Divinità egizia protettrice della necropoli, preposta ai riti funerari ed alle operazioni di mummificazione del defunto. È antropomorfo-zoocefalo e l’animale che lo rappresenta è stato, in genere, considerato lo sciacallo. In effetti ad Assiut vi era una divinità (Anubis o Upuat) che aveva l’epiteto di Zabshemai, «Sciacallo dell’Alto Egitto».

{nomultithumb} Anubis

Tuttavia, come fatto rilevare da Kees, l’animale di Anubis fu all’origine un giovane cane selvaggio. I Greci chiamarono Kynopolis la città di Anubis e Lycopolis quella di Upuat. Sino alla fine della v dinastia, Anubis presiedette in maniera esclusiva al culto funerario. A partire da tale epoca il suo posto viene assunto e superato da Osiride (cfr.). Questì, secondo la tradizione, avrebbe generato Anubis nel rapporto illegittimo avuto con Neftis (cfr.). Dopo la ricomposizione del cadavere di Osiride, di cui il malvagio Set aveva fatto scempio, Anubis provvedette a mummificarlo, divenendo per tale motivo il patrono della mummificazione. Un sacerdote, recante sul volto la maschera riproducente questa divinità, lo rappresenta nelle cerimonie funerarie. Durante il Nuovo Impero tale sacerdote è raffigurato in atto di rizzare la mummia del defunto sopra un monticello di sabbia durante il rito dell’Apertura della Bocca, atto che va collegato con uno dei titoli di Anubis: «Colui che è sulla propria montagna». Altro suo titolo è « Colui che è nella nebride » con allusione al rito del « passaggio per la pelle » a carattere iniziatico.

Secondo la tradizione riportata nei Testi delle Piramidi (Pyr. 1983) Anubis, nella sua opera di mummificatore di Osiride, venne aiutato dai quattro Figli di Horo che divennero i protettori delle viscere del defunto, conservate nei vasi canopi.