“Stiamo preparando la seconda rivoluzione”. Parola di Bothaina Kamel, prima e unica donna egiziana a correre per le presidenziali che si terranno presumibilmente a dicembre. “Supporto gli egiziani in tutto il Paese. Dall’8 luglio continuiamo con convinzione le nostre proteste e non solo a piazza Tahrir al Cairo.
Abbiamo iniziato una seconda rivoluzione. Non abbiamo ottenuto risultati fino ad ora e non vogliamo essere governati dall’esercito”, incalza Kamel.
“Ho buoni rapporti con i i miei avversari politici, mi chiamano spesso e ci incontriamo”, continua la politica che però ci tiene a prendere le distanze dai Fratelli Musulmani, una delle formazioni più radicate in Egitto: “Hanno fatto un gioco sporco, da una parte gli accordi sotto banco con i militari, dall’altra sono stati i primi a scendere in piazza Tahrir il 25 di gennaio. Non mi fido di loro”.
Bothaina kamel è una donna molto appariscente, porta bracciali, orecchini e anelli e frequenta i locali à la page della Capitale. Ha capelli ben fatti, come se si fosse fatta da poco una messa in piega, è sorridente ma, a volte, ostenta un sorriso forzato e poco naturale . Non sembra per niente stanca, evidentemente è abituata a ritmi sostenuti. Ha un passato professionale da giornalista televisiva che non nasconde: “Mi hanno fatto fuori, non potevo dare le notizie liberamente. Mi hanno reso impossibile lavorare”.
Di certo è molto attiva sulla rete: “Uso Twitter in prima persona, non delego nessuno. Ho un mio account su Facebook che curo personalmente giorno per giorno. Amo stare in contatto con la mia gente tramite questi mezzi di comunicazione”. Sottolinea con soddisfazione il fatto di non avere un ufficio stampa che gestisce i social network. Secondo lei è il web, la frontiera dove si giocherà la partita futura, il luogo dove si stanno coltivando le nuove dinamiche per la spartizione del potere. “La rete è senza dubbio il mezzo di comunicazione che uso di più e che monitoro costantemente”, continua.
Ha tre blackberry, due squillano in continuazione. Fa lunghi discorsi in arabo. Mangia senza sosta anche durante l’intervista. Parla, tra un boccone e l’altro, dei suoi uffici, ne ha più di uno al Cairo. Non nasconde le sue possibilità economiche, è più che mai evidente che le piace la bella vita, i luoghi lussuosi ed essere adulata dalla gente.
Infine si sofferma su una data che ritiene cruciale per il futuro della rivoluzione “Venerdì prossimo ci sarà una grande manifestazione a piazza Tahrir. Io ci sarò e parlerò dal palco. Ho paura però che potrà succedere qualcosa”.
Fuori dal ristorante di lusso dove si è svolta l’intervista, un giovane che ha studiato all’Università del Cairo esterna la sua contrarietà: “Non voterei mai questa donna”, afferma. “Non sa cosa significa sostenere le fasce più basse della società”. Poi continua: “A piazza Tahrir vige una vera e propria anarchia, questa rivoluzione ha un corpo da gigante ma manca la testa, che di certo non può essere lei.”
In effetti piazza Tahrir è affollata, è un accampamento a cielo aperto, gremita di giovani egiziani, parlano a turno personalità di spicco e commentatori dell’ultim’ora, è quanto mai evidente, però, che manca un’ organizzazione strutturata e una guida, universalmente riconosciuta dai manifestanti.
Ora gli occhi di tutti sono puntati a venerdì 29 luglio, in tanti aspettano questa giornata. Di certo i mesi estivi saranno cruciali per capire se il gigante senza testa riuscirà a farcela o meno.
di Giovanna Loccatelli - Il Fatto Quotidiano