MILANO - Su Rosarno si muove l'Egitto. Il ministero degli Esteri del Cairo è intervenuto infatti sugli scontri in Calabria denunciando «la campagna di aggressione» e «le violenze» subite dagli «immigrati e le minoranze arabe e musulmane in Italia» e chiedendo al governo italiano di «prendere le misure necessarie per la protezione delle minoranze e degli immigrati». La questione, ha annunciato il Cairo, sarà sollevata dal ministro Aboul Gheit nell'incontro in programma il 16 gennaio con il titolare della Farnesina Franco Frattini.
La replica del ministro italiano (quel bellimbusto che vorrebbe mettere il crocefisso sulla bandiera italiana n.d.r) non si è fatta attendere: «Sono pronto a parlare di qualsiasi cosa» con l'Egitto, ha detto Frattini, respingendo come «inaccettabile» qualunque forma di violenza simile a quella vista a Rosarno. A proposito di quella che il Cairo ha definito una campagna di odio e di discriminazione contro gli immigrati, il capo della Farnesina ha ricordato che «l'Egitto è un Paese amico» e ha anticipato che il 16 gennaio con il collega Aboul Gheit «spiegherà agli egiziani, che come comunità emigrata rispettano d'abitudine la legge, che anche in Italia vogliamo che le leggi siano rispettate». Frattini ha anche assicurato che sullo sfondo degli scontri a Rosarno non ci sono questioni di tipo religioso. «Si trattava di casi di violenza normale a cui le forze di polizia hanno dovuto reagire: violenze inaccettabili che non hanno niente a che fare con l'Egitto e con gli egiziani che, come comunità rispettano abitualmente le leggi italiane». «'Tutta l'Italia, credo tutta l'Europa, ha visto gente dare l'assalto alle case o sfondare e bruciare le macchine. Questo non c'entra assolutamente niente con motivazioni religiose: si tratta di una violenza inaccettabile che giustamente è stata respinta dalle forse di polizia», ha aggiunto.
LA QUESTURA - Non ci sono egiziani nel gruppo di immigrati che si trovavano a Rosarno e che, dopo gli incidenti dei giorni scorsi, sono stati portati nei centri di accoglienza di Crotone e Bari. È quanto ha riferito la Questura di Reggio Calabria. Viene confermata, invece, la presenza tra gli immigrati di persone di lingua araba e di religione musulmana.
IL COMUNICATO - Nel comunicato diffuso al Cairo dal portavoce del ministero degli Esteri, all'indomani del duro monito dell'Osservatore Romano, si parla di «campagna di aggressione» da parte degli abitanti della cittadina calabrese, che - si sostiene - segue a «incidenti simili» avvenuti nei giorni scorsi in altre città italiane. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani, si legge ancora nella nota, hanno registrato negli ultimi tempi una crescita di questi episodi, in particolar modo di quelli «razzisti», e la condizione di disagio degli immigrati in Italia a causa delle «condizioni di detenzione, della violazione dei loro diritti economici e sociali e della pratica delle espulsioni coatte». Il Cairo si appella quindi alla comunità internazionale affinchè intervenga sulla questione della «discriminazione religiosa, razziale e l'odio contro gli stranieri per evitare che questo tipo di incidenti si ripetano in futuro».
LA CEI - Sulla vicenda di Rosarno è intervenuta anche la Cei: «Occorre ricreare un clima di maggiore e migliore accoglienza, superando la tentazione di xenofobia che produce paura, mortificazione dell'uomo, perdita di speranza» ha detto monsignor Bruno Schettino, presidente della Fondazione Migrantes e responsabile Cei per l'Immigrazione. «Voglio ricordare - ha aggiunto Schettino - che la tendenza è quella dell'accoglienza dello ius soli (diritto acquisito da nascita su territorio) per una cittadinanza offerta con delle condizioni particolari. Noi non possiamo entrare nei fattori tecnici però è anche vero che il senso di profonda humanitas fa sì che noi desideriamo che si arrivi anche alla formulazione di un principio di cittadinanza che sia veramente favorevole. Con delle condizioni - ha specificato -: la conoscenza della lingua italiana, della Carta costituzionale, e la presenza sul territorio nazionale» condizioni per cui, ha concluso, «diventa anche più sicura e più certa la possibilità della cittadinanza».
RIPRESE LE DEMOLIZIONI - Dopo gli scontri dei giorni scorsi, Rosarno prova a tornare alla normalità. Polizia e carabinieri continuano a presidiare il paesino calabrese, ma è una presenza che ha finalità puramente preventive e non è legata a situazioni particolari. Sul posto c'è il personale della Squadra mobile di Reggio Calabria che sta eseguendo i sequestri ordinati nell'ambito dell'operazione contro la cosca Bellocco coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Si tratta, in particolare, di alcuni supermercati e discount ubicati nel centro del paese e nell'immediata periferia. Esercizi di proprietà di affiliati alla cosca ma intestati a prestanome. In mattinata, intanto, sono ripresi i lavori di demolizione delle strutture di ricovero per immigrati dell'ex fabbrica Rognetta. Un lavoro che una volta completato proseguirà con la demolizione dell'altro centro di ricovero, realizzato in una fabbrica dell'ex Opera Sila. Attività, quest'ultima, più complessa e dai tempi più lunghi perché le strutture da abbattere sono più grandi. Nella notte l'automobile di un immigrato è stata incendiata da persone non identificate. Il proprietario della vettura è un ghanese con regolare permesso di soggiorno che fa il bracciante agricolo e che vive nel centro del paese, insieme ad un'altra immigrata, in un'abitazione presa in affitto. Per spegnere l'incendio l'uomo è stato aiutato da alcuni vicini di casa, cittadini di Rosarno non immigrati. L'immigrato al quale è stata incendiata l'auto non è stato coinvolto nella rivolta scoppiata giovedì scorso, né negli scontri con gli abitanti. L'uomo è a Rosarno da sette mesi e si è integrato nel paese, avviando rapporti normali e cordiali con gli abitanti. Secondo i carabinieri, dunque, l'incendio della sua auto sarebbe legato ad un fatto occasionale non collegato agli incidenti dei giorni scorsi.
Corriere della Sera 12/01/2010