Purtroppo il corpo del faraone Zoser è sparito molto tempo fa: probabilmente è stato fatto a pezzi dai ladri che hanno saccheggiato la sua tomba. Tutto ciò che resta è un piede sinistro mummificato, un pezzo di braccio destro e frammenti vari del petto e della spina dorsale, recuperati dalla camera funeraria della piramide a gradoni; per altro, non è affatto certo che siano appartenuti a colui che in origine l’aveva occupata.

Con questo non dobbiamo pensare che per Zoser sia tutto perduto; il faraone potrebbe avere ugualmente qualche speranza di godere della vita eterna poiché nel serdab, una cella piccola e scura che si apre accanto alla cappella funeraria, si trova una statua di Zoser, seduto, in dimensione naturale. Paludato in un abito lungo fino a terra, con tanto di parrucca e di copricapo a strisce nonché della barba falsa che costituiva una delle insegne della regalità, il defunto Zoser osserva la terra dei viventi attraverso due buchi per gli occhi. Questa statua doveva costituire una sorta di corpo sostitutivo del faraone; in pratica, cioè, doveva fornire una dimora in cui lo spirito o l’anima del defunto poteva risiedere quando gli venivano presentate le offerte.

Oggi, coloro che si sforzano di scrutare nel buio del serdab possono ancora vedere il viso austero ed enigmatico di un uomo che, per più di quattro millenni e mezzo, è rimasto seduto nel suo solitario splendore, intento a contemplare il proprio destino divino. Questa statua è tuttavia una semplice copia; l’originale si trova attualmente nel Museo del Cairo.

Zoser aveva dunque dimostrato che era possibile costruire e portare a termine, se non completamente almeno in gran parte, un enorme monumento di pietra. Sfortunatamente i suoi immediati successori non furono in grado di seguire il suo esempio.

A ovest della piramide a gradoni ci sono i resti di due complessi non ancora esplorati, probabilmente le aree cerimoniali di due piramidi che non furono ultimate, mentre a sud-est si innalza una seconda piramide a gradoni, rimasta incompiuta, dedicata al faraone Sekhemkhet, il cui regno fu di breve durata: una piramide che, se ci fosse stato il tempo per completarla, sarebbe stata ancora più alta e più imponente di quella di Zoser. Infine, a Zawyet el-Aryan, circa sette chilometri a nord di Saqqara, troviamo la piramide di Khaba, malconcia e incompiuta, conosciuta come “Piramide a Strati”.

Ancora una volta, sembra proprio che la morte prematura di un re abbia ostacolato i piani dei suoi architetti. E dunque non possiamo fare a meno di pensare che la longevità del faraone regnante fosse un fattore determinante, anche se imprevedibile, perché la costruzione della piramide andasse a buon fine.

Le tre piramidi di Snefru

Snefru, primo faraone della IV Dinastia, regnò probabilmente per una cinquantina di anni. Il che gli consentì di costruire, e di completare, tre grandi piramidi, meritandosi così il titolo di “più grande costruttore di piramidi di tutti i tempi”.
Le tre costruzioni di Snefru contengono più di tre milioni e mezzo di metri cubi di pietra, superando così la Grande Piramide. L’idea che un re potesse farsi costruire più di una tomba risulta decisamente strana a noi uomini moderni. Dopo tutto, il faraone poteva essere sepolto soltanto in un posto. Non sappiamo con certezza quale fosse il motivo di tanta abbondanza, tuttavia una spiegazione plausibile potrebbe essere semplicemente che Snefru, visti i problemi tecnici che avevano reso difficile la costruzione delle prime due piramidi, abbia voluto che se ne costruisse una terza. Se le cose stanno davvero così, potremmo considerarla una sorta di variazione rispetto all’approccio costruttivo di Imhotep che aveva realizzato la sua piramide a gradoni a tappe, un approccio che avrebbe comunque garantito che ci fosse sempre almeno una tomba pronta nell’eventualità di una morte improvvisa e inattesa del faraone. (Qualcosa di analogo doveva verificarsi durante il Medio Regno, quando Amenemhat III fece costruire due piramidi, la seconda delle quali si rivelò tecnicamente molto più progredita della prima.) In alternativa, è possibile che Snefru abbia voluto possedere uno o più cenotafi, oltre alla tomba vera e propria.

mt_gallery

Comunque, indipendentemente dal motivo che spinse Snefru a farsi costruire più di una tomba, questa abbondanza dimostra che al tempo del primo faraone della IV Dinastia gli architetti egiziani erano ormai pienamente padroni dell’arte di costruire piramidi: gli egittologi moderni possono avere difficoltà a capire in che modo siano stati costruiti questi colossi di pietra, ma la manodopera di Snefru non aveva alcun dubbio in proposito. Nella nuova necropoli reale di Maidum, circa cinquanta chilometri a sud di Menfi, Snefru cominciò a farsi costruire la propria tomba che, a mano a mano che i lavori andavano avanti, da una piramide a sette gradoni si trasformò in una ancor più imponente, a otto gradoni. La camera funeraria a mensolone si trovava all’interno della piramide, invece che al di sotto, ed era stata costruita all’estremità di un lungo corridoio in pendenza. Dopo circa quindici anni il sito fu tuttavia abbandonato senza che la costruzione fosse finita; successivamente, verso la fine del regno di Snefru, il cantiere fu riaperto e la piramide a gradoni fu trasformata in una piramide vera e propria: i gradoni furono riempiti e ricoperti con un rivestimento di pietra locale. A un certo punto, comunque, la piramide di Maidum crollò e oggi ha l’aspetto di un nucleo centrale massiccio a forma di torre, circondato da un imponente cumulo di detriti e dalle rovine del complesso cerimoniale. Non sappiamo quando avvenne la catastrofe né che cosa l’abbia causata. L’intero complesso di cui faceva parte la piramide di Maidum, la prima “vera” piramide, era stato progettato secondo quello che sarebbe poi diventato lo schema tipico di questo genere di complessi funerari: un tempio costruito accanto alla piramide collegato per mezzo di una lunga strada lastricata a un tempio in valle, a sua volta collegato al fiume da un canale artificiale scavato appositamente.

Il canale facilitava il trasporto del materiale da costruzione, che arrivava per via fluviale, e ovviamente permetteva al corteo funebre di raggiungere in parata l’ingresso della piramide. Ormai erano spariti sia il cortile sed che il Cortile Meridionale aperto, il cui scopo era stato quello di ricordare il potere terreno di Zoser; infatti, da questo momento in poi, il complesso cerimoniale che accompagnava la piramide ebbe la funzione di promuovere l’immagine del defunto faraone in quanto essere divino, non più monarca terreno, mentre la piramide vera e propria sarebbe stata strettamente legata al culto del Sole. Le due piramidi fatte costruire da Snefru a Dahshur dimostrano senza ombra di dubbio i progressi ottenuti dagli architetti egiziani in poco più di cinquant’anni. La prima piramide, quella meridionale, oggi è nota come la “Piramide a doppia pendenza” perché l’inclinazione delle pareti è stata cambiata quando la costruzione aveva ormai raggiunto più di metà dell’altezza prevista. Sembra infatti che gli architetti reali, che stavano ancora sperimentando le varie tecniche costruttive, siano stati troppo ambiziosi nel progettare una piramide con un’inclinazione di 54 gradi, cosicché l’intera costruzione ebbe gravi problemi di subsidenza.

Modificando l’inclinazione e riducendola a soli 43 gradi la stabilità fu ripristinata, ma la piramide fu comunque abbandonata. Snefru si sarebbe interessato nuovamente della “Piramide a doppia pendenza” soltanto verso la fine del suo regno, quando diede ordine che fosse completata. La Piramide Settentrionale o “Piramide Rossa”, fu invece iniziata nel periodo in cui le altre due piramidi erano state abbandonate. Progettata fin dall’inizio con un’inclinazione di 43 gradi, la Piramide Settentrionale dà l’impressione di essere stata completata in fretta, il che potrebbe indicare che fu scelta come ultima dimora di un faraone ormai sofferente. Parti umane mummificate rinvenute all’interno della Piramide Rossa comprendono un teschio malconcio, costole, un pezzo di piede sinistro e un dito. Analizzando questi pochi resti, gli anatomisti hanno concluso che il defunto aveva appena superato la mezz’età; possiamo dunque dedurre che Snefru sia salito sul trono molto giovane, oppure che non si tratti affatto dei resti di Snefru. Cheope o Khufu, figlio di Snefru, sopravvisse ai tre fratelli maggiori ed ereditò così il trono di suo padre.

Se l'articolo di Joyce Tyldesley ti è piaciuto condividilo su Facebook.