene di sacerdoti leali e di infelici schiavi morenti accanto alla mummia del faraone sono, ancora una volta, il prodotto della fervida fantasia dei registi hollywoodiani. In realtà, i fedeli servitori di Cheope avevano una via di fuga. Uno stretto corridoio in discesa portava infatti dalla sommità del corridoio ascendente direttamente nel passaggio inferiore che conduceva alla Camera Sotterranea. Risalendo il corridoio discendente, coloro che avevano costruito la tomba potevano uscire all’esterno attraverso l’ingresso originale della piramide, che si apriva sulla faccia settentrionale a un’altezza di circa 16,5 metri. Soltanto a questo punto sarebbe stato possibile bloccare l’ingresso e ricoprirlo con il rivestimento di calcare, nascondendolo completamente: in questo modo nessuno avrebbe più potuto individuarne la posizione, o almeno così si sperava.
Sfortunatamente i ladri non si lasciarono ingannare e il riposo di Cheope fu disturbato prima ancora della fine dell’Antico Regno. Blocchi provenienti dal complesso della Grande Piramide vennero riutilizzati già cinque secoli e mezzo dopo la sua morte, quando cominciarono a comparire nella piramide di Amenemhat, durante il Medio Regno. La piramide vera e propria sopravvisse, più o meno intatta, per tutto il Periodo Dinastico, ma poi il rivestimento esterno di calcare bianco fu staccato e utilizzato in gran parte per la costruzione della città medievale del Cairo. In origine la piramide di Cheope era circondata da un cortile lastricato, racchiuso entro un alto muro di calcare; seguendo la pianta già sperimentata a Maidum si accedeva a quest’area interna grazie a una rampa che dal tempio in valle portava al grande tempio funerario.
Oggi resta ben poco di tanta magnificenza, ma quando Erodoto visitò Giza la rampa era fondamentalmente intatta, e permetteva ai visitatori di camminare nell’ombra della rampa stessa prima di raggiungere lo scintillio luminoso della piramide. Erodoto ne rimase visibilmente impressionato: «Questa rampa è lunga 1923 cubiti (1006 m), larga 35 cubiti (18,3m) e nella parte più alta raggiunge i 28 cubiti (14,6 m). E fatta di lucida pietra ed è ornata di sculture di animali» (Le Storie, Libro II, 124).
All’esterno del muro di cinta furono costruite una piccola piramide satellite — simile alla tomba meridionale del complesso di Zoser, doveva essere utilizzata, anche se non sappiamo come, dal defunto faraone — e tre piramidi più grandi destinate alla regina.
Di fatto, queste ultime tre dovevano servire per la sepoltura delle donne più strettamente imparentate con il re. Ma anche a questo proposito Erodoto ha un aneddoto da raccontarci, un aneddoto che, a dir poco, ci costringe a mettere in dubbio la sua serietà di cronista: Cheope era talmente malvagio e perverso che, quando si accorse di aver dilapidato tutto il suo tesoro e di aver bisogno di altre ricchezze, mandò la propria figlia a lavorare in un bordello, ordinandole di guadagnare una certa somma. Tuttavia, poiché contemporaneamente la principessa aveva deciso di far erigere un monumento per sé, chiese a ciascun cliente di donarle una pietra. Con queste pietre si fece costruire una piramide: delle tre che si trovano di fronte alla Grande Piramide è quella centrale. Le Storte, Libro II, 126
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