Gli egiziani utilizzarono il termine Nether per definire « Dio ». Il geroglifico corrispondente, attestato già nei Testi delle Piramidi, ricorda una ascia stilizzata, ma l’esame della documentazione archeologica (tavolozza « Libica », delle « Due Gazzelle », di Narmer ecc.) ha indicato come tale simbolo sia uno stendardo di legno con drappeggi di stoffa che formano sulla parte anteriore una specie di banderuola. Talvolta tale stendardo è sormontato dal falco solare, indicando così la sua connessione cosmica. Secondo Loret e Moret il vocabolo nether deriverebbe dalla adice ter, rappresentante la fioritura annuale della palma e, per estensione, la rinascita regolare dei vegetali. Nether sarebbe « l’eternamente stesso, colui che non muore mai ». Il segno nether è spesso rappresentato avvolto in bende da mummia, forse significando con ciò l’immutabilità della sua essenza. Nether Ua indicò il « Dio Uno » (cfr. « monoteismo »), la personificazione dei cui attributi fu costituita dalle singole divinità, venute in essere poiché « nominate » dal Verbo creatore.