Il giorno della sepoltura gli abitanti della città si riversavano nelle strade per assistere alla cerimonia; gemendo e strappandosi i capelli affollavano il percorso che conduceva nel deserto alla catacomba oggi nota come Serapeo, nella necropoli di Saqqara. Un corteo di sacerdoti, cantori del tempio e alti dignitari consegnava la mummia al dedalo di gallerie a volta scavate nella roccia calcarea e la chiudeva in un massiccio sarcofago di legno o di granito, fra i lunghi corridoi già occupati da altre sepolture. Nei secoli successivi però i ladri violarono il luogo sacro, aprendo i sarcofagi e depredando le mummie dei loro preziosi ornamenti. Purtroppo, nessuna sepoltura del toro Api è giunta intatta fino a noi.

I vari animali sacri venivano venerati nei loro i personali luoghi di culto: i tori ad Armant e Eliopoli, i pesci a Esna, gli arieti a Elefantina, i coccodrilli a Kom Ombo. Salima Ikram ritiene che l'idea della natura divina di questi animali sia nata agli albori della civiltà egizia, in un'epoca in cui piogge ben più abbondanti di quelle odierne rendevano la terra verde e fertile. La popolazione r cominciò a collegare ciascuna specie a una divinità, in base alle sue abitudini. I coccodrilli, ad esempio, deponevano d'istinto s le uova al di sopra del livello di piena prima dell'annuale inondazione del Nilo, evento cardine grazie al quale i campi così irrigati e arricchiti consentivano all'Egitto di rinascere un anno dopo l'altro. «I coccodrilli erano animali magici», spiega la Ikram, «perché avevano doti divinatorie».

mummia di cane

La notizia di una piena buona o cattiva era fondamentale in una terra di agricoltori. E così, col tempo, i coccodrilli divennero il simbolo di Sobek, signore delle acque e dio della fertilità, e a Kom Ombo, località dell' alto Egitto in cui ogni anno si valutava l'entità della piena appena iniziata, fu eretto un tempio. In quello spazio sacro, vicino alla riva del fiume dove i coccodrilli in libertà si stendevano a prendere il sole, quelli in cattività erano coccolati e alla morte venivano sepolti con grandi cerimonie.

LE MUMMIE PIÙ NUMEROSE, quelle sepolte a milioni come a Istabl Antar, erano oggetti votivi offerti alle divinità durante le feste annuali che si svolgevano nei templi dedicati al culto di un animale. Come le fiere paesane, questi grandi raduni movimentavano i centri religiosi lungo il Nilo dove i pellegrini arrivavano e si accampavano a centinaia di migliaia. Sul percorso della processione fervevano le musiche e le danze; i mercanti vendevano cibi, bevande e ricordini e i sacerdoti si trasformavano in negozianti, vendendo mummie dai bendaggi semplici e mummie elabarate, esclusiva di chi poteva o pensava di dover spendere di più. I fedeli, avvolti da nuvole di incenso, terminavano il viaggio consegnando al tempio la mummia con una preghiera.

toro apis

Mentre alcuni luoghi erano associati a una sola divinità e al suo animale simbolo, altri siti antichi e venerati, come Abido, hanno dato asilo a interi serragli di mummie votive, legate a un dio in particolare secondo la specie. Ad Abido, dove sono sepolti i primi sovrani d'Egitto, gli scavi hanno riportato alla luce mummie di ibis che probabilmente rappresentano Thot, il dio della saggezza e della scrittura. Si ritiene invece che i falchi evocassero il dio celeste Horus, protettore del sovrano vivente. E i cani erano associati ad Anubi, il dio dalla testa di sciaca 110, divinità tutelare dei defunti. Donando al tempio una di queste mummie, il pellegrino poteva guadagnarsi il favore della divinità a essa legata. «L'animale continuava a bisbigliare al dio: “Ecco che arriva il tuo seguace, sii buono con lui”», spiega Ikram. A partire dalla XXVI dinastia, cioè dal 664 a.c. Circa, le mummie votive divennero popolarissime. Il paese aveva da poco scacciato i sovrani stranieri e gli Egizi erano tornati con sollievo alle proprie tradizioni. Il boom del commercio delle mummie diede lavoro a schiere di operai specializzati: gli animali andavano allevati, curati, uccisi e mummificati. Bisognava importare le resine, preparare le bende, scavare le tombe. Nonostante la sua nobile funzione, quest'attività non era esente da corruzione, tant'è che di tanto in tanto qualche pellegrino incappava in acquisti fraudolenti. Molti «erano dei falsi, dei raggiri», racconta Salima Ikrarn. Le radiografie hanno svelato tutto un assortimento di antiche truffe: un animale economico mummificato al posto di un animale più raro e costoso; ossa e piume anziché 1'animale intero; splendide bende avvolte intorno a un pezzo di fango. La studiosa ha scoperto che l più la confezione era attraente, maggiori erano le probabilità che si trattasse di un imbroglio. Per capire come lavoravano gli imbalsamatori all'epoca (tema sul quale i testi antichi tacciono o sono ambigui), Salima Ikram esegue degli esperimenti di mummificazione. In un negozietto, il commesso pesa su una vecchia bilancia d'ottone. Chili e chili di blocchi cristallini di colore grigio: è natron, un sale che assorbe umidità e grassi, l'agente essiccante usato nella mummificazione. Li natron Viene tuttora estratto a sud-ovest del delta del Nilo e di solito venduto come soda per lavare. Dal vicino erborista la studiosa prende poi degli oli che ridanno flessibilità a corpi secchi e irrigiditi e tocchi di incenso resinoso da sciogliere per sigillare le bende. Nessuno vende il vino di palma che gli antichi imbalsamatori usavano per lavare le cavità interne dopo l'eviscerazione, così Ikram si serve di un gin prodotto localmente.

Le sue mummificazioni sono partite dai conigli, animali di una taglia maneggevole reperibili dal macellaio. Flopsy (la studiosa dà un nome a tutte le sue mummie) era stata interamente sepolta nel natron, ma si sono formati dei gas che l'hanno fatta esplodere. Più fortuna ha avuto Tippete: tolti i polmoni, il fegato, lo stomaco e l'intestino, è stato riempito di natron e sepolto nello stesso. Ha funzionato. Batuffolo, il candidato successivo, ha contribuito a spiegare un mistero archeologico: il natron inserito al suo interno aveva assorbito tanti di quei fluidi da diventare viscido e maleodorante. Ikram allora l'ha estratto e sostituito con altro natron chiuso in sacchetti di lino, facili da asportale una volta zuppi, chiarendo così perché in tante sale per l'imbalsamazione vengano ritrovati fagotti analoghi. Diverso il trattamento riservato a Peter Coniglio, che invece d'essere eviscerato è stato sottoposto a un clistere di trementina e olio di cedro e poi messo nel natron. Il procedimento venne descritto nel V secolo a.c. Dallo storico greco Erodoto, del quale tuttavia gli studiosi mettono in dubbio l'attendibilità. Ma l'esperimento gli ha dato ragione: le interiora di Peter si sono sciolte tutte, tranne il cuore, l'unico organo che gli antichi Egizi lasciavano sempre al suo posto.